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Il libro infatti è una ‘summa’, non certo ancora completa – ma “…abbiamo voluto metter fuori un primo risultato, un numero ‘zero’ che vale da incoraggiamento per il lavoro a venire”, dice ancora Anna Maria Tarantola – dell’impegno enorme della Rai lungo il 2014, nel campo della responsabilità sociale e della sostenibilità.
Campo per il quale il Gruppo Rai si è dotato negli anni di precisi strumenti: il Codice Etico, il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione, il Modello 231, le istruzioni interne per le procedure di affidamento delle attività a fornitori esterni, il processo di ‘Risk Assessment’, e la Policy di Genere. Sì perché i contenuti caratterizzanti del ruolo del servizio pubblico devono emergere con sempre maggiore riconoscibilità: e tra essi i temi del sociale, della inclusione, della responsabilità civica.
E appunto tale complesso progetto di analisi e confronto, ancora non terminato, ha consentito la redazione del predetto numero ‘zero’ del Bilancio Sociale. E’ un progetto sfidante con cui la Rai, con le aziende controllate, dà conto del proprio operato, ai fini fondamentali della trasparenza e correttezza gestionale. “Il 2014 – dice ancora la Tarantola – ha avuto per noi una valenza simbolica. Esso segna i 90 anni della Radio, ed anche i 60 della TV che ha portato il mondo nelle case degli italiani. Non doveva mancare questo bilancio”.
Infatti sino a solo tre anni fa, la Rai era un’azienda con una situazione difficile, sia sul piano economico che su quello tecnologico, con un’organizzazione non adeguata al contesto digitale. Ora si sono poste le basi per un rilancio tale, da rendere la Rai una vera e propria Media Company, senza che perdesse la sua identità di servizio pubblico.
Essa gode di un prestito di 350 milioni di euro presso la Borsa di Dublino e gode altresì di una leadership di ascolti televisivi, ossia il 75% della popolazione che giornalmente guarda uno dei canali Rai. In quest’ambito insiste l’impegno verso le minoranze con disabilità sensoriali, attraverso le raccolte-fondi e le campagne per il sociale, poi la creazione di una policy a tutela delle pari opportunità (ne è nato il convegno “Donna è” sotto l’Alto Patronato del Presidente Napolitano).
L’area tecnologica è stata revitalizzata con la digitalizzazione e il passaggio in HD delle infrastrutture tradizionali, e ne è nato il progetto “Europa” (lungo tutto il 2014, anche con forme minimali di spot delle ‘Scintille’), per promuovere l’integrazione culturale europea. Si sono comunque tenute presenti le Linee Guida del Global Reporting Initiative (GRI), il modello più diffuso per la rendicontazione in tema di sostenibilità. Questo primo Bilancio Sociale in tal modo ha posto le basi per le linee strategiche della Rai in tema di sostenibilità. Tutte le trasmissioni televisive debbono coprire l’intero territorio nazionale, un numero adeguato di ore andrà alla promozione culturale musicale, artistica, teatrale: vi sarà un società per la distribuzione dei programmi radiotelevisivi all’estero, in tedesco e ladino per Bolzano, in ladino per Trieste, francese per la Valle d’Aosta, in sloveno per il Friùli-Venezia Giulia. Appropriati orari andranno ai programmi per l‘infanzia, verrà posto un limite all’affollamento pubblicitario, verrà preservata l’attività di insegnamento a distanza. Molto ancora è da definirsi, ma la griglia di base è stata fissata