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Quanto il sovrannaturale sta entrando nella produzione nostrana? A vedere le fiction che la Rai sta trasmettendo in questo periodo, sembra che il trend sia in fase di crescita. Ci riferiamo a La porta rossa e Sorelle, ovviamente con le dovute differenze. Nel primo caso la vicenda appare come una sorta di Ghost, con sfumature thriller che percorrono anche la linea della lotta alla criminalità e con l’interessante struttura in cui, man mano, vengono esclusi i colpevoli. Inizialmente si pensava che l’elemento “estraneo” alla normalità fosse costituito soltanto dal personaggio del commissario Cagliostro (interpretato da Lino Guanciale) e dall’unica persona in grado di vederlo e parlargli, Vanessa (Valentina Romani), una diciassettenne.
Puntata dopo puntata emergono altri personaggi afferenti a questo mondo, da Jonas (Andrea Bosca), che diventa un po’ un traghettatore per il protagonista, alla madre ritrovata della ragazza (Cecilia Dazzi). Anche quest’ultima ha la capacità di parlare con i defunti e, com’è da copione, solo questa sera, nell’ultima puntata, si potranno ricollegare tutti i tasselli.
Dal 9 marzo, invece, è partita sulla rete ammiraglia, Sorelle, la nuova serie diretta da Cinzia TH Torrini che aveva firmato nel 2014 la fiction Un’altra vita. Dobbiamo ancora seguire la terza puntata per cui immaginiamo che non tutto sarà come sembra. Attualmente Elena (Ana Caterina Morariu) sembra esser morta; secondo la madre, a cui dà volto la brava Loretta Goggi, è ancora viva, mentre l’altra figlia Chiara (Anna Valle) ha dei sogni premonitori. Una serie di flashback spiega ai telespettatori la presenza di un passato tra le due sorelle innegabilmente irrisolto.
La fiction di Rai 1 non è nuova a tali atmosfere. Facendo un salto indietro nel passato recente troviamo Braccialetti rossi (2014) e ancor prima Tutti pazzi per amore. Nella serie scritta da Giacomo Campiotti e Sandro Petraglia, l’entità non materiale si manifestava già dal primo episodio con Rocco (Lorenzo Guidi), un undicenne in coma da mesi, presente in una sorta di limbo. Di puntata in puntata, ma anche dalla prima alla terza stagione, abbiamo assitito all’evoluzione di Davide (Mirko Trovato) ragazzino morto nella prima serie che resta in contatto con alcuni dei “braccialetti” e alla situazione alla Sliding door vissuta da Leo (Carmine Buschini), il capogruppo, per un giorno. Una caratteristica resta in comune con la dinamica già esposta: c’è un personaggio che rimane ancorato al mondo e fa da tramite tra la vita quotidiana e l’aldilà.
Ad iniziare questo trend è stata una delle fiction più riuscite degli ultimi anni, Tutti pazzi per amore, diretta da Riccardo Milani (nella terza ripresa la regia era curata da Laura Muscardin) e scritta da Stefano Bises, Ivan Cotroneo e Monica Rametta (questi ultimi sono anche gli autori di Sorelle). Uno dei protagonisti, interpretato da Neri Marcorè, nella prima puntata, proprio quando stava per coronare il suo sogno d’amore con la donna amata (Carlotta Natoli), muore sull’altare. Lo spirito dell’uomo continua a vegliare sulla moglie. Atmosfere simili a quanto accade ne La porta rossa, anche se nel caso di Tutti pazzi per amore son stati adottati registri diversi (trattandosi di commedia). Non c’è un medium né un tramite, ma è come se fossero degli “a parte”. Sicuramente la scelta degli sceneggiatori di mantenere la presenza di un personaggio a cui il pubblico si era affezionato, ha permesso di non scontentare i fan, oltre a rivelarsi molto funzionale alla struttura narrativa innovativa della serie.
Anche Mediaset, dal canto suo, ha un passato di paranormale alle spalle. Ricordiamo, ad esempio I cerchi nell’acqua. Figuravano nel cast Alessio Boni (Davide Freccero) e Vanessa Incontrada (Bianca Della Rocca). Va detto che si è trattato della versione italiana di una miniserie realizzata da France 2, dal titolo Le Miroir de l’eau. Il fatto scatenante, che riporterà a galla anche un passato non risolto è l’omicidio della nipote di Davide. A dar supporto alle indagini ci pensa la piccola Alice (Giulia Selvatico), che ha delle visioni, tanto che i genitori nella penultima puntata la fanno incontrare con una medium.
Naturalmente viene da pensare a prodotti provenienti dalla Grande Mela come il fantasy Streghe con le sorelle Halliwell – seguitissimo anche da noi persino nelle repliche – o ancora Sabrina, vita da strega. Sono solo due titoli che fanno parte di una vasta serialità in cui il paranormale è stato declinato in tutte le sfaccettature,
Non sarebbe, però, del tutto corretto fare continuamente un confronto con l’estero, vogliamo essere fiduciosi che, tra alti e bassi, anche le nostre produzioni potranno alzare l’asticella della qualità. La sfida, pur senza dimenticare la serialità estera, è creare una strada parallela made in Italy. Puntare su titoli di successo come Il commissario Montalbano, dà la certezza di elevati ascolti, ma è anche giusto che il servizio pubblico – e non solo – sperimenti nuovi generi.