Seduti sul divanetto di Nemo, Piero Pelù e la giornalista Emma D’Aquino.Intanto, Daniele Piervincenzi da Perugia: nella città umbra si sta svolgendo il Festival del giornalismo.
Il primo servizio della serata è all’insegna dell’umorismo: Enrico Lucci su La crisi politica (infinita). Siccome sono passati più di 40 giorni dalle elezioni,e gli ascolti dei programmi sono alti grazie a questa crisi, Lucci va a mettere zizzania tra politici. Assiste poi alle dichiarazioni dei leader al Quirinale: quanto ci metterà Berlusconi prima di appropriarsi del microfono?
Sul palco, il giornalista del Fatto Quotidiano Antonello Caporale per spiegare lo stallo in atto, causato da una legge che non consente ai partiti vincenti di governare e da cui, allo stesso tempo, sembra che nessuno ne esca perdente. L’esortazione è a fare presto con questo governo.
Viene quindi trasmessa l’intervista di Daniele Piervincenzi ad Alessandro Di Battista, incontrato a Perugia: pur ripetendo di non essere coinvolto nella questione, in quanto ora intenzionata a fare altro, Di Battista rifiuta ogni ipotesi di alleanza con Berlusconi. Il berlusconismo, dice, è anche oltre Berlusconi: è l’incarnazione dei problemi del Paese.
Da tifoso della Roma, in studio viene accolto Lino Banfi. L’attore comico ricorda come è diventato tifoso della Roma, quando aveva tremila capelli in più e faceva la fame: sbarcava il lunario accompagnando un disabile allo stadio. La prima volta gli capitò un laziale: un’esperienza poco piacevole, ripagata qualche settimana dopo da un tifoso romanista. Un uomo che, qualche giorno fa, avrebbe goduto tantissimo a vedere la partita contro il Barcellona.
In collegamento, ancora Daniele Piervincenzi: con lui ci sono Peter Gomez e Pierluigi Pardo. Il primo sostiene che per ora si diverte nell’attesa di un governo, si preoccuperà tra qualche mese; per Pardo è più semplice che la Roma vinca la Champions, più che si insedi il prossimo governo.
Si prosegue con il servizio di Nello Trocchia: Il mega ponte e le case che crollano. Il giornalista è a Cosenza, dove è stato inaugurato il ponte realizzato dall’architetto Calatrava: mentre il centro storico crolla letteralmente a pezzi, il Comune investe soldi per un ponte del famoso architetto. Solo che, come raccontano due cittadini, il ponte avrebbe dovuto unire due quartieri della città calabrese: invece, non essendo nemmeno finito, e pur costando 20 milioni di euro, finisce con l’unire un quartiere alla campagna aperta.
Trocchia visita le case popolari, a cui ufficialmente sono stati destinati fondi. Gli stabili invece, si rivelano fatiscenti: c’è chi persino non riesce ad uscire da casa perché non ha un ascensore.
A seguire, il giornalista Paolo Borrometi sul palco: l’uomo è scampato a un attentato mafioso, sventato in tempo. “Con me -racconta- lo Stato ha vinto, è arrivato prima salvandomi la vita: non sempre si riesce a prevedere il rumore di un attentato: facciamo squadra tutti insieme, denunciamo, perché bisogna arrivare prima di loro”.
Prossimi, i The Show: Esperimento: reddito sociale. I due hanno intervistato alcune persone al mercato, chiedendo se fossero disposte ad accogliere un immigrato in casa in cambio dei 500 euro del reddito di cittadinanza. Le reazioni sono le più disparate, ma generalmente contrarie.
Enrico Lucci si occupa de I bambini digitali. Lucci incontra una famiglia che gestisce un canale You Tube: i loro figli sono nativi digitali che navigano in rete, vengono coinvolti nei video dei genitori, maneggiano smartphone e tablet con disinvoltura.
Un’altra mamma spiega che la “pace in casa” si raggiunge quando ognuno utilizza un dispositivo per proprio conto. Lucci le domanda se abbia mai pensato di vietare questo utilizzo smodato: “é la mia salvezza” le risponde. La figlia della donna ammette di non scendere mai per andare a giocare con un’amichetta, mentre il fratellino dice di trascorrere la maggior parte del tempo al telefono.
