Indice dei contenuti
- 1 Come nasce l’idea di una pièce teatrale dedicata ad un argomento così delicato?
- 2 Ci racconta in breve il suo ruolo sul palcoscenico?
- 3 Quali sono questi ruoli?
- 4 Lo vedremo anche sul piccolo schermo?
- 5 Le Olimpiadi del 1936 sono al secondo anno di rappresentazione. Un bilancio?
- 6 Lei ha definito lo spettacolo una sorta di work in progress. Che significa?
Come nasce l’idea di una pièce teatrale dedicata ad un argomento così delicato?
Nasce dai registi e sceneggiatori Emilio Russo e Caterina Spadaro, che hanno visto il lavoro da me fatto su Sky Sport, dove ho raccontato principalmente i campioni dello sport mondiale, e mi hanno chiesto di fare il grande salto. Io sono un appassionato delle Olimpiadi del 1936 perché hanno rappresentato un vero e proprio spartiacque nella storia dello sport mondiale. Ed ho ritenuto importante far conoscere questo evento ad un più vasto pubblico.
Ci racconta in breve il suo ruolo sul palcoscenico?
Innanzitutto spiego ai telespettatori l’importanza delle Olimpiadi del 36 giocate a Berlino quando Hitler e Goebbels volevano trasformare quei giochi nell’apoteosi della razza ariana e del nuovo corso. Invece costituirono i simboli più luminosi dell’uguaglianza. Il primo giorno di gara salirono sul podio del salto in alto due atleti neri. Il secondo giorno qualcuno consiglio al Fuhrer di non salutare più personalmente i vincitori di medaglie. Le immagini girate da Leni Riefenstahl hanno regalato al mondo il resoconto di quella Olimpiade storica. Io mi divido sul palcoscenico in due ruoli.
Quali sono questi ruoli?
Nella prima parte io sono un vero e proprio attore. Nella seconda invece sono un osservatore e in questa parte mi avvicino al pubblico rivestendo un ruolo principalmente narrativo. Accanto a me ci sono Cecilia Gragnani che canta in quattro lingue differenti, Alessandro Midi al pianoforte e Nadio Marenco alla fisarmonica. Questo spettacolo ha anche un ulteriore significato: vuole rappresentare un’analisi di quanto è accaduto 80 anni fa alla luce di un neo-razzismo che purtroppo si sta sviluppando oggi, anche se in altre forme e contenuti. Perciò è estremamente attuale.
Lo vedremo anche sul piccolo schermo?
Io ho concesso un’opzione a Sky dove lavoro da anni come giornalista in maniera gratificante. Se decideranno una messa in onda televisiva potrebbe andare in onda anche in più serate.
Le Olimpiadi del 1936 sono al secondo anno di rappresentazione. Un bilancio?
Estremamente positivo. L’anno scorso abbiamo fatto 65 date e forse altrettante ci prepariamo a realizzarne nell’attuale stagione. Siamo stati in cartellone al Teatro Stabile di Torino e quest’anno gireremo molto in Italia da Roma in su. Dispiace dirlo ma è risultato molto complicato riuscire ad inserirsi nei circuiti teatrali del meridione. Invece tutto il Nordest si è sempre dimostrato molto attento all’evento sportivo e al nostro spettacolo.
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Lei ha definito lo spettacolo una sorta di work in progress. Che significa?
Io non smetto mai di leggere nuovi documenti sulle Olimpiadi del 1936 e riesco a scoprire sempre episodi nuovi, che inserisco nella rappresentazione teatrale. Inoltre recentemente ho letto un libro dal titolo “I tossici” sulle anfetamine che si utilizzavano nel periodo nazista. Ho scoperto fatti incredibili alcuni dei quali sono stati inseriti nel testo teatrale.