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Si è presentata così la prima puntata del talk show DiMartedì andato in onda su La7 martedì 15 settembre in prima serata. Un ritorno atteso quello di Giovanni Floris che doveva superare la prova del fuoco: avere una vita propria e non essere più identificato come l’ex conduttore di Ballarò. Parzialmente questo obiettivo è stato raggiunto. ma non per meriti personali di Floris. Il giornalista, infatti, è apparso alquanto spento, privo di quella verve che lo portava a porgere ai suoi ospiti domande scomode e incalzanti. I quesiti posti, ad esempio, al Sindaco di Roma, Ignazio Marino sono stati banali. Al primi cittadino di una Capitale nella bufera e negli scandali andavano fatte domande ben differenti. Tutto, invece, si è svolto in maniera troppo soft. Analogo discorso per la Presidente della Camera Laura Boldrini.
Unica eccezione nel dilagante buonismo di Floris è stato il segmento nel quale si sono trovati di fronte il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e il leader della Lega Nord Matteo Salvini. Si sono alzati i toni della discussione ma niente di eccezionale, rispetto a quanto accadeva precedentemente nello studio di DiMartedì. Per non parlare della sferzante energia inquisitoria di cui Floris ha dato prova nel corso degli anni trascorsi a Ballarò.
Insomma un conduttore sottotono per un programma che non è iniziato sotto i migliori auspici.
Il padrone di casa ha evidenziato, tra molte incertezze, la precisa volontà di riempire la puntata di quanti più ospiti possibile. E lo studio è diventato un salotto nel quale si entrava ed usciva troppo velocemente. Unica raccomandazione rivolta da Floris ai suoi ospiti, a fine intervento, era di dover uscire dall’altra parte dello studio. Si doveva pur cambiare qualcosa rispetto allo scorso anno.
Floris è apparso molto distante dagli anni nei quali percorreva a grandi passi lo studio di Ballarò, evidenziando disappunto per le risposte insufficienti dei suoi ospiti. A tratti, martedì sera, è sembrato addirittura mieloso.
Anche la copertina di Maurizio Crozza ha deluso le aspettative. Troppo scontata e banale la parodia del Sindaco di Roma Ignazio Marino che si è trattenuto in trasmissione pochissimo tempo. I testi sono apparsi superficiali, talvolta quasi raffazzonati. Senza contare qualche volgarità inserita tra una battuta e l’altra che ha contribuito a declassare ancor più il tono del talk show.
Quasi consapevole di tanta approssimazione ironica, Crozza ha cercato di fare meglio nel secondo intervento a fine puntata. Ma neanche questo tentativo non è riuscito.