Mai come adesso in Siria si rischia una guerra tra usa e Russia. Nel Paese i giornalisti non possono entrare, ma ci sono medici e soccorritori: tra loro, appena tornata in Italia, Roberta Petrucci. Pediatra di Medici senza Frontiere, la Petrucci racconta la quotidianità di curare bambini colpiti dalle mine: “quando perdiamo la capacità di indignarci, perdiamo anche la nostra umanità”. Conferma poi che, negli ultimi sette anni, i pazienti hanno presentato spesso i sintomi di un attacco chimico.
Subito dopo, Daniele Piervincenzi collegato insieme a Barbara Serra di Al-Jazeera: “È un po’ strano come l’Occidente si svegli solo quando vengono usate armi chimiche. In sette anni sono state uccise 50mila persone”.
Si cambia argomento con un’inchiesta di Laura Bonasera: “Non voglio figli e mi sterilizzo”. Viene raccontato il fenomeno del “child free”, cioè la scelta di persone che decidono coscientemente di non diventare genitori: motivo questo per cui entrano in sala operatoria.
Le motivazioni sono diverse: senza figli si possono compiere scelte di vita con più facilità, il non sentire l’istinto materno. La sterilizzazione viene vissuta come libertà.
La Bonasera segue Lori: la ragazza le spiega che il suo è un gesto di generosità, in quanto un bambino non sceglie di venire al mondo. Va detto che la Bonasera, poco prima, aveva parlato anche con la madre di Lori: la donna non aveva programmato figli, ma ha voluto loro bene comunque.
In studio, Barbara Alberti: “Ho figliato due volte, ma non l’ho fatto apposta”. La Alberti ripercorre la sua esperienza: l’energia che dà essere madre, ma anche la paura di non poter tornare indietro. Per fortuna l’ incoscienza, chiosa.
Dal Gambia, Ane Irazabal: Vivere con 3 mogli e 24 figli. Nel paese più piccolo dell’Africa la poligamia è legale: l’inviata documenta la giornata di una famiglia. Le famiglie del villaggio hanno un orto in comune: le tre mogli spiegano di aver costruito un legame, l’importante è che l’uomo tratti le mogli in maniera equa.
Daniele Piervincenzi è con David Parenzo: “Ho visto le dichiarazioni che Di Battista vi ha rilasciato: fa l’antiberlusconiano dall’alto dei 400mila euro di contratto con Mondadori”.
Il servizio successivo è di Marco Maisano: Cannabis legale un farmaco introvabile. Elisabetta è un’ex sportiva: ora sulla sedia a rotelle, ha bisogno della cannabis per placare i tremori al corpo e poter parlare con serenità. Nel caso di Mattia invece, un bambino, l’olio di cannabis inibisce le crisi epilettiche.
Farmaco legale, la cannabis è prevista gratuitamente dal servizio sanitario nazionale solo per alcune patologie. Spesso però, le farmacie non ce l’hanno: questo nonostante i medici la prescrivano.
In Italia la cannabis terapeutica la produce l’esercito: 100 chili all’ anno, con l’obiettivo di arrivare a 150 e, in seguito 300 chili annuali. L’aumento di consumo ha trovato il progetto “impreparato”.
Anche le crisi epilettiche di Serena vengono placate dalla cannabis: ne migliora pure l’umore, dato che il fisico trae un sollievo generale dall’ avere meno dolore. Ma ad ora, le è rimasto solo un barattolino.
In studio c’è invece Andrea, malato di sclerosi multipla: l’uomo conferma il problema della scarsa produzione, facendo un appello al prossimo governo affinché i malati non vengano lasciati senza farmaco.
In conclusione, i commenti degli ospiti: la cannabis è riconosciuta come pianta dagli effetti miracolosi, al di là dei dibattiti strumentali o dell’uso ludico. Bisogna perciò pensare alla cannabis come all’alcol, è cioè l’abuso che danneggia l’organismo.
La puntata si conclude qui.