Domenico Iannacone propone da oggi domenica 31 maggio, un viaggio nella più dura e difficile periferia romana. L’appuntamento è su Rai 3, nella fascia dell’access prime time, alle 20.30.
Che ci faccio qui 31 maggio Iannacone a Corviale periferia romana
A poca distanza dal centro di Roma esiste una periferia che si identifica in un unico grande edificio: Corviale. O più precisamente Nuovo Corviale. L’edificio è chiamato anche Il Serpentone, a causa delle sue dimensioni: è lungo circa un chilometro. E’ situato nella periferia sud-ovest della capitale, precisamente nell’XI municipio.
Doveva rappresentare una nuova idea di periferia e di edilizia popolare. Ma,per le difficili condizioni di vita dei suoi abitanti, è diventato nell’immaginario collettivo, il quartiere-simbolo del degrado delle periferie della capitale.
Il complesso, che accoglie oltre cinquemila abitanti, è ubicato nei pressi della via Portuense. E’ stato progettato a partire dal 1972 da una squadra di 23 architetti coordinati da Mario Fiorentino e composto da affermati professionisti.Negli ultimi anni è stato set di alcune pellicole cinematografiche tra cui Scusate se esisto, di Riccardo Milani.
Che ci faccio qui due puntate su Corviale
Iannacone propone un viaggio in due puntate del programma Che ci faccio qui su questa parte singolare della periferia romana.
La prima puntata va in onda questa sera, domenica 31 maggio, alle 20.30 su Rai3.
Domenico Iannacone, con il suo tradizionale stile sobrio e documentaristico, racconta una delle realtà più dure della periferia romana. Incontra persone e da voce a un’umanità tradita e amareggiata che oramai si è rassegnata a non avere speranze per il futuro. Ma proprio a Corviale, mentre tutto appare perduto, è nata un’esperienza rivoluzionaria: il calcio sociale.
Ed ecco spuntare Il campo dei miracoli che dà il titolo al viaggio televisivo di Iannacone.
Massimo Vallati, con un’idea rivoluzionaria rispetto ai tempi, ha creato proprio a Corviale, il campo dei miracoli. Si tratta di un nuovo modello di comunità e coesione sociale, dove le regole dello sport sono completamente ribaltate. In questo campo, dove tutti possono giocare, non vince chi segna di più ma chi più si prende cura dell’ambiente e degli altri.
La struttura del Campo dei miracoli è in bioarchitettura, caratterizzata da un design modernissimo. Sorprende il visitatore per il netto contrasto rispetto al cosiddetto Serpentone ispirato alle teorie architettoniche di Le Corbusier.
Iannacone intervista Vallati che racconta la sua esperienza e la determinazione nel realizzare un progetto di cui gli abitanti sono fieri.