Prima della conferenza stampa, i saluti istituzionali del prorettore vicario dell’ateneo romano Renato Masiani.
Assente il rettore Eugenio Gaudio, che però ha preparato un videomessaggio proiettato in sala. Gaudio parla dell’Aldo Moro professore universitario e ricorda la sua affabilità e disponibilità con i suoi allievi, nonostante i tanti impegni richiesti dal suo ruolo politico.
Raffaella Messinetti, Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione della Sapienza, dichiara: “La vita di Aldo Moro è stata dedicata alla costruzione di una società più giusta e democratica“.
Interviene anche il direttore generale della Rai, Mario Orfeo: “Per un prodotto così bello da presentare era giusto scegliere una sede speciale come l’Università La Sapienza, dove Aldo Moro ha trascorso una parte importante della sua vita. La Rai ha sentito molto questo 40esimo anniversario: il 16 marzo abbiamo presentato il documentario ‘Cronaca di un sequestro’. Ci sarà poi un’analisi del caso Moro grazie a Michele Santoro” dichiara. “La Rai ha fatto tutto ciò con particolare affetto e nostalgia: si avverte molto, oggi più di prima, l’assenza della lezione politica di Aldo Moro. Per questo ci teniamo a tenere sempre viva la sua memoria. Questa docu-fiction vuole indagare su un aspetto poco conosciuto del grande statista, cioè la sua attività di docente universitario”.
Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction: “Il linguaggio della docufiction permette alla Rai di collegarsi alla memoria del nostro Paese per raccontare le persone e gli eventi che hanno lasciato un’eredità importante per il presente. In questo caso abbiamo voluto dare un taglio diverso al ricordo di Aldo Moro. Abbiamo voluto recuperare il suo messaggio di politico e professore rispetto al mondo dei giovani, insieme al suo insegnamento. La scelta interpretativa di Sergio Castellitto non è mimetica, ma in grado di entrare sempre nello spirito di personaggio“.
Prende la parola Giannandrea Pecorelli, che ricorda la collaborazione della sua società – Aurora Tv – con la Rai. “Ci siamo posti ogni volta il problema di raccontare in maniera diversa qualcosa di già conosciuto. Questo film nasce da una sfida: Eleonora Andreatta un anno fa mi ha chiesto di trovare un’idea per ricordare Aldo Moro. Questo non è solo un film su di lui, ma su una generazione intera che ha creduto in certi ideali”.
Francesco Micciché, regista dell’opera: “Sono rimasto impressionato da come Sergio Castellitto è entrato nel personaggio. È bastato un movimento delle sue spalle per calarsi alla perfezione in Aldo Moro“.
Ecco Sergio Castellitto: “Il 16 marzo del 1978 stavo per entrare al Teatro Argentina e ricevetti la notizia dell’agguato di via Fani. Frequentavo l’Accademia Nazionale d’arte drammatica. Quel giorno di 40 anni hanno tolto la giovinezza a me e a un’intera generazione. Poi, la vita di attore mi ha dato l’opportunità di lavorare in questo film. Ho letto libri, filmati per capire meglio il suo personaggio. Il film ha il particolare merito di combinare alla perfezione le parti emotive e divulgative che lo compongono”.
La conferenza stampa è ripresa dopo la proiezione in sala del docu-film in anteprima.
“Questo è il terzo lavoro di questo genere (dopo quello su Borsellino e su Libero Grassi) che facciamo ed è il più riuscito. Ci siamo dunque specializzati“, dice Francesco Micciché. “Per farlo c’è bisogno di una grande sensibilità per capire dove spingere, se sotto l’aspetto fiction o quello delle emozioni. Voglio fare un plauso a Rai Fiction, che spesso viene accusata di non sperimentare. In questo caso, invece, si è verificato proprio l’opposto. Da questo lavoro fuoriesce un’idea di politica e dello Stato che si è persa: attualmente non vedo qualcuno nelle istituzioni capace di rappresentarci come faceva Moro”.
E aggiunge: “I quattro ragazzi che interpretano gli allievi del prof. Moro non conoscevano nulla di lui: ciò però ci è stato di aiuto. Spiegando loro quale fu la storia di Moro abbiamo capito come poterlo spiegare al pubblico“.
“Rai 1 c’è sempre quando si tratta di ricordare qualcosa di importante dal punto di vista civile. Questo lavoro ha sottolineato quali fossero le basi su cui Aldo Moro ha costruito il suo amore per la politica“, dice il direttore di Rai 1 Angelo Teodoli. “Grazie a Sergio Castellitto per aver interpretato il suo ruolo in maniera magistrale e per il lavoro svolto da Rai Fiction“.
“L’insegnamento più grande che Aldo Moro ci ha lasciato penso sia la mitezza“, dice Sergio Castellitto. “Il crimine per la sua uccisione è anche culturale: i brigatisti ci hanno tolto anche 20 anni di pensiero di Moro. RIflettendo, forse neanche io sapevo tanto della sua storia: il film su di lui ci rivela qualcosa in più di loro e per questo funziona. Ci sono tre momenti in cui guardo in macchina: una rottura nella drammaturgia che chiede allo spettatore di dire qualcosa su quello che si sta vedendo. Quel qualcosa è ciò che noi dovremmo cercare realmente di capire”.
“Se un film, come questo, ha un taglio drammaturgico, riesce ad andare più a fondo nelle questioni che tratta. Il nostro intento era quello di ridare voce a Moro. Abbiamo dunque dovuto selezionare del materiale. Per me era importante sottolineare l’indissolubilità del legame tra ciò che insegnava e il suo ruolo politico“, evidenzia Eleonora Andreatta.
Giorgio Baldoni, giornalista del Tg1 e autore del libro da cui è tratto il docu-film, apprezza il lavoro degli attori che hanno saputo restituire bene tutto ciò che lui stesso ha vissuto, insieme ai colleghi dell’università, nel rapporto con Aldo Moro. “Tutto quello che si vedrà sullo schermo è realmente accaduto“, spiega.
Termina qui la conferenza stampa.