Quale sarà il suo impegno per questa maratona?
Il mio impegno parte da lontano, perché non è il primo anno che aderisco a questo evento che sento molto caro. Lo sento molto vicino alla mia famiglia perché ho avuto un caso, purtroppo non con buoni esiti, della malattia di una sorella, perciò mi sento molto coinvolta.
Sarò testimonial, presente in una delle serate di punta della Rai e comunque…forza Telethon, perché avere tutta questa forza propulsiva dopo 28 anni, è davvero degno di nota.
Dopo Telethon ci sarà qualche altro impegno televisivo?
Naturalmente. Al momento sono in promozione con il libro La voce nel cassetto, che racconta il ritrovamento della mia voce persa, poi ritrovata e tirata fuori come cantante.
Mia sorella è morta quando io avevo un anno e mezzo: a causa di questo trauma, ho perso la voce. Il dolore nella mia famiglia mi ha fatto tacere: ho iniziato a non parlare più, e ho ritrovato la voce a cinque-sei anni. Per anni ho introiettato i sentimenti, che poi sono esplosi davanti a un microfono.: il microfono era la mia terapia, la ricerca di me stessa.
Questo lo racconto nel romanzo La voce nel cassetto: la promozione andrà avanti fino a marzo, poi inizierà l’esperienza di Piccole Luci su Rete 4.
Che cosa vedremo a Piccole Luci?
Saranno otto puntate. In questa seconda stagione racconteremo storie sociali: storie di persone che, venendo dal buio totale, ce l’hanno comunque fatta. Avremo ad esempio un hacker che, dalla sua stanzetta dove riusciva a scomodare addirittura il Pentagono, oggi lavora al Ministero: da un ruolo oscuro a uno riconosciuto e positivo per tutta la società, per l’intelligence del nostro Paese.
Avremo casi di malattia che si risolvono in una guarigione o, se non in una completa guarigione, in una risoluzione della persona che trova comunque una strada.
Da Tale e Quale Show in poi, ha deciso di virare completamente su una carriera televisiva…
Anche questa è una modalità per comunicare con le persone. Per 37 anni la prima modalità è stata la musica; da un paio di anni a questa parte, ho trovato questa via di comunicazione diretta che è la televisione. Il senso però è sempre lo stesso: stare il più possibile a contatto con la gente, e poi ributtare fuori quelle emozioni attraverso la telecamera.
Il bisogno è lo stesso, cambia il mezzo.
Quindi non la vedremo più a Sanremo?
Non lo so…Quest’anno avevo fatto una riflessione sul Festival, ma ho preferito dare la precedenza a questo racconto, che durerà fino a primavera, che non al Festival dove serve un impegno univoco per un mese intero. Bisogna andare a Sanremo quando si può essere concentrati solo su quello.