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Tante le personalità di spicco che interverranno in questo speciale in diretta da Palermo. Ci viene mostrato lo studio di Giovanni Falcone. Attraverso immagini di repertorio, viene mandato in onda il lancio della notizia sull’attentato al giudice.
Anche lo scrittore siciliano Andrea Camilleri racconta come ha saputo della morte di Falcone. Al suo arrivo alla stazione Termini di Roma gli fu comunicata la tragica notizia: “E’ stata un’autentica morte annunciata”, afferma.
Fabio Fazio, in diretta, ricorda i nomi delle vittime della mafia. Alle sue spalle, la casa della mamma di Paolo Borsellino. Pierfrancesco Favino legge una lettera che il figlio del giudice, a distanza di tempo, ha idealmente indirizzato al padre.
Un altro siciliano doc come Beppe Fiorello porta in scena un monologo sulla libertà. Quella di Falcone e Borsellino è stata una vita trascorsa sotto scorta, protetta dalle forze dell’ordine. “Abbiamo passato la nostra vita a guardare pezzi di mondo attraverso le persone che ci proteggevano”, dice Fiorello. Un gruppo di giovani leggono delle frasi dei due giudici. In aria vengono lasciati andare tanti palloncini bianchi.
Altro luogo simbolo della lotta alla mafia: l’aula bunker.
Nella puntata, ai telespettatori alcuni dei luoghi più importanti della città, balzati agli onori della cronaca per degli avvenimenti specifici. Dal carcere dell’Ucciardone, Michele Placido recita un pezzo di uno scrittore siciliano. Si passa al canto, con Carmen Consoli protagonista. La sua è un’interpretazione intensa e sentita.
Era il 19 luglio del 1992 quando Paolo Borsellino perse la vita. “Una domenica – racconta Saviano – cominciata in tutta normalità con la sveglia alle h.5.00 e poi un tuffo al mare. Poi rispose ad una lettera di una preside di una scuola di Padova. Per far capire che sono storie che riguardano tutti, bisogna parlare”, prosegue. Lo scrittore conclude il suo intervento con un discorso sull’amore rifacendosi alle parole di Borsellino.
A 25 anni di distanza, per la prima volta in televisione, parla Fiammetta Borsellino, figlia del giudice. “Abbiamo bisogno di verità. Dobbiamo pretenderla, non dobbiamo solo ricordarci nei momenti commemorativi. Solo così possiamo dire ai nostri figli di vivere in un paese libero”, dice la donna. Fabio Fazio la ringrazia per questo splendido “regalo”.
In piazza della vittoria, c’è il palazzo della questura.
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Luca Zingaretti, siciliano acquisito per il suo ruolo ne “Il commissario Montalbano”, si collega dalla biblioteca comunale casa Professa.
“Strage è la parola che unisce l’atto di mafia all’atto di terrorismo”, commenta Fazio. Il riferimento è, ovviamente, ai drammatici fatti di Manchester.
Il 14 maggio del 1993, nei pressi del teatro Parioli, in via Fauro a Roma, Maurizio Costanzo scampò ad un agguato. Il conduttore, da sempre impegnato nella lotta contro la mafia, aveva ospitato nel suo show, nel settembre precedente, il giudice Falcone. Ma non solo. Aveva bruciato una maglietta con la scritta “Mafia. Made in Italy”. A Totò Riina pare che queste parole non erano andate giù.
Ancora musica con Fiorella Mannoia.
Pif legge una lettera di lamentele, scritte da una cittadina, per il continuo rumore delle sirene che scortavano i giudici. “La soluzione – scrive la donna – è il trasferimento nelle villette alla periferia della città”. “Quasi come se la mafia fosse un problema solo dei giudici”, commenta Pif.
Ecco arrivare Don Ciotti. “Siamo cittadini fino in fondo. Legalità è un fatto di civiltà, di giustizia sociale. Ci sono ancora Italie che si nascondono. C’è troppa indifferenza ed egoismo. C’è una peste chiamata corruzione. E’ sempre più difficile distinguere. Dobbiamo impegnarci di più tutti. Solo insieme il desiderio di cambiamento diventa forza di cambiamento. Occorrono umiltà, tenacia, passione vera per il bene comune. Forza ragazzi”, dice Don Ciotti rivolgendosi al pubblico giovanile.
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Emanuela Loi è stata la prima donna ad essere caduta durante il servizio. Originaria della provincia di Cagliari, era ripartita il 18 luglio per la Sicilia dove il lavoro l’attendeva. Francesca Morvillo, moglie di Falcone, era un magistrato. Una vita di rinunce e privazioni, sempre al fianco del suo uomo. La donna è morta nella strage del 19 luglio, insieme al marito e a 3 uomini della scorta.
Dopo l’esibizione di Giuliano Sangiorgi al piano, ecco il fotografo Felici, famoso per aver scattato una delle foto più famose che ritrae i due giudici insieme. Poi, collegamento dalla spiaggia di Mondello.
Fazio accoglie il presidente del Senato, Pietro Grasso: “Ora tutti sappiamo. Sono 25 anni che danno la certezza che non dimenticheremo più”.
Antonio Vullo si definisce un “sopravvissuto miracolato”, sul palco affianco a Rita Borsellino, sorella del giudice: “C’è stata molta enfasi in questi giorni. Non vorrei che questo 25esimo mettesse il punto su tutto ciò. Guai a mantenere questa enfasi. Da oggi in poi la fatica deve essere sempre più. A noi i brandelli di verità non piacciono”.
Fazio si collega con Pif, che è in compagnia del barbiere di fiducia di Borsellino. Nella sua parrucchieria, il giudice venne a sapere dell’attentato ai danni dell’amico e collega Giovanni Falcone.
A Capaci, invece, c’è Saviano. Il monologo di chiusura è aperto da Giuseppe Costanza, unico sopravvissuto all’attentato di Falcone, di cui era l’autista. L’uomo racconta, nei dettagli, la tragica giornata del 23 maggio 1992.
Fazio accoglie di nuovo i suoi ospiti, tra cui il Presidente Grasso. L’ultimo collegamento è dall’autostrada in cui perse la vita Giovanni Falcone. Sulle note della canzone de “La vita è bella” di Benigni si chiude lo speciale.