Popolo Sovrano sarà – ha annunciato Alessandro Sortino – “Un racconto immersivo per abitare il conflitto tra la sovranità popolare e il modo in cui deve esercitarsi”.
In questa prima puntata vedremo un’inchiesta sulle banche popolari e un reportage sullo sgombero dell’Ex-Penicillina, avvenuto a dicembre a Roma. Eva Giovanini, poi, modererà il dibattito tra gli ospiti in studio, annunciato come incalzante e ricco di idee, lontano dagli scontri cui siamo abituati nei talk show.
Il programma nasce dal gruppo di lavoro di Nemo – Nessuno escluso, che non andrà più in onda: mentre Enrico Lucci si dedicherà a “Reality Sciò”, Alessandro Sortino inizia questa nuova avventura. Popolo Sovrano rispecchia la volontà del Direttore Freccero di dare a Rai2 un’identità connotata in termini sovranisti, intesa come volontà di confezionare prodotti con lo scopo preciso di mettersi dalla parte del pubblico, del popolo e “rispecchiare il cambiamento in corso”.
Seguiamo insieme la prima puntata in diretta.
Alessandro Sortino apre la puntata parlando proprio dell’impostazione del programma e dell’ispirazione data dall’Art.1 della Costituzione, in cui si dice che la sovranità appartiene al popolo.
Poi presenta Eva Giovannini e Daniele Piervincenzi. Questa settimana, Piervincenzi è andato a Pescara, nel quartiere periferico di Rancitelli.
Ha realizzato un reportage sulle infiltrazioni dei clan malavitosi. Se ne è parlato molto perché durante le riprese è stato aggredito. Per lui si tratta di una nuova aggressione dopo quella subìta lo scorso anno a Ostia, ad opera da Roberto Spada, esponente dell’omonimo clan.
Disoccupazione, tossicodipendenza, violenza e traffici illeciti la fanno da padroni. Ma nel quartiere nessuno vuole parlare e, soprattutto, nessuno vuole ammettere il potere della malavita tra i palazzi che ne delineano lo scenario.
Nessuno è disposto a parlare al giornalista, eccetto un esponente di un clan. Giustifica la situazione del quartiere con l’assoluto abbandono da parte dello Stato e con le condizioni indigenti della popolazione, costretta ad “arrangiarsi”.
A servizio finito, ne parlano in studio gli Onorevoli Gianluigi Paragone (M5S) e Mattia Mor (Partito Democratico). Solo poche parole di circostanza sulle periferie, per entrambi.
A stretto giro viene mostrato il servizio di Alessandro Sortino sulle banche popolari, a partire dalla Banca Popolare di Vicenza, dichiarata insolvente dopo una lunga e grossa crisi. I risparmiatori truffati manifestano continuamente per vedere riconosciuti i loro diritti, dopo che il Decreto pensato ad hoc non ha dato ancora i frutti sperati.
I truffati inveiscono contro il governo Renzi e gli altri governi precedenti, ma non lesinano critiche anche all’attuale governo, reo di non aver ancora fatto nulla, pur avendoli rassicurati in campagna elettorale.
Secondo l’On. GIanluigi Paragone, i lavori stanno andando avanti e proprio oggi c’è stato un incontro in merito con le associazioni dei risparmiatori truffati. Si parla di circa un miliardo e mezzo stanziato per risolvere la situazione.
L’On. Mattia Mor ribatte augurandosi la risoluzione del problema, esprimendo, però, dubbi sulla possibilità che le intenzioni del governo vadano in porto così come sono state espresse. Aggiunge la perplessità per la mancata approvazione del Decreto Attuativo già scritto dal governo precedente e – a suo dire – in grado di dare una grossa mano in merito. Il duello finisce in confusione quando il discorso si sposta sul caso – per certi versi molto simile – della Banca Carige. L’attuale Governo lo ha risolto optando per una soluzione in tutto e per tutto paragonabile a quella utilizzata dal Governo Renzi per i casi analoghi, cioè quelli riguardanti le banche popolari.
Alessandro Sortino è andato anche a Bari, per parlare con i correntisti della Banca Popolare di Bari che hanno visto volatilizzarsi i loro risparmi.
I risparmiatori sono stati convinti a comprare azioni presentate come a basso rischio, in realtà scambiate in un mercato parallelo a quello della Borsa, ad alta volatilità.
