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Venerdì 3 marzo, dalle ore 21:20 su Rete 4, è prevista la messa in onda di un nuovo appuntamento con Quarto Grado. Il programma, curato da Siria Magri, è condotto come di consueto dai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Alessandra Viero. Le puntata è fruibile in diretta streaming dal sito di Mediaset Play.
Quarto Grado 3 marzo, la morte di Liliana Resinovich
Al centro di Quarto Grado del 3 marzo vi è la morte di Liliana Resinovich. La pensionata di Trieste è divenuta centrale nelle cronache lo scorso dicembre 2021, dopo essere sparita dalla propria abitazione. Nonostante le ricerche siano partite quasi subito, di lei si sono perse le tracce per settimane. All’inizio del gennaio 2022, nei pressi di un boschetto non troppo lontano da casa, le forze dell’ordine hanno rinvenuto il suo cadavere privo di vita.
Come racconta Quarto Grado del 3 marzo, gli esami autoptici non hanno evidenziato alcun segno di violenza sul corpo. La causa della morte individuata è quella del soffocamento e, dopo tante indagini, la procura è arrivata alla conclusione che Resinovich si è tolta la vita intenzionalmente.
La famiglia non crede allo scenario del gesto volontario
A Quarto Grado del 3 marzo si discute della richiesta della procura di archiviare il caso. Sergio, il fratello di Liliana, ha manifestato la contrarietà per la chiusura delle indagini: “Mia sorella non si sarebbe mai uccisa, dunque per me la tesi della procura non è valida. Chiedo un approfondimento dell’inchiesta, oltre alla riesumazione del corpo”.
Il fratello ha proseguito, spiegando la propria convinzione: “Ha avuto un diverbio con qualcuno, ha preso un pugno o uno schiaffo, come si deduce dal volto. A quel punto penso che qualcuno possa averle infilato la testa nei sacchetti, causandone in questo modo la morte”.
Quarto Grado 3 marzo, il processo su Saman Abbas
Nel corso di Quarto Grado del 3 marzo è proposto un focus su Saman Abbas. La giovane di origini pakistane, secondo l’accusa, è stata uccisa dalla sua famiglia. La causa, con ogni probabilità, sarebbe da rintracciare nel rifiutato di un matrimonio combinato e nell’aver manifestato la volontà di adottare uno stile di vita occidentale.
Da qualche settimana è iniziato il processo per la sua morte. Tra gli imputati vi è il 48 enne Shabbar, padre di Saman che si trova in Pakistan, in attesa di estradizione. Da qui respinge ogni accusa e difende il fratello Danish. Proprio quest’ultimo, secondo la procura, è l’esecutore materiale dell’omicidio. Il genitore della vittima, a sua volta, punta il dito contro Saquib Ayub, fidanzato della figlia che ora vive in un luogo protetto e che si è costituito parte civile nel processo.