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Gianni Riotta torna in video dopo la puntata della scorsa settimana da Napoli: avvennero molti tumulti e un gruppo di una trentina di contestatori dette fastidio alla diretta per tutta la durata del programma. Volarono anche bottiglie, E le polemiche furono feroci. Lo stesso Gianni Riotta ebbe a confessare: sono stato inviato nei paesi di guerra ma non mi sono mai trovato dinanzi ad una situazione come queslla di Napoli.
Le polemiche hanno investito anche le forze dell’ordine che non sarebbero riuscite a placare gli animi dei circa trenta contestatori.
Forti dell’esperienza partenopea, sicuramente sono sate prese altre misure di sicurezza per le puntate successive.
Vediamo, intanto quello che accadrà questa sera. Riotta, dunque è a Palermo, la sua città.
Intanto il programma, ogni settimana porta palco e telecamere in una città diversa per discuterne le varie realtà che la caratterizzano e le problematiche. Accanto a Riotta ci sono economisti, esponenti politici e delle istituzioni e le voci della società civile.
Sul palco della trasmissione, questa sera, nella città siciliana ci sono Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, Giancarlo Cancelleri, deputato regionale M5S, Irene Tinagli, Partito Democratico, Claudio Velardi, consulente politico, Marco Bentivogli, segreteraio generale FIM-CISL, Ugo Parodi Giusino, imprenditore palermitano, Silvia Merler, economista.
Interverrà in diretta il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti e nel corso della puntata intervista al Professor Romano Prodi.
In sede di conferenza stampa, Riotta ha affermato che il modello al quale si ispira è quello di Mario Soldati collaudato nei lontani anni ’50. Proprio per cercare di centrare l’obiettivo, la trasmissione non ha uno studio fisso a Roma ma è itinerante e trasforma le piazze in agorà nelle quali possono intervenire sia politici che gente comune.
Tutto questo però, nel corso delle puntate precedenti, non è stato ben evidenziato. Innanzitutto perché Riotta ha accentrato nelle sue mani il “potere assoluto” del programma, e poi perché la lunghezza del programma e alcune tematiche svolte in una maniera tradizionale e daja-vu, hanno conferito al nuovo appuntamento una patina di vecchio talk show: proprio il genere che Riotta aveva voluto a tutti i costi evitare.