Zalone ha accolto la richiesta che molti disabili invocano a gran voce: essere trattati senza pietismo. Così il comico pugliese ha messo in scena un personaggio rozzo, capace di pensare solo al proprio interesse ma tutto sommato simpatico nel suo egoismo. Quello che si verifica nello spot è anzi un vero rovesciamento rispetto a quanto avviene in campagne pubblicitarie di questo genere: il disabile diventa qui un impedimento, quasi un prevaricatore di vite altrui.
“Ho iniziato a interessarmi alla ricerca quando Mirko è venuto a stare da noi”, spiega a inizio spot la voce di Zalone. Alla vista del ragazzino e all’ascolto della musica di sottofondo che accompagna la scena, ci si immagina un quadretto idilliaco. Invece Mirko gioca fino a notte fonda alla playstation, impedendo a Zalone di dormire; gli fa perdere l’aereo perché il padre lo sta imbragando sul montascale e Zalone non riesce a precipitarsi fuori come dovrebbe. Infine, ultimo affronto, in quanto disabile, si impossessa persino del suo posto auto. Anzi, non solo: il bambino lo guarda anche con aria strafottente, come farebbe qualsiasi altro coetaneo che risponde a un adulto.
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Ecco perché Zalone sostiene la ricerca: per liberarsi di Mirko. “Io adesso -gli dice impugnando il telefono- dono un sacco di soldi, e quando guarisci ti faccio un mazzo così”. Naturalmente, la compagna lo porta subito via. Lo scopo è dare a Mirko la possibilità di cercarsi un posto auto da solo: il messaggio però è chiaro, nonostante i motivi bassi all’origine del gesto. Un egoismo, quello di Zalone, che spinge lo spettatore a condannarne il comportamento; un atteggiamento però, che poi riscontriamo quando qualcuno sbuffa perché l’autobus perde tempo a tirare fuori la pedana per le carrozzine.
L’egoismo di Zalone però, non si traduce in individualismo: lui dona, con l’intento di potersi rapportare all’altro completamente alla pari perché persona sana. Non c’è più alcuna differenza, semmai cade l’ipocrisia sulla disabilità: i disabili possono essere persone insopportabili, non possiedono alcuna aura di santità. Il punto centrale della questione è che, comunque, non si può ignorare la loro realtà, che non si può far finta di niente: qualsiasi sia allora il motivo, nobile o meno, è il momento di combattere una battaglia che può riguardare anche noi. Anche se solo per un posto auto.