A tra poco con la diretta.
Stasera Salvo Sottile inizia il suo viaggio da Foggia, dove incontra Daniela Marcone – Vice presidente di Libera, l’associazione contro le mafie fondata da Don Ciotti.
Quando era solo una ragazza ha perso suo padre per mano della mafia e da allora ha deciso di non arrendersi, di lottare per se stessa. Nel 1996 ha deciso di spogliarsi dalle vesti di vittima e di fondare Libera. Daniela ritiene che le vittime della mafia non sempre hanno commesso atti eroici, ma sicuramente hanno compiuto gesti coraggiosi.
Nel suo viaggio Salvo sarà accompagnato da tre inviati: Nicole, Rossella e Raffaele.
La seconda tappa è Genova. Sono trascorsi 314 giorni dal crollo del Ponte Morandi e sono pronte le cariche che dovranno farne saltare i resti.
Ripercorriamo i tragici momenti della tragedia, le immagini di quel giorno ci mostrano le testimonianze dei presenti. Sottile ne discute con il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e Sigfrido Ranucci. Entrambi ricordano l’incredulità dei primi momenti e lo shock nel venire a conoscenza dell’accaduto.
Per ricostruire il primo passo è demolire e Salvo si reca al cantiere, dove di notte gli operai lavorano senza sosta. Vittorio e Manuel ci parlano del progetto, del lavoro che stanno svolgendo. “Questo ponte è un castello di carta” – affermano. Messa in sicurezza la struttura, gli operai hanno tagliato pezzi di ponte (da 40-50 tonnellate) con filo diamantato. Si occupano di demolire e costruire allo stesso tempo. Vogliono liberare, al più presto, Genova dal simbolo della tragedia.
Si torna da Toti e Ranucci per parlare di ripercussioni sociali e responsabilità politiche. Entrambi ritengono che il nostro Paese per funzionare abbia bisogno di emergenza, necessità di straordinario per compiere ciò che è ordinario.
Ascoltiamo altre testimonianze. Manuela e sua sorella Monica vivevano in via Porro, lì era situata la casa della loro infanzia. In seguito alla tragedia sono state costrette a trasferirsi, ora sono sfollate. Le ragazze sono state risarcite, ma nulla potrà ripagarle dello shock vissuto.
“Lo Stato prova a rispondere come può, con la ricostruzione. Eppure in questa storia c’è chi non potrà avere più nulla: i parenti delle vittime” – commenta Sottile.
Nel crollo del Ponte Morandi Barbara ha perso il fidanzato Andrea, un ragazzo pieno di vita e di interessi. L’uomo percorreva quella strada tutti i giorni per andare a lavoro.
Giorgio ha perso il fratello, la cognata ed il nipotino. Li aspettavano per pranzo, erano in ritardo. Nessuno immaginava cosa fosse accaduto. “Erano tre cuori un battito. E’ crollato tutto insieme al ponte” – afferma.
Barbara, Giorgio, sua moglie Benedetta, ed altri parenti delle vittime, curano un’antologia che mira a ricordare i cari scomparsi ed a celebrarne le vite.
Si cambia tematica e si passa a parlare di lavori scomparsi ed artigianato. Attualmente in Italia sono più di 700.000 le imprese che riprendono lavori antichi. Spesso il personale di queste aziende è composto da under 30. Liutai, arrotini, addetti alla pastorizia, carbonari, ne ignoriamo l’esistenza ma lì fuori c’è un popolo di artigiani 2.0.
I Carbonai di San Bruno hanno tenuto in piedi l’economia delle loro zone per oltre due secoli. Il loro è un mestiere fatto di sapienza antica, manuale, tramandata nel tempo.
Il carbone prodotto viene venduto alle bracerie. E’ un prodotto naturale, mentre quello prodotto dalle aziende ha componenti chimiche e rischia di essere velenoso se usato per cucinare.
Quelli intervistati da Nicole, però, sono gli ultimi Carbonai rimasti, l’ultima generazione. Quando loro andranno in pensione, il mestiere scomparirà.
Gli uomini neri, così erano chiamati, incontrano i diurni per poche ore al giorno; loro vivono sempre a cavallo tra il giorno e la notte.
