Una statua di donna creata, modellata da uno scultore si anima, per poi prendere definitivamente vita e avanzare lungo bianche spiagge. Un luogo paradisiaco in cui si erge un imponente albero rosso; ai piedi, un bellissimo ragazzo in costume adamitico. Tra i due, un vassoio la cui forma richiama il serpente tentatore. E sul vassoio, naturalmente, un cocktail con il Campari.
La narrazione di Paolo Sorrentino procede su due binari: da un lato un barman che prepara un Americano con la classica fetta di arancia, dall’ altro lo scultore che realizza la sua opera. I due processi viaggiano parallelamente, con le medesime similitudini: il succo dell’arancia nel bicchiere come l’acqua sull’argilla per modellarla, la fine del processo prima della presentazione finale. E come il barista che termina di preparare l’aperitivo, anche lo scultore può coprire la statua per riposarsi.
Davanti alle sue tante donne di argilla, tutte coperte da un lenzuolo bianco, l’uomo chiude gli occhi. La dimensione onirica prende così il sopravvento: l’ultima statua inizia a camminare, il lenzuolo diviene un abito che ne copre le parti intime lasciando dietro un lungo strascico.
La donna procede a lunghe falcate, decisa a recarsi all’ albero rosso: proprio lì, tra lei e il ragazzo che la aspetta, campeggia un vassoio con il Campari Red Passion. un Adamo ed Eva riscritti in chiave pubblicitaria, per un oggetto del desiderio legato non alla trasgressione delle regole quanto alla passione.
Viene dunque creata una sorta di mitologia della nascita della passione, in un mix di elementi tra il sacro e il profano. Non senza aver però suggerito che, proprio come una statua, anche preparare un Americano con Campari è un atto d’arte.
Il progetto è stato sviluppato insieme all’agenzia Havas Milan. I direttori creativi sono Erick Loi e Francesca De Luca, mentre la direzione creativa esecutiva di Giovanni Porro. La casa di produzione è Filmmaster Productions.