Pare si trattasse di investimenti da proibire ai risparmiatori con un profilo da investitori a basso rischio, ordinari e inesperti. La Consob ha multato i dirigenti della banca per questo, ma le multe sono attualmente bloccate per via di un ricorso. Hanno investito tutti da poche migliaia a decine di migliaia di euro.
Uno dei responsabili della banca – intercettato da Sortino – si mostra elusivo e prudente, rimandando ogni pronuncia a dopo il Consiglio d’Amministrazione e dopo il confronto con il Governo e le associazioni dei risparmiatori.
Il Presidente Jacobini difende il suo operato e quello della sua banca dicendo prima che nessuno aveva dichiarato le azioni a basso rischio – ma l’informativa dell’investimento fatto vedere da Sortino lo sconfessa – e poi che non erano a rischio e lo sono diventate solo dopo il collasso di altri Istituti.
La Consob, in ogni caso, si è pronunciata con decisione riconoscendo la cattiva informazione rifilata ai risparmiatori.
Un ex militare dell’Esercito racconta i suoi guai con gli investimenti, a causa dei quali ha perso quasi tutto.
Alla fine, Alessandro Sortino racconta di possibili spiragli nella situazione già a breve, visto che le parti in causa hanno fatto passi avanti per trovare una soluzione.
Raffaele Di Mario è un imprenditore che ha ottenuto circa 2 miliardi di presiti dalle banche, soprattutto da Banca Tercas, della provincia di Teramo. Quella banca è stata poi assorbita dalla Banca Popolare di Bari, quando navigava in brutte acque anche a causa di prestisti come questi, talmente spropositati da apparire sospetti. Secondo lui, però, non c’è nulla di strano, nonostante ammetta gli errori negli investimenti e la mancata restituzione dei presiti.
Il Deputato del Movimento 5 Stelle Alvise Maniero ne parla nel nuovo duello con l’On. Mattia Mor moderato da Eva Giovannini.
Maniero rassicura sugli stanziamenti del Governo e scarica le responsabilità dei ritardi e delle complicazioni sulla politica europea. L’On. Mattia Mor dice di capire benissimo la situazione degli imprenditori che non riescono a ripagare i presititi, visto che come imprenditore è stato impelagato anni fa in situazioni difficoltose. Per questo, aggiunge, c’è bisogno di misure ad hoc in grado di ricalibrare i meccanismi degli investimenti.
Letizia Giorgianni, Presidente dell’Associazione Vittime del Salvabanche, racconta la sua storia e quella che lei definisce il popolo dei truffati. Sua madre fu tra i correntisti che sottoscrisse investimenti garantiti come a basso rischio e poi rivelatisi pieni di insidie.
La Giorgianni denuncia come anche la politca abbia molte responsabilità perché ha fatto poco per controllare la situazione e quando ha provato a mettere in campo misure risolutive, in realtà ha finito per danneggiare ulteriormente alcuni risparmiatori più deboli.
Segue un servizio che tende a mettere in cattiva luce i sindacati e la loro disattenzione verso alcuni settori.
Adesso in studio ci sono i cosiddetti “Gilet arancioni” – “Movimento spontaneo della terra senza alcuna appartennza politica, che rivendica i propri diritti”, lo definisce il coltivatore Giovanni Bucci – che chiede attenzione, finanziamenti e agevolazioni per un settore in ginocchio per vari problemi, da quelli climatici, alle epidemie come la Xylella fino a quelli più strettamente economici.
L’On. Maniero commenta quanto ascoltato scagliandosi contro i sindacati scesi insieme in piazza contro il Governo, annunciando misure epocali e parlando di un consenso storico per l’esecutivo. Mattia Mor ribatte negando le misure straordinarie approvate e, anzi, rivendicando provvedimenti che stavano dando buoni frutti e sono stati aboliti dal governo Conte.
Si volta pagina e si parla di TAV. Costerà 26 miliardi, dice Sortino, e il tunnel che collegherà Italia e Francia sarà lungo 57,5 km (uno dei più lunghi del mondo). Secondo la relazione costi/benefici, l’opera non conviene. Ne parla Marco Ponti, Presidente della Commisisone TAV che si è occupata della relazione. “C’è troppo poco traffico per giustificare i costi”, dice.
Daniele Piervincenzi è andato nell’area dell’Ex Penicillina di Roma, un complesso industriale in disuso, diventato un ghetto abitato non solo da immigrati, ma anche da tossici, prostitute, senzatetto, poveri italiani. A dicembre, l’area è stata sgombrata.
