A tra poco con la diretta!
Inizia il programma, Iacona racconta che negli ultimi 4 anni in Italia “abbiamo perso” 400.000 residenti, con una media di 1,3 figli a donna. Il valore che assicura il ricambio generazionale corrisponde al 2,1.
Scopriamo Gorreto, un paese abitato da sole 93 persone. Per gran parte dell’anno la zona sembra addormentata e si risveglia solo in estate. Il 60% degli abitanti è pensionato e per sostenere l’economia locale il comune ha dovuto aumentare la tassazione. Gorreto non è un caso isolato, sono molti i comuni colpiti dalla “peste bianca” – fenomeno di scarse nascite e molti decessi.
A Rondanina c’è solo un bambino in età scolare. Anche a Canale. A Rovegno c’è l’unica scuola della Val Trebbia che ha retto al crollo demografico perchè raccoglie i bambini delle varie frazioni.
In Liguria nel 2018 sono morte circa 22 mila persona e ne sono nate circa 9 mila, c’è stata dunque una perdita di circa 13 mila persone. Di questo passo si prevede che si arriverà a perdere una quantità di abitanti corrispondente alla provincia di Savona. C’è sempre meno gente in queste zone e quella che c’è è over 65.
A Genova stanno chiudendo moltissime attività, circa il 30% dei negozi.
Paolo Odone, Presidente Confcommercio Genova, afferma: “Dobbiamo essere come le formiche, attirare milanesi, padani, europei. Bisogna collegarsi”. Si al rinnovamento del porto di Genova, alla costruzione di 4 linee metro, ad un nuovo viadotto che rimpiazzerà il ponte Morandi: tutti progetti che puntano a risollevare la città.
Sabina Candiani, restauratrice, ha deciso di chiudere la sua vecchia attività creativa sostituendola con un negozio che vende beni sanitari per anziani (soprattutto pannoloni per l’incontinenza). L’ha chiamato “Incontinens” ed afferma di essere molto soddisfatta dei risultati raggiunti, che sono in costante crescita.
La vita delle madri italiane non è semplice. Seguiamo una mamma libera professionista in una sua giornata tipo. Tre figli piccoli, pochi aiuti economici, tanti problemi, pochissime attrezzature pubbliche che la aiutino a badare a loro (ad esempio è spesso costretta a cambiare il pannolino al bimbo in mezzo alla strada perchè non ci sono fasciatoi nei bagni). “Devi essere un po’ folle, è una grande sfida. Siamo felicissimi, ma siamo folli” – dichiara.
Interrogate le donne italiane affermano di desiderare più di un figlio, ma poi nella pratica il loro rimane solo un progetto. In Europa c’è una realtà diversa.
In Italia abbiamo la percentuale di giovani inattivi più alta in Europa, siamo all’ultimo posto nella percentuale di occupazione femminile, continua ad aumentare l’età in cui si fa il primo figlio. I giovani sono spesso costretti a procrastinare 25 anni di politica per le famiglie e mai un disegno unitario. “L’Italia è fatta di famiglie. Se crolla questo tessuto..game over” – dichiara Gianluigi De Palo.
Secondo i calcoli della Federconsumatori avere un figlio costa circa 170 mila euro. Questa è la seconda causa di povertà in Italia (la prima è la perdita del capo famiglia).
La Francia ha 300 mila nati in più rispetto a noi, ma la realtà in quel Paese è molto diversa. A partire dalla tassazione, che è definita secondo il quoziente familiare: quanto guadagna complessivamente la famiglia diviso il numero dei membri che la compongono. In Francia c’è una media di circa 2 figli per donna, è il paese con il tasso di fecondità più alto in Europa.
Le donne sono aiutate economicamente e lavorativamente. Sono stati fatti molti investimenti nei servizi per l’infanzia: in primis gli asilo nido, dove le mamme possono lasciare i bimbi mentre lavorano. La donna lavoratrice è al centro della politica familiare.
Una proposta avanzata in Italia è quella che prevederebbe un contributo di 150 euro per figlio dagli 0 ai 18 anni a tutti gli Italiani, aiuto che consterebbe in un totale di circa 18 miliardi di euro. Ad esporre il progetto è Emma Ciccarelli, Vice presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari.
Genova ha fatto da sfondo ad un’intensa storia di solidarietà. La signora Sara vive da sola da quando sono morti sia il marito che la figlia. Ha un nipote che si è trasferito in Australia e torna a trovarla solo una volta l’anno. Sara però non è lasciata sola, ma si prendono cura di lei due volontarie della comunità di Sant’Egidio.
La Basilica della Santissima Annunziata è la sede di questa comunità e qui si ritrovano moltissimi anziani che non hanno nessuno. I volontari (grandi e bambini) danno loro aiuto e tanto affetto.
Purtroppo è sempre più alto il numero di ragazzi italiani costretti a lasciare casa per cercare lavoro all’estero. In studio Iacona intervista alcuni di loro. Questi ragazzi in Europa hanno trovato soddisfazione personale e stipendi all’altezza delle loro conoscenze. “Si tratta di meritocrazia” – afferma il giornalista e conduttore.
Nessuno di loro è intenzionato a tornare in Italia in futuro.
Non sono però solo gli Italiani ad andar via dall’Italia, ma anche gli stranieri che aveva scelto di risiedervi. Spesso anche a causa del razzismo dilagante. Una famiglia, per metà umbra per metà creola, testimonia il disagio vissuto a causa del pregiudizio e della cattiveria della gente. Vivono a Budrio e sono costretti a vivere nella paura. I bambini sono stati duramente attaccati e bullizzati a scuola. Ora i genitori hanno messo la casa in vendita e vogliono andar via dall’Italia.
Michela Murgia racconta le minacce di morte e di stupro, gli insulti, ricevuti in seguito ad un attacco a Salvini. “Quello che prima era un insulto da bar è diventato linguaggio istituzionale. Quel codice fiorisce sulla bocca di gente di persone che non pensavano di poterlo utilizzare” – dichiara. Ha chiesto il supporto e la protezione della Digos per tutelarsi da quello che lei stessa definisce un fenomeno di “squadrismo”.
La Murgia attacca nuovamente Salvini, contestando l’indifferenza mostrata nei confronti delle minacce e degli insulti che le sono stati rivolti: “Non solo non ha denunciato, ma le sue pagine hanno avallato questi comportamenti”.
In Canada è fortemente incentivata l’immigrazione. Il Ministero seleziona le qualifiche dei richiedenti in base alle esigenze economiche – sociali. Se c’è bisogno di infermieri, ad esempio, avranno la priorità coloro che hanno fatto richiesta ed hanno conoscenze sanitarie. Sono circa 90 mila gli stranieri ammessi ogni anno, 130 mila i rifugiati.
Il Canada fornisce loro sussidi economici. 2 milioni di cittadini privati hanno inoltre deciso di prendersi cura dei rifugiati, “adottandoli”.
Anche alcuni dei Ministri sono stranieri arrivati in Canada come rifugiati. In questo Paese vige il multiculturalismo: a Toronto si possono individuare 230 etnie e si parla 180 lingue e dialetti.