La proposta, denominata “Norme a tutela dei minori in materia di diffusione e vendita di videogiochi violenti e/o pornografici”, porta le firme di alcuni onorevoli, tra cui Antimo Cesaro, Valentina Vezzali e Giovanni Palladino, presenti all’incontro con la stampa. Per l’occasione sono intervenuti anche Antonio Affinita, direttore generale del Moige – Movimento Italiano Genitori e Anna Maria Giannini, docente presso la facoltà di Psicologia dell’università “La Sapienza” di Roma.
A sottolineare l’urgenza di intervenire per disciplinare il settore con regole chiare e giuridicamente definite, un’indagine promossa lo scorso anno dal Moige, i cui risultati sono stati riproposti durante la conferenza. Stando alla ricerca, denominata “I divieti trasgrediti dai nostri figli” e condotta nelle scuole italiane su un campione di circa 1850 studenti tra gli 11 e i 18 anni, la situazione non è rosea.
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I videogiochi non adatti ai minori, infatti, sono molto diffusi nella fascia d’età considerata dall’indagine. 4 su 10 li utilizzano abitualmente, soprattutto gli studenti delle scuole superiori, con una percentuale che ammonta al 43,5%. Sbagliano anche le mamme e i papà, troppo indulgenti nei confronti dei loro figli nel permettere l’utilizzo di videogames inappropriati per la loro età. Nonostante 7 genitori su 10 siano a conoscenza dell’uso di questi prodotti da parte degli adolescenti, non impongono divieti al 70% degli studenti delle scuole superiori e al 35% di quelli delle medie.
Un’altra criticità sollevata dalla ricerca è la complicità dei venditori di tali prodotti. L’acquisto di videogames inadatti avviene nell’80% dei casi presso i negozi. Una percentuale che fa riflettere, così come il fatto che il 41,5% dei minori dichiari di non aver visto nessun avviso che consigliava la vendita del gioco elettronico ad un pubblico adulto.
Infine, un problema da non sottovalutare è la disinformazione: in merito alla conoscenza dei sistemi internazionali di classificazione dei videogiochi, che stabiliscono l’età minima consigliata per giocare, solo 1 studente su 4 di scuola media e 1 su 3 di scuola superiore è conscio che il codice PEGI si limita a sconsigliare i prodotti videoludici, ma non a vietarli. Il 44% del campione è convinto che si tratti di reali vincoli normativi all’uso dei videogiochi da parte dei minorenni.
Antimo Cesaro, segretario della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, si è così espresso sull’argomento: «Occorre disciplinare una materia così delicata, prevedendo l’obbligo di un’informazione adeguata per i potenziali acquirenti (soprattutto se minori) e sanzioni congrue per i trasgressori. Certo – prosegue Cesaro – non si può continuare con l’attuale far west normativo, né lasciare alla ‘buona volontà’ e all’autodeterminazione dei produttori la regolamentazione di prodotti in grado di incidere sull’educazione e i comportamenti dei nostri figli. Preoccuparsi dell’educazione dei nostri ragazzi, nella consapevolezza che la povertà culturale incide negativamente sul loro avvenire più della stessa indigenza materiale, è un dovere irrinunciabile per chi ha a cuore il futuro del nostro Paese», conclude il politico campano.
Valentina Vezzali si è soffermata sulle possibili conseguenze per i minori: «Partendo dall’analisi dei problemi collegati agli effetti che alcuni videogiochi possono avere sui bambini e sugli adolescenti, la proposta di legge in discussione ha l’obiettivo di dare norme efficaci per il sistema di regolamentazione dell’uso corretto da parte dei minori di videogiochi, internet e social network. I dati relativi all’uso di materiale web e tecnologico non adatto da parte di giovani è sconcertante». Secondo l’opinione della pluricampionessa olimpica di fioretto, «occorre legiferare al più presto per prevenire i gravi disagi psichici e comportamentali che videogiochi inidonei possono provocare ai nostri ragazzi».
Chiara la posizione di Antonio Affinita, direttore generale del Moige: «Si evidenzia la forte necessità di una legge che regolamenti e impedisca ad un minore di acquistare e di utilizzare videogiochi violenti, volgari e pornografici che recano evidenti danni e conseguenze comportamentali e psicologiche. Noi genitori abbiamo bisogno del contributo di tutti e non possiamo essere lasciati soli in questa importante sfida educativa».