Carlo Calenda ritiene che i cambiamenti al giorno d’oggi siano velocissimi, ma che lo siano altrettanto i cambiamenti dell’uomo. E’ importante dunque investire sull’uomo, non solo al fine di accrescere le sue conoscenze tecniche, ma coltivando anche l’aspetto umanistico-intellettuale.
“La digitalizzazione spinta fa sì che anche le piccole aziende possano avere un’ampia commercializzazione e produzione. La tradizione può, grazie all’innovazione, trovare il suo posto nel mondo globale” – afferma.
Ci sono persone disposte a compiere spostamenti di oltre 90 minuti e 300 km per lavorare. Questo fenomeno si chiama “pendolarismo estremo”. Lombardia, Lazio e Campania sono le regioni in cui è più diffuso.
Lina è una maestra che tutti i giorni prende il treno alle 3 di mattina per recarsi da Caserta a Roma, nella scuola dove insegna. “Sono tanti i sacrifici, a volte sembra quasi di non vivere” – racconta la donna.
Togliendo le spese, Lina non guadagna neanche 1000 euro. Continua però a proseguire il suo percorso per la grande passione per questo mestiere, una passione che le è nata quando era ancora molto piccola.
“Non so cosa mi aspetto dal futuro. In passato ho gettato la spugna, ma poi ho sempre ripreso a combattere” – conclude.
Sul confine tra Ticino e Lombardia, ogni giorno sono 314.000 i frontalieri. Italiani che vanno a lavorare in Svizzera. Molte sono donne che vanno a prostituirsi. In Svizzera ci sono club dedicati, legali, e delle 295 prostitute censite, 1 su 3 è Italiana.
Raffaele incontra Ramona, una ragazza che da un anno fa la spola tra Italia e Svizzera per fare la escort. Vive a Como, ha 20 anni e guadagna circa 15000 euro al mese. Paga al locale un affitto di 150 euro al giorno, tutto il resto è guadagno. In Svizzera è considerata una lavoratrice autonoma e paga regolarmente le tasse. E’ registrata alla questura, ma nessuno dei suoi parenti sa davvero che mestiere svolge; pensano tutti che lei lavori in un ristorante.
Diego gioca a carte per vivere. Tutti i giorni si reca al casinò e trascorre anche 6-7 ore giocando a carte. “La gente pensa sia una vita facile, ma è tutt’altro. Ti giochi i soldi quindi sei sempre sotto stress” – racconta.
Il poker per lui è solo un mezzo per realizzare i suoi sogni imprenditoriali, vuole aprire una ditta di catering.
Andrea Sales è appassionato di giochi di prestigio con le carte sin da piccolo. Vuole suscitare meraviglia nella gente. Sfida Salvo e gli mostra alcuni dei suoi trucchi.
Si torna nei sex club. Quasi nessuna delle ragazze che fanno le escort hanno raccontato ad amici e parenti che lavoro fanno, molte di loro mentono. Una ragazza, intervistata da Raffaele, smentisce la versione di Ramona. A suo parere i guadagni non sono affatto così alti.
Massimo Gramellini si confronta con Sottile sul perchè così tante donne decidano di attraversare il confine.
“Attraversano il confine dell’ipocrisia. E’ un mestiere vecchio come il mondo ed anche il dibattito lo è. Il controllo ha una valenza di garanzia” – commenta Gramellini.
Qualche tempo fa Salvo aveva incontrato Daniel, un fornaio rom. Aveva una casa, condivisa con 9 persone. Solo 2 di loro lavoravano. Tante volte mangiava a lavoro per lasciare il cibo ai più piccoli.
Daniel aveva accompagnato Sottile a visitare il campo rom di Salone, luogo dove ha abitato, ma per il quale oggi prova solo vergogna.
Daniel raggiunge Sottile a La Rampa e gli racconta che attualmente ha un contratto a tempo indeterminato, si sente più sicuro ed è fiero di se stesso. Vive ancora con la sua famiglia, sono in 10, ma il suo stipendio aiuta un po’ di più, permette loro di arrivare alla fine del mese.
Non è più tornato a Salone, fa finta che non sia mai esistito perchè il ricordo lo demoralizza. E’ fidanzato e sogna di crearsi una famiglia.