Indice dei contenuti
- 1 Atlantide 23 settembre, la diretta
- 1.1 Atlantide 23 settembre, l’interviosta a Roberto Saviano
- 1.2 Atlantide 23 settembre, Paolo Siani e il presidente Roberto Fico
- 1.3 L’intervento di Luigi De Magistris, l’intervista a Luciana Lamorgese
- 1.4 L’intervista ad Armando D’Alterio
- 1.5 Il terremoto in Irpinia
- 1.6 I Giornalisti sotto scorta, l’intervento di Massimo Giletti
- 1.7 Come si vive sotto scorta?
- 1.8 Fortapàsc di Marco Risi
Questa sera, 23 settembre, va in onda, in diretta dalle 21.15 la prima puntata dell’edizione 2020 di Atlantide, Storie di uomini e di mondi. L’appuntamento è su La7.
Il programma di divulgazione e approfondimento, condotto da Andrea Purgatori, dedica la serata a Giancarlo Siani, giornalista ucciso 35 anni fa dalla Camorra. “Per informare bisogna ancora farsi guardare le spalle?” ha scritto il conduttore in un tweet.
Un argomento, purtroppo, attuale anche oggi. Ufficialmente sono 23 i giornalisti costretti a convivere con la protezione dello Stato. Tra questi figurano Federica Angeli, Roberto Paolo e Massimo Giletti.
Giletti è l’ultimo, in ordine di tempo. Il giornalista è finito sotto scorta a seguito dalle minacce del boss Filippo Graviano. L’uomo, intercettato dal carcere, aveva attaccato GIletti per aver resi pubblici alcuni nomi di detenuti legati alla sua cosca mafiosa, durante la puntata del 10 maggio 2020 di Non è l’Arena su La7.
Tra gli ospiti di questa sera ci sono Roberto Saviano, Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, Roberto Fico, il presidente della Camera. Ma anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Presente infine il procuratore Armando D’Alterio. Le sue indagini portarono, nove anni dopo il delitto Siani, a scoprire i mandanti e gli esecutori dell’omicidio.
Atlantide 23 settembre, la diretta
“Insieme alla storia di Giancarlo Siani, parliamo della storia di questo paese, dei fondi europei, che potrebbero risollevare il paese dopo la crisi post Covid-19.” esordisce il conduttore Andrea Purgatori.
La storia di Giancarlo Siani è un esempio di coraggio e professionalità. Non ebbe paura di parlare, in un articolo del 10 giugno 1985, dell’arresto del boss Valentino Gionta, reso possibile grazie a una soffiata degli storici alleati Nuvoletta.
I primi ospiti in collegamento con Atlantide sono Paolo Siani e Roberto Fico. “Oggi Giancarlo è un simbolo per i giornalisti uccisi, per quelli sotto scorta. Che paese è uno in cui i giornalisti per informare devono farsi guardare le spalle dalla polizia o dai Carabinieri?” si chiede Purgatori.
Quindi, prima di parlare con Paolo Siani e Roberto fico, va in onda un’intervista pre-registrata a Roberto Saviano.
Atlantide 23 settembre, l’interviosta a Roberto Saviano
“Incredibile oggi leggere quello che fu fatto allora. Siani fu ucciso perchè aveva intravisto un magistrato importante uscire da una casa chiusa. Così si diceva. Si voleva che tutto fosse sepolto.” afferma Saviano mentre racconta alcuni degli aneddoti che si raccontarono per giustificare l’omicidio di Siani, nascondendo il coinvolgimento della Mafia.
“Le persone sentono di essere accusate, non difese. Le proprietà vicine alla Mafia si svalutano. Infine, associ il territorio alla Mafia.” queste alcune delle ragioni che, secondo Saviano, impediscono alla politica di parlare abbastanza spesso di Mafia.
“Si crea un finto codice d’onore del mafioso. Che ti chiede il pizzo, ma lo fa direttamente. Lo Stato, per alcuni, diventa uno che ti chiede i soldi di nascosto.” conclude quindi Saviano.
Atlantide 23 settembre, Paolo Siani e il presidente Roberto Fico
“Era un ragazzo normale che voleva solo fare il giornalista. La storia di Giancarlo funziona con i ragazzi. Sono gli adulti che hanno difficoltà a capire.” afferma Paolo Siani, fratello di Giancarlo.
