In particolare negli ultimi tempi è stato legittimato il cosiddetto “linguaggio dell’odio“, un fenomeno che è stato affrontato anche in molti contenitori televisivi ed è stato oggetto di inchieste anche da parte de “Le Iene Show“.
Infatti alcuni personaggi del mondo dello spettacolo come ad esempio Emma Marrone, Vittorio Sgarbi e Mauro Coruzzi (Platinette), dopo essere stati duramente colpiti da queste campagne d’odio, sono stati messi a confronto con i propri haters dagli inviati de “Le Iene“.
Federico Ruffo vuole dunque capire se ci si può sentire sicuri quando si usa uno dei principali social network. In particolare si cerca di capire chi può esserci dietro lo schermo del pc e perché si odia così violentemente, soprattutto quando si affrontano problemi come la politica, i diritti civili, la polemica sui vaccini, ma anche lo sport e la religione.
Ci verrà comunicato che soltanto nel nostro paese ogni giorno vengono registrati in rete circa 7000 messaggi di odio. Di questi messaggi circa il 13% sono rivolti a personaggi famosi. Non solo ma purtroppo non si ha il coraggio di esporsi in prima persona, per cui si tende a creare un falso profilo, anche detto fake, per poter insultare anonimamente.
Ma l’aspetto più inquietante di tutto questo è una sorta di difesa dell’hating online: lo si ritiene infatti una forma di rivalsa sociale da parte di coloro che non sono riusciti ad ottenere popolarità, ricchezza economica o uno status sociale magari agognato e mai riuscito ad ottenere.
Si tratta quindi di una serie di inchieste che vuole soprattutto tenere conto del punto di vista degli odiatori e vuole capire quali sono le cause di questo dilagante fenomeno.
Non ci saranno prese di posizione, né opinioni, né opinionisti. Tutto sarà raccontato solo dal punto di vista della cronaca, senza giudizi e senza nessuna tesi precostituita.
Però Federico Ruffo è andato a raccogliere le testimonianze di molti personaggi, naturalmente sempre gente comune, che si sono resi protagonisti di questi comportamenti violenti. Si è fatto spiegare perché fanno tutto questo e ne viene fuori un quadro desolante: si tratta quasi sempre di famiglie normali, persone per bene che ad un certo punto decidono di diventare degli haters perché pensano di avere molto da dire sui comportamenti di altre persone che a loro non piacciono. Siamo cioè in presenza della banalità del male.
Far web la prima puntata
Nella prima puntata l’inchiesta ha per titolo “nel nome del popolo italiano“. Federico Ruffo ha attraversato l’Italia da nord a sud alla ricerca di persone comuni che ad un certo punto si ergono come giustizieri della società. Troveremo persone di ogni tipo: da chi odia le istituzioni laiche e religiose, ai padri e ai nonni amorevoli che ad un certo punto sul web diventano omofobi e razzisti.
Il programma si pone come un punto di riferimento per cercare di capire con esperti del settore come si può arginare un fenomeno che diventa sempre più violento e discutibile.