Dopo solo 24 ore l’attrice cambia canale e si trasferisce su Rai 1 nella serie internazionale Il nome della rosa. Qui interpreta due personaggi: Margherita e la figlia Anna.
In Non mentire invece è una giovane docente, Laura Nardini, che, dopo aver trascorso una serata con un noto chirurgo Andrea Molinari interpretato da Alessandro Preziosi, denuncia il suo partner per averla violentata.
Abbiamo incontrato l’attrice che ci svela quanto sia stata importante per lei l’interpretazione di queste due fiction.
Il nome della rosa rappresenta la sua prima esperienza a livello internazionale?
«Sì per me è l’esordio in una grande fiction che è stata già venduta in moltissimi paesi. Sono molto soddisfatta del doppio ruolo interpretato. Non è stato semplice ma mi sono impegnata al massimo».
Si spieghi meglio. Perché non è stato semplice?
«Ho dovuto interpretare due personaggi, Anna e Margherita, per me è come essere stata protagonista di due film differenti. Innanzitutto il trucco ha richiesto impegno e lunghe ore per la trasformazione. Per interpretare Margherita ad esempio ho dovuto indossare una pesante parrucca rossa. Mentre per Anna ho dovuto mettere una sorta di protesi al naso. Ambedue questi accorgimenti potevano rallentare la mia recitazione. Ma non è stato così ed ho imparato anche a lanciare frecce, a correre velocemente a cavallo ed a svolgere quotidianamente tutte le abitudini di una donna del Medioevo».
Ci dice chi erano Margherita ed Anna?
«Margherita è la compagna di fra’ Dolcino (Alessio Boni ndr) di nobili origini torturata e bruciata sul rogo insieme a lui dal feroce inquisitore Bernardo Gui (Rupert Everett). Anna è la figlia di Dolcino e Margherita. Aveva solo 8 anni quando ha perso i genitori ed era stata tratta in salvo da Remigio Da Varagine (Fabrizio Bentivoglio). Il frate era affiliato di una setta e l’aveva portata nel villaggio eretico di Pietranera. Questo era avvenuto 15 anni prima. Adesso Bernardo Gui, in rotta con l’Abbazia compie a Pietranera un violento massacro. Tra le vittime ci sono anche il marito e il figlio di Anna. La giovane donna riesce a salvarsi miracolosamente ma decide di vendicarsi».
A chi si ritiene più somigliante ad Anna oppure a Margherita?
«Sicuramente ad Anna, Margherita è un vero e proprio treno veloce che sfreccia nella vicenda con grande competitività».
L’interpretare questi due personaggi le avrà procurato un grande lavoro psicologico…
«Sono abituata al lavoro psicologico. D’altra parte credo che il ruolo di un attore sia di calarsi nei vari personaggi cercando di comunicare al pubblico i lati caratteristici di ognuno».
«Ho cercato di rendere al pubblico la complessa psicologia di una giovane donna che è fermamente convinta di essere stata violentata. Laura ha combattuto fino alla fine per dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni. E lo ha fatto con forza e con coraggio anche quando tutto sembrava perduto e le prove, che aveva faticosamente cercato, alla fine non erano state trovate».
Che significa per lei essere un’attrice?
«Sottolineo innanzitutto che non amo essere riconosciuta in un solo personaggio. Io non voglio che quando le persone mi incontrano mi identifichino nelle figure femminili a cui ho prestato il volto. Desidero essere sempre Greta e immedesimarmi con professionalità, nei personaggi che, di volta in volta, devo interpretare».