“Non ricordo il momento preciso in cui ho scoperto la storia di Giancarlo Siani. Ma oggi posso dirle che dentro di me questa storia c’è sempre stata. E questo costituisce un dato: Siani per Napoli appartiene a un momento storico difficile e doloroso” conferma Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati.
Viene mandata in onda una clip presa dal film Fortapasc, che racconta la storia di Siani e andrà in onda dopo Atlantide.
“Nel nostro paese non dobbiamo solo contrastare le mafie: dobbiamo sconfiggerle. E’ una realtà da contrastare ogni giorno.” afferma Roberto Fico. “La lotta va fatta con il lavoro, con la polizia, dobbiamo riaccendere la luce dove c’è buio.” continua poi.
“La questione Mafia è un po’ messa da parte dalla politica?” chiede il conduttore a Fico. “Uno dei primi interventi fatti in tempo di covid è stato agire in tempo per aiutare chi aveva bisogno, per scongiurare il rischio che la criminalità organizzata si approfittasse si chi aveva bisogno per estendere i propri consensi” risponde il presidente della Camera. “Tutti dobbiamo parlare di Mafia e criminalità organizzata, sempre.” conclude.
L’intervento di Luigi De Magistris, l’intervista a Luciana Lamorgese
Viene mandata in onda un’intervista pre-registrata fatta a Luciana Lamorgese, ministro degli Interni.
“Quando arrivò la notizia tutti avemmo un senso di impotenza di fronte a un fatto così grave” afferma la Lamorgese. “Scrivere in quegli anni, in quelle zone, voleva dire aiutare la politica segnalando i collegamenti fra le cosche e la politica stessa. Oggi Siani sarebbe di certo un giornalista affermato.” continua il ministro.
Anche alla Lamorgese viene posta la domanda: si parla abbastanza di Mafia? “Abbiamo una priorità al riguardo. Dobbiamo evitare che le Mafie intercettino i finanziamenti destinati alla riqualificazione di Palazzo Tenca.” risponde il ministro.
“L’epidemia sociale ed economica, sanitaria, è diventata consenso per le Mafie. Il governo è stato lento, e la Mafia ne ha approfittato. Rischiamo di tornare indietro” afferma Luigi De Magistris, sindaco di Napoli.
L’intervista ad Armando D’Alterio
“Siani aveva davvero La Stampa Addosso (titolo del libro scritto da D’Alterio n.d.r.), e anche la Mafia si sentiva quella stampa addosso.” racconta Armando D’Alterio, procuratore che ha portato all’arresto dei mandanti e degli esecutori dell’omicidio di Giancarlo Siani.
“Ai tempi le cosche mafiose dei Gionta e dei Nuvoletta erano in guerra. Quando un Gionta viene arrestato, Siani analizza e deduce che ciò non possa essere avvenuto senza un intervento dei Nuvoletta. All’epoca non fu, ovviamente, confermato tale legame. Perciò resta una deduzione logica eccezionale” racconta ancora D’Alterio.
Prosegue la messa in onda delle clip con l’intervista fatta a Roberto Saviano. “I Nuvoletta sono l’unica famiglia esterna alla cupola siciliana. Quando la Camorra decide di uccidere SIani, si confrontano due organizzazioni potentissime, due famiglie Mafiose.” afferma Saviano. “In quel caso Siani capisce che Gionta è un problema, proprio perché sta dando fastidio ai Nuvoletta.” continua il giornalista.
“Siani sapeva di star studiando un ordigno pericoloso. Ma forse non aveva accortezza di essere in pericolo di vita. L’attentato era impensabile.” racconta Saviano.
Il conduttore ricorda che De Magistris, da magistrato, prima di essere eletto sindaco, fu protagonista nell’arresto del boss dei Nuvoletta.
Il terremoto in Irpinia
Sono proiettate immagini di repertorio provenienti da telegiornali e documentari dell’epoca, in cui il presidente Sandro Pertini andò di persona a visionare i danni fatti dal terribile terremoto in Irpinia. “Napoli paga ancora i danni di quel fiume di denaro che fu necessario per la ricostruzione” dichiara De Magistris.
“C’è ancora da scoprire qualcosa nel delitto di Giancarlo Siani?” chiede il conduttore. “Sono stati condannati mandanti ed esecutori. Ma si è scelto di non portare a giudizio 7 persone, per le quali non c’erano prove a sufficienza. Incriminarle avrebbe ftto un favore alla Camorra.” risponde D’Alterio.
