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Porta a Porta è tornato nella seconda serata di Rai 1 ieri sera, 17 marzo 2020. Una puntata completamente diversa ed in linea con le nuove disposizioni governative che hanno radicalmente cambiato l’informazione televisiva. Bruno Vespa, infatti, era solo in studio. Tutti gli ospiti sono intervenuti in collegamento. Dopo lo stop dovuto ad un periodo di quarantena per aver ospitato Nicola Zingaretti positivo al Coronavirus, il conduttore ha ripreso il suo posto nella seconda serata del palinsesto di Rai1. Le polemiche con cui lo stesso Vespa aveva accettato la momentanea sospensione del suo talk sembravano foriere di un riscontro maggiore da parte dei telespettatori. Invece, il ritorno di Porta a Porta ha coinvolto 1.452.000 spettatori con 9.92%. Un risultato non eclatante. Ma certamente dovuto allo stravolgimento dell’informazione totalmente dedicata all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Vi riproponiamo tutte le fasi della puntata.
Porta a Porta 17 marzo 2020 – parla Peter Assembergs e confronto fra Luca Zaia e Giovanni Rezza
Il primo a intervenire è Peter Assembergs, direttore generale dell’ASST Bergamo Ovest. La provincia di Bergamo è una delle più colpite, con più di 400 decessi dovuti al Coronavirus. Secondo il dottor Assembergs la serrata totale degli ultimi giorni avrà di sicuro effetti positivi. Ma ci vorrà ancora del tempo per vederli. Segue un servizio registrato a Bergamo, dove i giornali sono ormai saturi di necrologi: ben 11 pagine solo ieri.
Vespa introduce quindi il confronto fra Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, e Giovanni Rezza, responsabile malattie infettive dell’ISS. Zaia chiede il perché dei ritardi nella comunicazione dell’emergenza. Specialmente all’inizio, quando ancora nulla era successo. Rezza risponde che sono dipesi dalla divergenza di opinioni della comunità scientifica. “C’era chi accomunava il Coronavirus a una banale influenza. Mentre invece è completamente diverso” conclude.
Il conduttore chiede quindi cosa ne pensino della chiusura delle scuole fino al 3 aprile: è sufficiente? Secondo Zaia non lo è, tanto che auspica vengano varate misure più stringenti. Rezza è più cauto e non si pronuncia. “Ma la battaglia sarà ancora dura e lunga” afferma.
Alla fine del confronto il conduttore saluta Luca Zaia. Giovanni Rezza resterà in collegamento per tutto lo svolgimento del programma.
Porta a Porta 17 marzo 2020 – Luigi Aurisicchio, le ricerche di un vaccino e di una cura
Luigi Aurisicchio è l’ospite successivo. Si tratta del fondatore e amministratore della Takis Biotech, azienda italiana che sta lavorando a un vaccino per il Coronavirus. La particolarità starebbe nel metodo di ricerca, basato su simulazioni eseguite al computer.
Il conduttore di Porta a Porta chiede ad Aurisicchio quanto tempo ci vorrà per produrre un vaccino. “Normalmente ci vorrebbero anni” risponde Aurisicchio. Ma aggiunge che in questo caso, data la situazione, probabilmente la sperimentazione sull’uomo potrebbe essere effettuata già a fine anno. Ad oggi, sono iniziate solo le sperimentazioni animali.
Il professor Paolo Ascierto, direttore della struttura di terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, interviene invece per parlare di come vengono curati i pazienti. Ultimamente, il Tocilizumab, farmaco per la cura dell’artrite, avrebbe dato risultati incoraggianti. Bisognerà aspettare la sperimentazione per capire la reale efficacia del farmaco. Per ora, possiamo avere solo “cauto ottimismo” afferma il professor Ascierto.
Porta a Porta 17 marzo 2020 – intervento di Attilio Fontana, presidente regione Lombardia
È in collegamento con Porta a Porta del 17 marzo 2020 anche Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia. Fontana, da poco uscito dalla quarantena, concentra il suo intervento sulla realizzazione della struttura ospedaliera nella fiera di Milano. Sono tante le donazioni giunte per attrezzare le sale, mancano solo 400 respiratori per terminare i lavori. La fiera di Milano potrebbe così diventare una struttura importante non solo per la Lombardia, ma per tutta l’Italia.
L’intervento successivo è di Renato Putrera, responsabile di Broncopneumopatologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Vespa lo ha chiamato in seguito al ricovero di un bambino di appena 5 mesi, risultato positivo al tampone. Il conduttore chiede se sia mai stato vero, come era stato lasciato intendere in passato, che giovani e bambini sono immuni al Coronavirus. La risposta del dottor Putrera è negativa: giovani e bambini possono contrarre il virus come tutti gli altri. Presentano solo sintomi diversi, spesso meno gravi di quelli presenti negli anziani.
L’opinione dello psicologo Massimo Ammaniti
Massimo Ammaniti, Professore Onorario dell’Università La Sapienza di Roma, discute di un argomento sentito da molti: le conseguenze psicologiche della reclusione forzata in casa.
Lo sviluppo di ansia, sensazioni sgradevoli di impotenza e incertezza per il futuro sono normali, dice Ammaniti. Non conoscere con esattezza il decorso della malattia porta a non sapere come reagire. Inoltre, la rottura delle routine e delle abitudini, come prendere un caffè al bar, è destabilizzante per tutti. Ci impedisce di ricondurre “lo stare a casa” a una situazione di normalità.
La reclusione forzata, però, non deve essere per forza un elemento di instabilità. Stare in casa “può aiutare a ritrovarsi con sè stessi” dichiara Ammaniti. In alcuni casi aggiunge di aver notato una maggior presa di coscienza verso l’importanza della ricerca e della scienza. Nonché, una ritrovata cura della propria persona, dell’igiene e della casa.
Gli interventi degli operatori sanitari
In chiusura, Vespa parla in collegamento con tre operatori sanitari sul territorio: due infermieri e una dottoressa. La prima è molto giovane, ha 23 anni. Si chiama Alessia Bonari, è infermiera. Poi è la volta di Lorenzo Pittori, 25 anni, anche lui infermiere. Il conduttore chiede loro quale sia l’esperienza che li ha più colpiti. La risposta è simile: “Le persone hanno paura” racconta Alessia. “Noi cerchiamo di tranquillizzarli” prosegue.
A Federica Pezzetti, dirigente medico dell’ospedale di Cremona, Vespa chiede come fare a coniugare l’impegno di questi giorni con l’essere una madre. Più in generale, se non abbia paura di contagiare la sua famiglia. Lei risponde che il rischio c’è, ma è insito nella professione. Tutti e tre gli interventi sottolineano la devozione degli operatori sanitari italiani verso il lavoro che stanno svolgendo.
Ci vorrà ancora molto tempo prima che l’emergenza possa dirsi rientrata, conclude Rezza parlando con il conduttore. Anche quando i risultati delle ordinanze inizieranno a mostrarsi, bisognerà aspettare di avere un vaccino. Altrimenti, il rischio è che il Virus non venga debellato del tutto.