Ma ce ne saranno tante altre di edizioni, fa intendere il direttore di Raidue, Andrea Fabiano, che strappa la promessa e l’impegno del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e del presidente della Rai, Monica Maggioni, affinché il programma non venga fermato in futuro.
“Comunque non è un programma facile da realizzare” – ha spiegato il conduttore Pablo Trincia – anzi è difficilissimo, un vero incubo. Ci sono tanti rischi da correre, perché si ha a che fare con le famiglie che spesso si scontrano con gli insegnanti. Ci sono infinite dinamiche familiari che possono fare da muro alla narrazione della storia. Ogni puntata richiede settimane di preparazione – conclude la Iena Trincia – mettere una telecamera nello zainetto dello studente e registrare tutto quello che avviene in classe, per poi tagliarlo e montarlo è un lavorone”.
“Mai più bullismo è un progetto a cui desidero dare continuità” – ha sottolineato il direttore di Raidue – “siamo il primo paese che sta già trasmettendo la seconda edizione. Si tratta di un tema di cui il servizio pubblico deve farsi carico. Un programma dal linguaggio crudo, che affronta la realtà, guardando in faccia il problema nel tentativo di superarlo”. Fabiano ha anche promesso alla ministra Fedeli che troverà un’altra collocazione per replicare le puntate del programma, in un orario più consono alla visione dei giovani. Ed infatti ogni puntata sarà in replica il sabato nel day time. La decisione annunciata in conferenza stampa è stata formalizzata subito dopo.
Il presidente Maggioni ha espresso parole di elogio per il programma, visto anche all’estero, che qualifica il servizio pubblico della Rai: “I grandi problemi del paese si affrontano raccontandoli e cercando le soluzioni per risolverli”.
Secondo il ministro Fedeli di bullismo e cyberbullismo più se ne parla più escono cose. “Ci sono due punti importantissimi a cui i ragazzi devono far riferimento” – ha aggiunto la responsabile del Miur – “il primo riguarda chi denuncia di aver subito atti di bullismo, che deve essere sostenuto da tutto il mondo che lo circonda. Perché denunciare non significa fare la spia. Il secondo: mai sentirsi in colpa se si è vittime”.
Alla presentazione erano presenti anche gli alunni di una scuola di Ladispoli, la Corrado Meloni, che hanno deciso di affiancare il referente voluto dal ministero con un gruppo di ragazzi, in quanto gli studenti conoscono meglio le situazioni all’interno delle classi. Una specie di commissione eletta dagli stessi compagni di scuola.