Il reportage di Piervincenzi racconta l’ultima notte prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
Franco è un senzatetto italiano che alla vigilia dello sgombero racconta di voler rimanere fino all’ultimo minuto all’ex-Penicillina. Confessa di temere di non trovare un’altra sistemazione. In effetti, lo sgombero non ha previsto soluzione alternative per gli sfrattati: tutti gli occupanti sono rimasti per strada o sono andati ad alimentare l’enorme emergenza abitativa che grava su Roma.
Oltre a tanti altri poveri italiani, lo conferma Solomon, un giovane gambiano che dice di non avere idea di dove andrà, anche perché su di lui pesa lo stigma di immigrato.
All’ex-Penicillina si erano stabiliti in circa 600, quando la polizia ha sgomberato gli edifici erano rimasti in 37.
Alcune stime riportate da Piervincenzi parlano di 500mila persone che vivono in quelle condizione in varie aree del paese. Il Decreto Sicurezza approvato di recente rischia di bloccare qualsiasi possibilità di migliorare la loro situazione.
Intanto, nell’area della ex fabbrica rimangono grossi problemi legati all’ingente presenza di amianto e di rifiuti chimici pericolosi.
Gli sgombrati si sono sparpagliati in varie aree della città. Piervincenzi ne intercetta alcuni accampati a poche centinaia di metri dalla fabbrica. Qualcuno di loro è disperato, in lacrime. Una donna racconta che nella fabbrica almeno riuscivano a fare una doccia e a ripararsi come si deve, mentre adesso sono all’addiaccio e senza la disponibilità del benché minimo agio.
Anche Solomon viene rintracciato in un’altra zona della città. Parla a Piervincenzi della situazione italiana e del clima che si respira, di quanto tutto ciò che si sta facendo non rende la vita migliore a nessuno e non risolve i problemi. Infine, si sfoga confessando che non si sarebbe aspettato di dover fare una vita del genere anche qui.
Eva Giovanini ne parla con Alessio Pascucci – Sindaco di Cerveteri e Segretario di ‘Italia in Comune’ – e Laura Tecce, giornalista de “Il Giornale”.
La domanda è: il Decreto Sicurezza e questo modo di procedere agli sgomberi, regalano più o meno sicurezza?
Mentre la Tecce difende gli sgomberi dicendo che situazioni come quelle dell’ex-Penicillina non sono accettabili, il Sindaco Pascucci dice che con il Decreto Sicurezza diventa impossibile per quelle persone cercare anche il minimo miglioramento della propria condizione.
Elvio Macario è un abitante di Tor Sapienza, nell’area metropolitana di Roma. Dice che dopo l’occupazione delle case popolari la zona è diventata invivibile, completamente in preda al degrado e alla violenza. Si scaglia contro i “buonisti”.
Lo rilancia Laura Tecce, per la quale accoglienza e umanità sono solo belle parole di fronte alla quotidianità di molte zone. Il Sindaco Pascucci, dal canto suo, ci tiene a fare esempi concreti per dimostrare la tesi secondo la quale le misure con cui si è cercato di arginare i problemi finora, in realtà producono ulteriore emarginazione e degrado.
Ora, Goffredo Buccini, giornalista del Corriere della Sera, parla di muri e di ghetti. Dice che i veri invisibili non sono gli immigrati, bensì gli italiani abitanti delle periferie, abandonati da almeno trent’anni. Si è innescata una “guerrriglia a bassa intensità tra gli utlimi e i penultimi” che sta dilaniando le periferie, verso un disatro sempre peggiore. Va ricostruito un legame sentimentale con gli italiani delle periferie. “Nei prossimi dieci anni lì si gioca la partita della nostra democrazia”, conlcude.
“Quando è successo che i buoni sono diventati buonisti?”, si chiede Alessandro Sortino, riprendendo le immagini di un grosso salvataggio di migranti di due anni fa.
Introduce un’intervista esclusiva di Eva Giovannini realizzata a Pietro Gallo un ex-poliziotto, poi testimone, da cui sono nate inchieste sui presunti contatti tra scafisti e ONG. Era partito come addetto alla sicurezza su una nave impegnata nei soccorsi in mare, poi ha iniziato a fornire materiale informativo alla Lega Nord (anche al Movimento Cinque Stelle, che però non ha risposto).
