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Nella puntata del 10 maggio di Non è l’Arena, Massimo Giletti è tornato sul caso Di Matteo – Bonafede con un video inedito di Adriano Celentano. L’ex Molleggiato ha espresso perplessità sui punti oscuri dello scontro tra il Ministro della Giustizia e il Magistrato palermitano. L’approfondimento è poi proseguito con un dibattito tra gli ospiti in studio, tra cui l’ex Ministro della Giustizia Claudio Martelli.
Non è l’Arena 10 maggio – Il video di Adriano Celentano
Adriano Celentano ha preparato un video ad hoc per Non è l’Arena del 10 maggio, in onda su La7. Un contributo in cui l’artista compare in penombra, tra sorrisi sardonici ed espressioni interrogative. Le sue parole, affidate alla voce fuori campo e alle scritte in sovraimpressione: “Bonafede e Di Matteo sono due brave persone, entrambe irreprensibili. Visto quel che è successo, però, forse uno dei due non è così irreprensibile?”.
Massimo Giletti ha voluto aprire con lui la lunga finestra della puntata dedicata al caso politico della settimana, innescato proprio da Non è l’Arena. Sul piatto, la mancata nomina di Nino Di Matteo a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la scarcerazione di circa 450 detenuti collegati alle cosche mafiose. Le opposizioni di Centrodestra hanno presentato una mozione di sfiducia in Parlamento. Mentre, il Movimento Cinque Stelle è scosso dalle discussioni interne. Sotto accusa, la cedevolezza del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Durante la puntata del 3 maggio di Non è l’Arena, il Magistrato Di Matteo era intervenuto in diretta. Aveva accusato il Ministro di avergli negato l’incarico a capo del DAP, nel 2018, dopo aver ceduto ai malumori dei boss mafiosi detenuti in regime di 41-bis. Una nomina ormai certa, saltata nel giro di 24 ore.
Nino Di Matteo è il Magistrato del controverso processo relativo alla presunta Trattativa Stato-mafia, risalente agli anni ’90. Da acerrimo nemico dei mafiosi, avrebbe suscitato – secondo la sua accusa – minacce di ammutinamento da parte dei boss, cui il Ministro Bonafede avrebbe ceduto.
Il Ministro ha ribattuto dicendo di non aver subìto alcun condizionamento. Ha specificato di aver cambiato idea solo quando Di Matteo si è mostrato incerto sull’accettazione dell’incarico. Aveva comunque deciso di affidargli il ruolo di Direttore Generale degli Affari Penali, che fu di Giovanni Falcone.
Non è l’Arena 10 maggio – Il caso Di Matteo Bonafede
Di Matteo ha chiamato Non è l’Arena durante la discussione sulla contestata scarcerazione dei detenuti mafiosi, decisa per motivi sanitari. Tra loro, quattro boss in regime di 41-bis, passati agli arresti domiciliari. Un provvedimento che ha portato anche alle dimissioni di Francesco Basentini, Capo del DAP fino a poche settimane fa.
Va specificato che 196 degli scarcerati, benché detenuti in regime di massima sicurezza, erano ancora in attesa di giudizio. Inoltre, il boss dei Casalesi Pasquale Zagaria, tra i più pericolosi al 41-bis, è affetto da una grave forma di cancro. Non poteva più essere curato nel carcere di Sassari, in cui si trovava.
Massimo Giletti ha elencato i nomi dei boss scarcerati. Mentre l’inviato Danilo Lupo è andato a Palermo per mettersi in contatto con due di loro, Francesco Bonura e Cataldo Franco. Quest’ultimo, carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato, ucciso e sciolto nell’acido per punire il padre reo confesso.
In studio, l’ex Ministro Claudio Martelli ha criticato Bonafede. A suo dire, è improbabile che le scelte di Bonafede siano state condizionate dai malumori dei detenuti. È più plausibile sia stata determinante l’influenza politica. Come quella dell’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini. Ritiene indubbio, tuttavia, che l’inadeguatezza di Bonafede abbia avuto un ruolo centrale.
Un’approssimazione evidente anche nelle spiegazioni rese. Dal momento che la Direzione Generale degli Affari Penali è stata declassata da riorganizzazioni interne al Ministero. Di fatto, non è più l’istituzione presieduta da Giovanni Falcone.
Caustico il Direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti: “Di Matteo è partito per arrestare Berlusconi ed è finito per arrestare politicamente il Ministro. Bonafede voleva arrestare tutti gli evasori, ha finito per scarcerare 400 mafiosi. Siamo di fronte a due personalità disturbate dall’egocentriscmo e dall’ambizione”.
L’intervento di Rita Dalla Chiesa
Massimo Giletti ha poi ospitato in collegamento con Non è l’Arena anche Rita Dalla Chiesa. Figlia del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia nel 1982, ha espresso insieme al conduttore l’auspicio che si tenga sempre a mente cos’è la mafia.
Un invito affinché le generazioni più giovani non perdano la percezione dei crimini commessi dalla malavita sul finire del Novecento. Il Ministro Bonafede, classe 1976, all’epoca dell’uccisione del Generale Dalla Chiesa aveva solo sei anni.