“Perchè ci vollero 9 anni per scoprire mandanti ed esecutori?” chiede ancora il conduttore. D’Alterio risponde che “Ci furono depistaggi fin dall’inizio. Fu tutto studiato.”.
I Giornalisti sotto scorta, l’intervento di Massimo Giletti
“Le persone pensano che avere la scorta sia un privilegio” afferma Federica Angeli, giornalista sotto scorta. “Ma è una schiavitù. Si perde la propria normalità, è stravolta. Chi fa inchiesta oggi rischia molto.”.
In studio ad Atlantide stasera, 23 settembre, è arrivato Massimo Giletti, messo sotto scorta questa estate. “Perchè non ti hanno avvertito prima?” chiede il conduttore. “Ci sono molte risposte non date. E’ un problema in questo paese. Ma non mi importa. Vorrei si parlasse di noi per le inchieste che facciamo.” risponde Giletti.
Poi, Purgatori manda in onda un servizio dove sono elencati i giornalisti uccisi nel nostro paese dal 1960 circa ad oggi. L’ultimo, Beppe Alfano, è morto nel 1993. Quindi, è trasmessa una nuova clip tratta dall’intervista al ministro Luciana Lamorgese.
“I giornalisti sotto scorta sono quelli che fanno emergere situazioni di illegalità, il compito dello Stato è proteggerli.” afferma la Lamorgese.
Come si vive sotto scorta?
“Vivi da 11 anni sotto scorta. Che paese ‘ l’Italia, con i suoi 24 giornalisti sotto scorta, e gli innumerevoli minacciati?” chiede il conduttore. “Potrei dire che dire la verità è pericoloso in Italia. Inoltre, ultimamente si è vista la scorta come un merito. E il non darla come un demerito. E’ stato un gesto criminale.” risponde Saviano durante l’intervista pre-registrata. “Se la scorta diventa elemento politico, metti un mirino sul corpo della persona di cui parli. Rendi l’attribuzione della scorta un fatto personale” continua il giornalista.
“Per me ancora oggi è difficilissimo vivere sotto scorta. Non perdo le speranze di ritornare a una vita normale” conclude Saviano.
“Vorrei raccontare il giovane uomo che era Giancarlo” afferma il conduttore rivolgendosi al fratello di Giancarlo, Paolo Siani.
“Era un ragazzo normale. Allenava una squadra di pallavolo, viaggiava su una macchina scoperta, ed era pronto ad iniziare la sua vita. La sua mancanza non si attutisce con il tempo, si accentua. Ma sono certo che le nuove generazioni di giornalisti abbiano in Giancarlo un esempio. Questa è la mia speranza.” risponde Paolo Siani.
“La Mafia è forte, ma trova l’imprenditore che si fa corrompere. Dobbiamo investire nella cultura, sui ragazzi, per far capire che fare affari con la mafia non conviene.” conclude Siani
Fortapàsc di Marco Risi
Stasera, 23 settembre, Atlantide si conclude. Ma viene proposto subito dopo il film che racconta la storia di Giancarlo Siani: Fortapàsc, di Marco Risi, realizzato con la collaborazione di Andrea Purgatori.
Pare che al momento della primissima proiezione del film furono sollevate polemiche sui contenuti del film. Non solo. Mentre si documentavano in loco, a Napoli, Marco Risi e Andrea Purgatori dovettero fingersi geometri.
“Un film stupendo, che racconta Giancarlo vero, che emoziona i ragazzi e lascia dentro un senso di dolore. Perchè nessuno vorrebbe che quel film finisse così” commenta Paolo Siani. “Ho fortemente voluto che fossero inseriti alla fine del film i nomi dei mandanti e degli esecutori del delitto. E la gente, quando scorrono i titoli di coda, legge tutto fino alla fine.” conclude Siani.
La storia di Fortapasc comincia a raccontare la vita di Giancarlo Siani da quando il giornalista lavorava già per la testata Il Mattino di Torre Annunziata. Ripercorre così gli ultimi mesi della vita di Siani, i cui articoli, pubblicati nella sezione di Cronaca Nera, iniziano gradualmente ad infastidire la Camorra. Finchè, il Film si conclude, tragicamente, con la morte di Giancarlo, avvenuta il 23 settembre 1985 proprio per mano della Camorra. Giancarlo aveva solo 26 anni.