Una scomoda verità 2, proprio come il primo documentario, si occupa di cambiamenti climatici. Dai ghiacci della Groenlandia che “esplodono” fino alle strade allagate di Miami, Al Gore continua la sua opera di sensibilizzazione ai temi dell’ambiente. Magari con la speranza che, come già avvenuto nel 2007, anche questo lavoro gli frutti qualche Oscar.
Percorso da una forte componente autocelebrativa, il documentario segue l’ex politico americano nella sua attività quotidiana: i “sopralluoghi” nelle zone del pianeta, le interviste con la stampa, gli incontri con i capi di Stato mondiali per parlare di energie rinnovabili. La formazione agli iscritti al Climate Reality Project, il progetto nato con l’obiettivo di comunicare e sensibilizzare sul problema della crisi climatica, argomento che secondo al Gore non ottiene la copertura mediatica che meriterebbe. E il tema si intreccia fortemente con la politica: Trump nega l’importanza primaria del problema, la propaganda dei gruppi petroliferi per inibire gli investimenti nelle rinnovabili.
Per risolvere la crisi ambientale, sostiene Al Gore, bisognerebbe innanzitutto risolvere la crisi democratica, dato che governano i poteri dei grandi interessi economici.
Una scomoda verità 2 procede come una “missione”: divulgare il messaggio a più persone possibili, estendere il progetto. Perché alcune zone del mondo sono a rischio sommersione: le Maldive ad esempio, oppure Miami, dove si stima che il livello dell’acqua si alzerà di due metri entro la fine del secolo. Non a caso, nella città della Florida, gli operai riparano il manto stradale allagato utilizzando dei materiali resistenti all’ acqua di mare.
L’impatto della mutazione climatica è visibile negli uragani, che si scaricano con sempre maggiore intensità: e se a Livorno la potenza non eguaglia quella del ciclone Irma, è solo perché il Mar Tirreno non ha la vastità dell’Oceano.
Come spiegato durante l’evento svoltosi per questa anteprima, una delle conseguenze sarà la presenza di “migranti climatici”: persone costrette a lasciare i luoghi d’origine a causa delle diverse condizioni imposte dai cambiamenti climatici. Mario Tozzi, primo ricercatore del CNR, ne dà una stima: 220 milioni di migranti entro i prossimi 30 anni.
Il deserto del Sahara ad esempio, è destinato a spingersi verso sud, privando man mano i popoli dei terreni di sussistenza. Ma più che di persone, in generale, bisogna parlare di intere comunità sradicate dai luoghi di appartenenza.
Se Una scomoda verità aveva rappresentato una pietra miliare per la comunicazione sul riscaldamento globale, ora Al Gore riparte da dove aveva lasciato. I ricavi del film verranno investiti per la formazione degli attivisti: segno che gli anni passano, ma la “missione” rimane sempre la stessa.