Una delle inchieste al centro dell’attenzione ha per titolo Che spettacolo! ed è stata realizzata da Giorgio Mottola.
Si parte da un dato di fatto: il miliardo e duecento milioni che rappresenta il contributo di cui ha beneficiato l’industria cinematografica italiana negli ultimi cinque anni, più di tanti altri settori che invece non possono usifruire degli aiuti dello Stato.
Con i soldi del contribuente è discutibile salvare una banca, secondo l’Unione Europea, ma sovvenzionare il cinema si può: è una questione di identità culturale. Che film abbiamo finanziato in nome della cultura? Ecco qualche nome: “Sapore di te” di Carlo Vanzina, “Amici miei – come tutto ebbe inizio” di Neri Parenti, “Il ricco, il povero e il maggiordomo” di Aldo Giovanni e Giacomo.
E poi ci sono i contributi sull’incasso. “Cado dalle nubi” di Checco Zalone, una delle rare pellicole italiane che al botteghino ha incassato moltissimo, ha ricevuto un milione e novecentomila euro. Lo hanno documentato gli autori dell’inchiesta.
Ma la principale forma di sostegno che noi contribuenti garantiamo al cinema è il “tax credit” che vuol dire oltre cento milioni di sconti fiscali ai privati che decidono di investire nel cinema. Per ogni euro investito, lo Stato restituisce loro il 40%. Si scopre che a investire sono state soprattutto le banche: Unicredit, Bnl, Monte dei Paschi, la Popolare di Vicenza. Quanti dei soldi del tax credit sono finiti veramente ai film? Intanto i leggendari studi cinematografici di Cinecittà cadono a pezzi nel degrado e hanno accumulato debiti per oltre 32 milioni. Come siamo arrivati a questo, in una realtà che è stata gestita da super manager come Luigi Abete, Diego Della Valle e Aurelio De Laurentiis?
Anche Roberto Benigni è uno che ha investito del suo, ma quando le cose si sono messe male è riuscito a sfilarsi.
In particolare Benigni ha diffidato Report perchè al termine della puntata di sette giorni fa, il programma aveva annunciato un reportage sugli studi cinematografici di Papigno, frazione del comune di Terni, in Umbria, dove il Premio Oscar ha girato La vita è bella e Pinocchio.
Roberto Benigni intendeva trasformare gli studi di Papigno in un centro cinematografico,gli Umbria Studios.Il progetto non è andato in porto, nonostante investimenti pubblici di circa 16 milioni (cifra secondo Report che è stata contestata dall’avvocato di Benigni, Michele Gentiloni Silveri.