Il testimone parla di un caos sulle navi che, di fatto, ha portato al blocco delle attività delle ONG nel Mediterraneo. Tuttavia, dice che le ONG facevano un lavoro importante e che la situazione attuale – con migliaia di morti in mare – è inaccettabile. La sua denucnia riguarda i meccanismi delle attività che finivano per favorire il fenomeno.
Il giornalista di Avvenire Nello Scavo si dice scettico su quanto raccontato dal testimone, perché né lui né altri giornalisti hanno avuto modo di documentare certi meccanismi. Ricorda, inoltre, come le inchieste a carico delle ONG siano state quasi tutte archiviate e quelle ancora in piedi sono in un vicolo cieco. Infine, parla di materiale riservato al riguardo, di cui si è parlato al tempo del Governo Gentiloni senza che poi se ne sapesse nulla: non è escluso che a breve possa essere rivelato.
Intanto, la giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi è andata nel campo profughi di Samos, nel Mar Egeo, per documentare le situazioni disastrose in cui vivono i migranti.
Si chiude su questo tema la prima puntata di Popolo Sovrano.
Un po’ Nemo, un po’ Le Iene (nello stile di alcuni servizi), un po’ talk show gentista. Quello di Popolo Sovrano è – come dichiarato – il tentativo di intercettare e accarezzare il fervore dell’indignazione popolare. C’è una lodevole volontà di farlo in modo da non rinunciare del tutto ad istanze diverse, ma l’impronta è quella di un programma che certe dinamiche le vuole cavalcare senza dubbio.
Troppi i temi trattati. Se davvero vogliamo parlare di approfondimento, ciascuna delle problematiche tirate in ballo avrebbe richiesto, probabilmente, un’intera puntata. Invece, l’impressione è che si sia voluto semplicemente mettere in fila più temi possibili in grado di centrare l’obiettivo del programma.
I servizi hanno avuto il merito di cogliere aspetti effettivamente problematici di temi importanti, ma senza dare l’impressione – salvo alcuni casi, come nel reportage sull’ex-Penicillina – di sapersi scrollare di dosso la necessità deviante di colpire le corde del pubblico più arrabbiato.
Il risultato è che su alcuni temi è stata giustamente rinfocolata l’attenzione, senza però discostarsi molto dalla coperutra effettuata da altri programmi (compresi quelli della concorrenza) che da tempo puntano allo stesso risultato. E senza portare fino in fondo l’approfondimento su cui pure si era calcata la mano in fase di presentazione.
Anche perché il dibattito in studio – o duello, com’è stato ribattezzato – in realtà non ha offerto troppi spunti di livello. Soprattutto, i politici chiamati in causa hanno riproposto un confronto poggiato sulle medesime formule (e sui medesimi argomenti) ascoltate da sempre nei talk show di questi anni.
Il risultato è quello di un programma senza dubbio dallo stile più accattivante rispetto al classico talk show di approfondimento – grazie anche ai diversi ruoli dei conduttori – ma nella sostanza non così rivoluzionario.
Sono uno degli Azionisti truffati dalla Banca popolare di Bari ed è vergognosa la risposta data dal Presidente Jacobini sul perchè non siano stati risarciti gli Azionisti che hanno avuto una decisione a loro favorevole dall’Arbitro delle Controversie Finanziarie. Jacobini ha detto di non conoscere i motivi per i quali la Banca non ha pagato, mentendo naturalmente proprio per il ruolo che riveste in questa SUA Banca!!! Non ha neanche detto che la legge prevede la facoltà della Banca di non ottemperare a quanto deciso dall’Arbitro e che, quindi, è stata una scelta della Banca quella di non ottemperare. Lui ha voluto, invece, dare una risposta provocatoria e arrogante al giornalista che lo intervistava, come è nello stile della Banca che ormai ha gettato la maschera. Non è, come sostiene nelle sue pubblicità, la Banca per le famiglie e per il territorio ma la Banca che prende dalle famiglie devastando il territorio e nessuno ha mai fatto niente, anche ora che è tutto così evidente. So già perfettamente che noi Azionisti perderemo tutto. esattamente come già avvenuto nelle Banche venete, ma che ‘sto str…o debba prenderci anche per il culo non mi va per niente bene. Gli auguro solamente, a questo punto, cento anni di galera!!!