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A partire dalle uova, passando dalla farina fino ai candiditi, la telecamera avanza lentamente tra i vari ingredienti. Lo fa in soggettiva, con un vero e proprio viaggio alla scoperta del panettone.
Ma è il testo recitato dalla voce fuori campo a fare la differenza. Le immagini infatti sono in netto contrasto con quanto viene detto, proprio a sottolineare la tradizione che contraddistingue il dolce natalizio. Così, mentre sullo schermo compaiono dei tuorli che quasi si tuffano nella farina, mentre l’occhio vede zucchero e uvetta, una voce dal tono quasi catastrofico ci dice che: “Noi di Motta avremmo potuto usare tofu tritato, papaya, seitan, alga esiccata, e cuocerlo in microonde per 30 secondi”. A questo punto l’intonazione cambia del tutto, divenendo giocosa: “E invece no, lo abbiamo preparato seguendo la nostra ricetta. Originale dal 1919″. A rimarcare l’ironia dello spot, la scena conclusiva: una mano prende una fetta, e la voce esclama ” Da oggi con bacche di Goji!”.
Il piccolo schermo tratta continuamente l’argomento cibo, dando sempre maggiore spazio a regimi alimentari particolari. L’alimentazione sana ormai non è più confinata ad un’equilibrata dieta mediterranea: è fatta invece di cibi bio e alimenti di cui, fino a poco tempo fa, ignoravamo l’esistenza. Un’invasione di dibattiti legati al cibo, persino nei salotti del talk show solitamente riservati alla politica. Capita poi spesso di imbattersi in chef che parlano di cucina in termini astrusi, che “innovano” con preparazioni a volte ben poco invitanti. Anche Maurizio Crozza ha realizzato la parodia di uno chef vegano all’interno di Crozza nel paese delle meraviglie.
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Sembra insomma sia scoppiata una moda salutista: è questo che lo spot prende di mira. Il messaggio non è piaciuto a molti vegani, che l’hanno ritenuto una presa in giro a chi sceglie stili di alimentazione diversa. Di fatto però, più che ai vegani in senso stretto, lo spot guarda al trend generale: e rispetto ad esso, si pubblicizza per contrapposizione.
La Motta ci tiene a comunicare che possono pure passare gli anni, ma il panettone rimane al proprio posto: un caposaldo delle festività, una ricetta immutata nei decenni. A dispetto delle mode dell’ultimo momento.