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Il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto introduce Rai porte aperte ricordando che, fino all’anno scorso, non c’era nemmeno un reparto marketing ad hoc. Questa struttura invece, consente alla Rai di mettersi in pari con competitor internazionali quali la BBC.
Il direttore della comunicazione Giovanni Parapini ringrazia la scuola di Amatrice presente, poi aggiunge: “Porte aperte è in piena linea con la nostra concezione di servizio pubblico, nel passaggio da broadcast a media company”. Pluralità è la parola d’ordine: ”Vogliamo essere forti nelle nostre radici, concentrati nel presente. Porte aperte è un patto con la conoscenza e di riconoscenza: nel tempo, la Rai vorrebbe restituire le tante cose che ha ricevuto”. Il progetto viene portato avanti attraverso un sito di cui vengono mostrate le varie sezioni: visite didattiche, incontri, possibilità di vedere i centri di produzione per gruppi dalle 20 alle 40 persone.
Paolo Galletti, direttore delle risorse umane: “Stiamo facendo un investimento sulle perosne che lavorano in Rai, a cui diamo la possibillità di essere aperti verso la comunità e dare dimostrazione delle proprie professionalità. Ci rivolgeremo a due fasce di studenti: sia quelli delle superiori che gli studenti universitari. Ci sarà la possibilità di svolgere tirocini curriculari di tre mesi, inseriti nelle varie aree, dalla produzione alle redazioni giornalistiche. Verrà inoltre aperta la sezione lavora con noi”. Previsti anche dei progetti per l’alternanza scuola-lavoro: “Ci proporremo di identificare 25 classi per 50 ore di progetto ciascuna, partendo nell’anno scolastico 2017-2018: 40 ore di formazione scolastica e 10 di lavoro”.
L’ultimo ad intervenire è Carlo Conti, direttore artistico Radio Rai: “La Rai è di tutti noi ed è per tutti noi, l’azienda è patrimonio del nostro Paese”. Conti sottolinea l’importanza di ciascun dipendente, dal cameraman che riprende con passione, alle truccatrici, le sarte, e la signora che fa le pulizie tra un intervallo pubblicitario e l’altro. E quando una ragazza gli chiede se abbia mai avuto momenti di crisi, risponde di no: “Io ho sempre voluto fare questo mestiere, indipendentemente dal livello raggiunto. Ho iniziato immaginando di presentare mio cugino alla recita scolastica, poi alla radio a Firenze: io volevo solo fare questo mestiere, indipendentemente da dove. L’importante è insistere, non mollare: e poi, soprattutto, mai cercare le scorciatoie, perché poi è il pubblico a decidere”. Sempre rispondendo alle domande dei ragazzi: “L’importante non è quanta televisione si fa, ma come: l’importante non è essere famosi, quanto cercare di lavorare bene”.
Prima di chiudere la conferenza, Carlo Conti passa la parola ai professionisti in sala: ognuno si presenta, raccontando brevemente in cosa consiste il suo lavoro.
Breve incursione del Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, contenta che l’azienda apra le porte agli studenti. La conferenza si conclude qui, dopo che ciascuno ha spiegato agli studenti il proprio impiego, tutti con orgoglio nei confronti dell’azienda.