Martedì 23 giugno, su Rete 4, è andata in onda l’ultima puntata stagionale di Fuori dal coro, con Mario Giordano. Una chiusura con i cavalli di battaglia del talk show diventato avamposto spettacolare della destra populista in tv. Partito come un esperimento in access prime, in questa stagione si è affermato in prima serata con ascolti ben al di sopra delle aspettative.
Fuori dal coro Giordano conclude una stagione tra show, eccessi ed ascolti
Mario Giordano ha aperto l’ultima puntata di Fuori dal coro con la consueta introduzione pirotecnica. I problemi di chi aspetta l’aiuto per l’emergenza, le contraddizioni dell’INPS, gli immigrati, il COVID-19, l’intervista a Matteo Renzi sono diventati il condensato dell’ultima battaglia televisiva di questa stagione.
Il conduttore ha chiamato gli italiani a svegliarsi, suonando con foga un gong, dimenandosi, urlando. Uno spettacolo per contestare l’operato del Governo. A suo dire, l’Esecutivo addormenta gli italiani con favole come gli Stati Generali, mentre rimane inerme di fronte agli sconvolgimenti della vita reale.
Un vero e proprio show, spalleggiato subito dopo dagli interventi di Vittorio Feltri e Nicola Porro. Il Direttore di Libero ha stilato la sua pagella dissacrante della pandemia. Stilettate a Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Giuseppe Conte e Lucia Azzolina. Più docile, ma ugualmente critico, il giudizio su Matteo Salvini. Unici a salvarsi, il Virologo Roberto Burioni e Giorgia Meloni, premiata con un elogio senza riserve.
Dal canto suo, Nicola Porro è intervenuto sulla gestione INPS. L’operato del Direttore Pasquale Tridico è stato messo alla berlina a suon di urli pieni di foga. Finché non ha sorriso della sua stessa veemenza.
Dopodiché, è arrivata la prima intervista a Fuori dal Coro di Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva si è smarcato dalle critiche per l’atteggiamento ambivalente con cui appoggia il Governo pur criticandolo. Inoltre, ha detto di voler fare la sua parte per spingere Conte a sbloccare i cantieri e favorire la capacità di spesa delle famiglie.
Infine, Mario Giordano ha calcato la mano sui Casamonica e sugli immigrati. Ai primi ha dedicato un’inchiesta sullo strapotere con cui continuano ad agire indisturbati. Agli immigrati, invece, ha dedicato una pagina rialimentando i ritornelli del business dell’immigrazione e del degrado.
Il successo di Fuori dal coro
Fuori dal coro chiude la stagione con un successo superiore alle aspettative. Il talk di Rete 4 era nato nel 2018 come un esperimento televisivo in access time. Poi, il test del luglio 2019: tre puntate in prima serata per saggiarne le potenzialità. In ultimo, la promozione nella collocazione più prestigiosa, arrivata nella stagione appena conclusa. Con la consacrazione definitiva suggellata direttamente dall’Auditel.
Fuori dal coro supera costantemente 1 milione di telespettatori, con punte di 1,5 milioni e il 7% di share. Numeri di successo per un programma nato meno di due anni fa e che è andato in onda su Rete 4 con una concorrenza serrata. Di Martedì di Giovanni Floris su La7 ha concluso ad inizio giugno un’annata positiva, così come #Cartabianca di Bianca Berlinguer che si appresta ad archiviare una discreta edizione su Rai 3.
Quello di Mario Giordano è uno show dell’informazione. Le urla, il vagare esagitato per lo studio, le trovate scenografice e spettacolari, sono un modo per bucare lo schermo con temi e istanze scelte rovistando nella fantomatica ‘pancia del paese’.
Un humus sensazionalistico con cui portare in tv la viralità informativa. In Fuori dal coro, l’approfondimento è sacrificato a immagini e slogan scelti per evocare senzazioni. Come nel caso dei cassaintegrati, branditi in ogni puntata come simboli di un’Italia alla deriva, ma confinati a pochi secondi di testimonianza. La loro sacrosanta battaglia trasformata in uno strumento per sobillare il pubblico.
La formula di Fuori dal coro funziona in termini di ascolti, complice la ripetitività quasi ossessiva di alcuni elementi chiave che creano familiarità. Mario Giordano sceglie di essere sopra le righe, di semplificare e legare i suoi spettatori ad un racconto che lui chiamerebbe ‘politicamente scorretto’. Ma è sopratutto uno spettacolo dell’informazione.