ll viaggio della trasmissione comincia da Napoli, esattamente dalla collina di Posillipo. Giammaria visita la Crypta Neapolitana, che ha una lunghezza di 710 metri. Poi, il giornalista cammina all’interno del parco archeologico di Posillipo, dove ci sono resti relativi all’età romana. Vicinissimo c’è il parco sommerso della Gaiola: il conduttore si immerge nelle acque per capire cosa c’è nel fondale.
Insieme ad un gruppo di archeologici dello Iulm di Milano, Giammaria va al largo di Castel dell’Ovo per far scoprire ai telespettatori cosa c’è sott’acqua: oltre alla naturale vegetazione, si trovano dei resti di gallerie di tufo. Secondo alcuni potrebbero essere i segni dei primi approdi dei greci in città.
Si va poco più a Sud, in uno dei siti archeologici più famosi e visitati al mondo: gli scavi di Pompei. I ritrovamenti si susseguono: colpisce quello del calco di un cavallo che probabilmente morì a seguito dell’eruzione. Si cerca di capire anche quale sia stata l’opera dei “tombaroli”, cioè di coloro che hanno effettuato scavi clandestini. Si stima che 1/3 della vecchia Pompei sia ancora da scavare.
Il viaggio all’interno del golfo di Napoli continua alla scoperta delle ville sommerse di Baia: il parco archeologico sommerso contiene molti reperti storici: tra questi, le tracce del palazzo dell’imperatore Claudio. Fu una mareggiata a scoprire negli anni ’70 questi incredibili tesori.
Con un passaggio molto rapido nel montaggio, che quasi stranisce, di colpo ci ritroviamo a Venezia. Le telecamere ci conducono all’interno di una struttura molto nota, la Scuola Grande di San Rocco, dove ci sono meravigliosi affreschi di Tintoretto. A mettere a repentaglio la stabilità delle fondamenta, secondo gran parte dei cittadini, è l’enorme traffico di imbarcazioni che entrano fin dentro i canali: non mancano anche i transatlantici.
A seguito dei lavori per il Mose, anche Venezia nasconde tesori nascosti, tra cui un veliero del 1800 lungo 26 metri ed inabissatosi due secoli fa. I resti dell’imbarcazione sono stati portati in superficie per poi essere spostati in mare lontano dai cantieri del Mose. Un altro problema che preoccupa i cittadini è l’inquinamento delle acque: attraverso appositi strumenti si è appurato che un particolare tipo di alga potrebbe contaminare le acque nei prossimi anni.
Per riscoprire le tracce di Venezia e della sua laguna, Giammaria si reca all’archivio di stato cittadino, dove è possibile ricostruire la storia della Serenissima. Ci sono documenti antichissimi, come i primi codici di crittografia della storia. Il taglio del servizio, che tra l’altro dimostra come alcune isole della laguna siano poco curate, vuole far capire come gli interessi economici crescenti rischino di compromettere la stabilità ambientale. C’è qualche eccezione, come ad esempio un’associazione di Poveglia che cerca di battersi per la sua difesa.
In Sicilia, nel mare di Gela si trova un altro tesoro sommerso. Lì si trovano relitti di ogni genere: lo scorso anno sono stati rinvenuti lingotti (fatti di un materiale molto prezioso nell’antichità) ed elmi risalenti al sesto-quarto secolo avanti Cristo. L’antichità si scontra violentemente con la modernità: probabilmente a causa della nascita del Polo petrolchimico, numerosi terreni sono inquinati.
L’intera isola è ricca di siti archeleogici sottomarini, in particolare sul mar Ionio. Ad esempio, nei fondali della zona di Aci Trezza (Catania) sono stati rinvenute delle anfore, carico di un relitto affondato prima della nascita di Cristo. Il mare, quindi, restituisce tanti reperti: il problema spesso è dar loro una collocazione adeguata: la scelta della Soprintendenza è stata in alcuni casi quella di lasciare tutto lì dov’è, creando un percorso turistico subacqueo per appassionati. Onde evitare spiacevoli sparizioni, le forze dell’ordine si mettono all’opera per controllare: in tal senso è capillare l’attività della Guardia di Finanza.
Duilio Giammaria si reca a San Vito lo Capo (Trapani) per un’immersione turistica in uno dei parchi archeologici sottomarini più noti dell’isola. Le telecamere ci mostrano il giornalista che si imbatte in un anfora dell’11esimo – 12esimo secolo dopo Cristo, ma poi nulla più. Qualche immagine in più per arricchire il suo reportage non avrebbe guastato.
