L’attuale crisi parlamentare non altera la centralità nel dibattito pubblico della presunta conflittualità tra il benessere degli italiani e quello degli immigrati arrivati in Italia.
Un contrasto che dalle dichiarazioni e dai provvedimenti del Governo attualmente in carica si traduce in episodi controversi nelle nostre quotidianità. Corrado Formigli proverà a raccontare proprio questi episodi per capire quale strada sta prendendo il nostro Paese.
Seguiamo insieme la diretta dello speciale “Prima io” di Piazzapulita.
C’è un’Italia impoverita e incattivita dalla crisi. Fiaccata dalle difficoltà economiche e dalle difficili condizioni nelle periferie, esasperata dalle risposte politiche che tardano ad arrivare. Da quell’Italia viene una continua insofferenza, sfociata in più casi in proteste e tensioni, molte volte con gli immigrati come bersaglio.
“Prima io, prima noi, questo dicono i cittadini che temono che gli immigrati li scavalchino. Questo il grido che viene da molti nostri connazionali in difficoltà”, introduce Corrado Formigli. “Spesso fomentati da politici per accaparrarsi consensi”, continua il conduttore.
La risposta dei politici – anche locali – consiste spesso nell’introduzione di ordinanze finalizzate a penalizzare gli stranieri.
A Lodi, ad esempio, per i genitori extracomunitari le cose si sono complicate e non poco, se vogliono usufruire a prezzi agevolati dei servizi di mensa e trasporto per i propri figli che vanno a scuola. Il Comune ha emesso un regolamento complesso che chiede ai non italiani una documentazione suppletiva particolarmente dettagliata. Per questi genitori e i loro bambini ciò significa essere estromessi dai servizi, visto che in gran parte dei casi è impossibile recuperare la documentazione nei paesi d’origine.
Mentre i loro compagni mangiano a mensa o prendono lo scuolabus, i bambini stranieri rimangono a guardare. Alcuni, raccontano quei momenti con imbarazzo – eppure con l’inesauribile sorriso dei bambini – davanti alle telecamere di Piazzapulita.
Gli abitanti della cittadina lombarda hanno accolto per lo più con entusiasmo le misure introdotte dalla Sindaca Sara Casanova. Ma non mancano coloro che hanno espresso dissenso verso misure evidentemente discriminatorie. Le stesse maestre della scuola elementare lodigiana sono scese in piazza insieme ai bambini per chiedere la revoca del regolamento.
Infine, il Tribunale di Milano ha certificato la discriminzazione e costretto la prima cittadina a fornire il servizio anche ai piccoli figli di immigrati. Nella legge sul Reddito di Cittadinanza, però, è stata introdotto un “emendamento Lodi” che di fatto torna a legittimare certe pratiche.
Il primo frmatario dell’emendamento è stato il Senatore leghista Luigi Augussori. Incalzaro dalla giornalista, si dice orgoglioso di aver approvato un provvedimento discriminatorio.
A Monfalcone (Gorizia) si è verificata una discriminazione simile. All’inserimento degli extracomunitari negli asili cittadini è stato posto un tetto del 40%. Scelta spesso trasformata nell’esclusione di decine di bambini dalle aule, soprattutto bengalesi.
La Sindaca Anna Maria Cisint non risponde alle domande. Le viene imputato – oltre all’introduzione della norma – il tentativo di coinvolgere nell’introduzione di regole simili anche tutti i comuni limitrofi.
Situazione tesa anche tra le case popolari di Sesto San Giovanni. Dopo decenni di amministrazioni di sinistra, alle ultime elezioni si è imposto un Sindaco di destra. Una delle prime delibere ha riguardato l’obbligo, per gli extracomunitari che vogliano restare nelle case popolari, di presentare documentazione speciale. Devono dimostrare di non avere immobili intestati nei paesi di origine. In quegli Stati, però, spesso non esistono uffici preposti.
Il paradosso è che il regolamento coinvolge negli sfratti anche cittadini italiani, come racconta una donna di origini pugliesi.
Anche in questo caso, l’Assessore alla Casa del comune lombardo, Claudio D’Amico, risponde beffardo. “Se non possono avere i documenti non è un problema mio. Tornino nei loro paesi e facciano in modo di farseli dare”, dice. Poi, lo ripete rivolgendosi alla mamma di un piccolo bambino talassemico, dunque bisognoso di cure urgenti.
“Quando c’è da schiavizzare i braccianti nelle campagne a pochi euro al giorno”, riprende ora Corrado Formigli, “dei documenti non interessa nulla a nessuno”.
Introduce così un nuovo servizio. Piazzapulita è andata a Rosarno (Reggio Calabria), dove la tratta degli schiavi nelle campagne avviene ormai alla luce del sole. Coinvolge ogni giorno migliaia di immigrati, costretti a lavorare per pochi spiccioli prima di rientrare in accampamenti di fortuna.
Vivono per lo più in tendopoli improvvisate, come quella di San Ferdinando. Le condizioni igieniche e logistiche sono pessime e solo nell’ultimo anno tre immigrati sono morti in incendi ripetuti. Senza contare le vittime di pestaggi e rappresaglieda parte dei caporali.
Mentre i cittadini si lasciano andare a dichiarazioni apertamente razziste, il Sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, spiega come tutto dipenda dalla povertà.
Giustifica così pure una sua delibera singolare. Ha deciso di destinare anche agli italiani alcuni appartamenti che l’Unione Europea e la Regione Calabria avevano costruito per gli immigrati.
Ma lo sfruttamento dei braccianti è consuetudine anche al nord. Tra Cuneo e Torino, sono migliaia di indiani a garantire la filiera del latte a condizioni disumane.
Circa due anni fa, la Procura di Torino ha accertato che un pastore indiano era costretto a mungere due volte al giorno circa 150 mucche. Al termine della giornata, tornava a vivere in un container che gli avevano venduto i suoi stessi padroni dell’Azienda agricola Rol.
Piazzapulita è andata anche a Torre Maura (Roma). Pochi mesi fa, l’assegnazione di aloggi ad alcune famiglie rom ha provocato una sommossa degli abitanti, fomentati dai fascisti di Casapound.
Il Comune ha dovuto fare marcia indietro e spostare i rom in altre zone, spinto dagli abitanti che dicevano di volerli bruciare vivi.
Durante lo spostamento, qualcuno ha urlato anche di voler sgozzare un ragazzino.
Scene simili si sono viste poco prima dell’estate a Casal Bruciato (Roma). Altra situazione nata da difficoltà economico-sociali oggettive e poi esasperata dai movimenti neofascisti.
Uno schema che si ripete, dunque. Cittadini in difficoltà che andrebbero aiutati con politiche sociali adeguate di ampio respiro, la cui esasperazione viene dirottata verso il nemico identificato con gli immigrati e i rom.
A Tor Vergata, intanto, una donna rom vive assediata dai vicini. Le è stato affidato un appartamento nelle case popolari, ma gli abitanti del posto non ci stanno. È italiana – nata e vissuta sempre nel nostro paese – e l’affidamento è arrivato legittimamente, dopo il regolare scorrimento delle graduatorie.
Gli abitanti si difendono. Dicono che i loro figli giocano con ragazzi di tutte le nazionalità, quindi se inveiscono contro la donna hanno dei motivi. Però, non dicono quali sono.
La puntata speciale di Piazzapulita finisce qui.