“Ripartiamo da questa giornata dedicata alle donne e alle loro battaglie per l’affermazione dei loro diritti per mettere fine alla demonizzazione della bellezza. Basta – aggiunge – ghettizzare, anche solo psicologicamente, le donne di aspetto gradevole. L’8 marzo, per Miss Italia, deve dare il via ad una rinascita, una presa di coraggio nel sentirsi tutti orgogliosi di celebrare la femminilità sotto ogni forma, compresa quella estetica”
Si calcola che, in quasi 80 anni di storia, abbia calcato queste passerelle un milione di italiane: un numero notevole di esse, entrando dalla porta principale, senza scorciatoie, sono diventate attrici, conduttrici televisive, giornaliste. Secondo la patron, la massiccia partecipazione, che dura tuttora, “è la migliore risposta agli attacchi, all’indifferenza, ai luoghi comuni sulla bellezza. Le nostre giovani donne non hanno paura di mostrare il loro aspetto esteriore, non si sentono ridotte a un numero e a un bikini che sfila, come spesso sostiene una certa critica”.
Personalità e talento sono invece i loro punti di forza. “Sul nostro palcoscenico – oltre alla bellezza – sono in primo piano, da sempre, le capacità artistiche, la determinazione, la capacità delle ragazze di mettersi alla prova e di raccontare il loro mondo, la loro precarietà, il disagio vissuto da una giovane mamma sul posto di lavoro, i pericoli di abusi e violenze”.
L’appello alle autorità responsabili, quindi, è un invito pressante, abbandonati i pregiudizi, a riconoscere nei fatti questi aspetti fondamentali, “tornando tra l’altro a valorizzare, con la centralità dovuta, Miss Italia, il concorso che incarna i valori della tradizione, aggiornati con attenzione alle problematiche contemporanee delle donne, il concorso della trasparenza, mai macchiato nella sua storia da scandali e che continua a dare alle ragazze buone opportunità di lavoro. Ed è significativo – conclude l’appello – la presenza delle miss come testimonial credibili dei cambiamenti della nostra società”.