Dalla Sicilia alla Lombardia: si va alla villa del Balbianello, edificio situato a Lenno, sulle rive del Lago di Como. La struttura è di proprietà del Fai (Fondo Ambiente Italiano), dopo essere appartenuta all’esploratore Guido Monzino. L’uomo arredò la struttura con i suoi cimeli e lasciò la sua villa al Fai perché i turisti potessero visitarla, dato anche il posto in cui è collocata: proposito pienamente centrato. Ogni anno infatti i visitatori superano quota 100.000: inoltre, la villa è anche spesso adibita a location per matrimoni.
La Fondazione Cariplo ha deciso di puntare molto sulla cultura: non a caso, negli ultimi anni ha investito circa 800 milioni di euro. Alcuni di essi sono stati utilizzati per il restauro dell‘abbazia di Chiaravalle, sita a Milano, monastero cistercense.
La voce narrante, che già da un po’ sta sostituendo Giammaria, ci fa spostare nelle Cinque Terre, riconosciute dall’Unesco come “paesaggio culturale”. Famose sono le coltivazioni a terrazze che si cerca di tutelare in diversi modi, anche con l’ausilio del Fai.
Il viaggio prosegue in direzione Pisa. All’epoca dei romani, la città era una laguna con un grande golfo, che poi si è progressivamente interrata a causa di un’eccessiva deforestazione che ha comportato numerosi e violenti smottamenti. Anche nella città toscana sono stati rinvenuti beni archeologici preziosi: ad esempio, molte navi romane.
A Roma, il cantiere della metro C è stato bloccato a lungo per scavi archeologici. In particolare, è venuta alla luce un’antica domus, la cui presenza non era assolutamente conosciuta. Dal centro alla periferia la musica non cambia: Giammaria ci mostra un’antica tomba che è stata scoperta di recente. I resti umani sono praticamenti intatti, così come vasi dell’epoca.
Chiusura con un ritorno a Pompei, il luogo simbolo dell’archeologia moderna. “Un cantiere senza fine”, dice il soprintentente Osanna. Giammaria, nel salutare il pubblico con la voce fuori campo, annuncia come già risaputo che Pompei sarà oggetto di uno speciale curato da Alberto Angela nella prossima stagione. Petrolio, invece, tornerà in onda in seconda serata.
Termina qui il mini-ciclo di puntate serali di Petrolio.
Stando ai dati Auditel relativi alla prima puntata, andata in onda mercoledì 6 giugno, il tentativo di portare in prime time un programma abitualmente collocato in seconda serata non è andato a buon fine. L’appuntamento d’esordio, registrò infatti uno share del 6,9%, un dato molto basso per gli standard di Rai 1. Quella sera il programma di Giammaria venne ampiamente battuto da Chi l’ha visto? e dallo speciale Avanti un altro – pure di sera.
Non possiamo ovviamente verificare adesso quale sarà stato il seguito di pubblico per questa seconda puntata, ma in base a quanto accaduto c’è da pensare che la programmazione offerta dagli altri canali Rai e da Mediaset non darà scampo alla trasmissione del giornalista pugliese. Stasera infatti, Rai 2 ha proposto la seconda puntata de Il Supplente, Rai 3 nuovamente Chi l’ha visto?, mentre su Canale 5 è andata in onda la fiction Sacrificio d’amore, senza dimenticare un insidioso concorrente: i mondiali di calcio con la partita Iran-Spagna su Italia 1.
La programmazione più allettante offerta dalle altre reti, dunque, potrebbe essere una delle cause del flop del format di Rai 1. Un altra concausa potrebbe essere rappresentata dal taglio del programma, che per contenuti e relativa esposizione è molto più adeguato ad una collocazione oraria in seconda serata, che non a caso è quella abituale. Il mix tra reportage di denuncia e l‘intento documentaristico-celebrativo potrebbe non aver colpito i telespettatori della prima rete, non abituati a programmi del genere in prima serata.
Giammaria è stato senza dubbio preciso, attento a dare informazioni complete da esperto giornalista qual è, ma il pubblico non ha avuto modo di fidelizzarsi vista la sua incostante presenza in video. Anche stasera si sono riscontrati fasi in cui il conduttore si è immerso, oltre che nelle profondità marine, nei fatti presentati interagendo anche con vari interlocutori; altre volte, invece, i servizi sono stati guidati da una voce narrante che di fatto lo ha sostituito.
I riscontri Auditel di domani ci diranno di più, ma se è vero che gli ascolti segnano il destino di un progetto televisivo, quello di Petrolio in prime time rimarrà un esperimento poco riuscito che difficilmente sarà ripetuto in futuro.
Trasmissione molto interessante. luoghi molto belli da conoscere e visitare. Sono rimasto colpito dal patrimonio che ha lasciato l’esploratore e fondatore dei grandi magazzini Standa Guido Monzino che ha donato alla FAI per farlo conoscere e visitare. Un bell’esempio per le nuove generazioni e al monastero di Chiaravalle , monastero cistercense