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Ted Sarandos, il chief content officer di Netflix, è stato ospite del Global Film Fest di Ischia e alla Villa La Colombaia ha parlato di quello che sarà il futuro italiano della famosissima piattaforma americana.
Tra le notizie certe c’è una collaborazione con la Rainbow di Igino Straffi, il papà delle Winx. Alcuni di voi stanno forse storcendo il naso, ma la scelta di voler creare qualcosa di locale è uno dei classici modus operandi di casa Netflix, che promette infatti di investire un imprecisato, ma alto e che si aggira intorno al 15-20% degli utili, quantitativo di fondi a questo scopo. Anche la scelta di volersi subito impegnare a favore di prodotti per un pubblico giovane non è di certo casuale: nonostante il gruppo abbia 65milioni di utenti registrati nel mondo, il modo migliore per assicurarsi un flusso di entrate costanti è quello di crescere i propri spettatori, abituare i bambini a Netflix e renderlo parte integrante della loro vita.
Ma non saranno solo fatine, c’è infatti la voglia di prodotti locali sia attraverso l’acquisizione dei diritti di trasmissione di contenuti già pronti sia attraverso altre co-produzioni, che varieranno per quantità in base alla risposta del pubblico. Anche qui ci troviamo di fronte a un modo di operare già comprovato e che non ha fatto altro che affezionare ancora di più gli utenti.
Notizia invece non confermata ma che circola da un po’ è quella relativa a una serie che si ispiri a Mafia Capitale e che verrebbe co-prodotta con Cattleya. Riccardo Tozzi, presidente e fondatore della casa di produzione che ha dato alla luce “Gomorra”, ha confermato che ci siano trattative in corso ma nulla di più.
Si sussurra anche di un’idea che in qualche modo tocchi il Vaticano, ma anche qui è ancora tutto un brusio.
Se pensate che potrebbero esserci problematiche linguistiche vi sbagliate, i prodotti verranno tutti rilasciati in lingua originale, doppiati e forniti di sottotitoli. Quindi sì a serie nate in italiano che verranno poi rese fruibili anche all’estero e sì alle serie estere in lingua originale e poi sistemate per noi.Cosa nascerà nel nostro Paese? Non ci sono limiti al riguardo, quello che importa è che i contenuti siano di qualità, senza rigidità contenutistiche e di forma.
Le voci corridoio vengono però bilanciate da certezze, come quelle relative ai contenuti del futuro. Dichiarazione di pochi giorni fa è quella su un super accordo con la Marvel che darebbe il via libera alla produzione di una nuova serie tratta dai loro fumetti ogni sei mesi. Insomma, dopo il successo di Daredevil (uno dei prodotti di punta per il mercato italiano)Netflix si è voluta aggiudicare il diritto di poter sfornare tante altre serie di sicuro successo.
La rivoluzione è vicina e porterà con sé la libertà per lo spettatore di crearsi il suo palinsesto senza interruzioni pubblicitarie, senza dover avere grossi supporti per l’archiviazione e soprattutto con la libertà di poter vedere quello che si vuole, quando si vuole, dove si vuole e per quanto tempo si vuole.
Ma quanto ci costerà l’abbonamento mensile? Volendo fare semplici calcoli matematici il prezzo per il pacchetto base dovrebbe essere intorno al 6.50€ per salire in base al tipo di sottoscrizione scelta, così da rispettare i costi degli altri Paesi. Interessante è la tipologia di abbonamenti che verranno offerti. Dopo un mese di prova gratuita sarà possibile scegliere tra diverse possibilità che avranno costi diversi in base ai supporti utilizzati per la riproduzione video e non in base ai prodotti.
Proprio volendo parlare di supporti non possiamo che dedicare qualche riga all’accordo firmato con Telecom Italia. Finalmente è tutto certo e quindi se siete tra gli utilizzatori della piattaforma Timvision potete stare tranquilli, potrete godervi i contenuti Netflix direttamente da lì.