Presente in sala Alfonso Sabella, autore del libro da cui è stata tratta la fiction.
Prende la parola Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction: “Il cacciatore si inserisce nell’ampio ventaglio dell’offerta di Rai Fiction. Per Rai 2 possiamo costruire delle storie più scomode con dei protagonisti complessi, ricchi di chiaroscuri e con un linguaggio che esce dalle convenzioni. Questa modernità di linguaggio e di racconto ha permesso a Rai Fiction la possibilità di una coproduzione internazionale (Beta). Il protagonista della storia è in linea con questo nuovo linguaggio, è una delle prime volte in cui si costruisce un romanzo basato su avvenimenti realmente accaduti. I personaggi della storia sono ricchi di contraddizioni, a cominciare da Saverio Barone che è un uomo dello Stato ma insegue anche una sua realizzazione personale. Accanto agli uomini ci sono delle donne forti che sapranno farsi valere. Il cacciatore è un prodotto strategico della Rai, ha una scrittura molto moderna e una regia che strizza l’occhio alla serialità contemporanea. Per noi questo è un grande passo in avanti”.
Giorgio Buscaglia, capostruttura Cinema e fiction di Rai 2, dichiara: “La fiction si svilupperà nell’arco di 6 serate. La serie doveva iniziare il 7 marzo, ma a causa della partita della Champions della Juventus sulla concorrenza abbiamo deciso di spostarla al 14 marzo e andrà sempre in onda mercoledì. Il Cacciatore è un prodotto prestigioso, con una bellissima fotografia e sono convinto che avrà un’ottima riuscita“.
Rosario Rinaldo (Cross Production): “La fiction italiana è cresciuta in questi ultimi anni al pari di quella internazionale. Con questo progetto abbiamo cercato di rivolegerci ad un pubblico giovane. Ritengo Il Cacciatore il miglior progetto fatto finora dalla nostra società di produzione. L’ho capito da quando mi è stato fatto leggere il libro di Alfonso Sabella, da cui è tratta la serie. Lui non è un eroe, ma assolutamente un personaggio normale“.
La parola passa ad Alfonso Sabella, che afferma: “In quegli anni, ad inizio anni ’90, lo Stato era in ginocchio e non si capiva che se avrebbe avuto la forza di rialzarsi dopo le stragi mafiose. Nonostante questo, siamo riusciti ad arrestare tutti i più pericolosi latitanti e a condannarli severamente: quella è stata la dimostrazione che quando vuole lo Stato riesce a funzionare. In questa fiction i ruoli sono chiari: non c’è dubbio tra chi siano i buoni e i cattivi. Questi ultimi hanno i nomi reali, mentre i buoni sono di fantasia tranne il personaggio di mia figlia e del carabiniere Leonardo Zaza, che è stato con me per 7 anni e che ci ha lasciato poco tempo fa“. Qui il magistrato si commuove e lo ricorda come “un grande servitore dello Stato, un eroe“. Aggiunge: “I personaggi hanno saputo interpretare molto bene, anche nel fisico, i veri protagonisti di quegli eventi tragici. Di questi fatti finora mancava il racconto, perché spesso ci si concentrava fino alle stragi del 1992″.
“Stiamo lavorando a questa serie da tanti anni“, dice lo sceneggiatore Marcello Izzo. “Quello di Sabella è un libro ‘carnale’, che sembra metterti davvero di fronte ai mafiosi che vengono arrestati. Anche nel titolo abbiamo percepito un cambio di rotta: Il cacciatore racconta una mafia che viene inseguita, cercata, cacciata“.
Francesco Montanari è il protagonista, Saverio Barone: “Lui non è Alfonso Sabella, in tutto quello che fa tranne nei fatti di cronaca che lo vedono coinvolto. Non ho voluto conoscere Alfonso prima delle riprese, ma mi sono prima confrontato con i registi. Poiché non avrei dovuto interpretare un essere umano vivente, avevo paura di farmi fuorviare da un’idea preimpostata prima di leggere la sceneggiatura. Dopo l’inizio delle riprese, ho avuto l’onore di incontrare Sabella che è venuto a trovarci sul set: lì mi sono detto che l’approccio avrebbe dovuto essere molto serio e rigoroso rispetto alle vere vicende vissute da Sabella. Lui mi ha dato una grossa mano in particolar modo nelle scene in cui dovevo interrogare i criminali. Sono contento di aver fatto Il Cacciatore, perché è la dimostrazione che il bene può essere “cool”. Noi raccontiamo personaggi fallibili“.
Stefano Lodovichi è uno dei due registi della serie (l’altro è Davide Marengo): “La grande necessità artistica alla base di questo lavoro era trovare un linguaggio unico per questa serie, che non dimenticasse mai il bisogno di raccontare eventi storici di cronaca nera. Descrivere il mondo mafioso non è facile: può esserlo soltanto raccontando la sua mostruosità. La sfida è stata quella di raccontare degli esseri umani, che hanno deciso di fare delle scelte di vita estreme”. Marengo: “Sul set, in particolar modo nella realizzazione di alcune scene, si percepiva l’emozione e il senso di responsabilità dovuto alla volontà di riprodurre vicende drammatiche realmente accadute. Ci è stata chiesta molta libertà espressiva, cosa non da poco”.
Spazio alle domande. “Il Cacciatore ha da una parte il pregio di raccontare una storia vera, dall’altra è un grande romanzo che è il frutto di un’elaborazione molto sofisticata. La fiction tende ad attrarre di più il pubblico delle regioni in cui è girata, ma il grande punto di crescita raggiunto in questi 5 anni da Rai Fiction è una maggiore distribuzione del pubblico, anche più giovane, su tutto il territorio“, sostiene Eleonora Andreatta. Buscaglia: “Il riferimento per questa serie può essere Narcos“. Rosario Rinaldo aggiunge: “Più che un mafia drama, questo è un crime drama. L’accoglienza che sta avendo a livello internazionale è particolare: c’è molta attenzione su Il cacciatore, con molti network stranieri interessati. Abbiamo lavorato per cercare di far dialogare finzione e realtà“.
Francesco Montanari: “Il phisyque du role è coerente e fondamentale per l’immagine del ruolo che si deve interpretare. Detto ciò, credo che ci sia un lavoro di studio sul personaggio che porta a modificare anche il proprio corpo in una direzione stabilita con il regista. Ad esempio, per questo progetto sono dimagrito”. Paolo Briguglia è Tony Veneruso, l’autista del boss Leoluca Bagarella (David Coco): “Il mio personaggio rappresenta un punto di vista inedito: è quel terreno fertile su cui la mafia può attecchire. Da una condizione iniziale di ignoranza, prenderà coscienza di quello che sta facendo ed entrerà in crisi“.
La conferenza stampa termina qui.