Maestro, siamo ormai agli sgoccioli di questa edizione di Bake Off Italia. Un bilancio?
Quest’anno per la prima volta abbiamo fatto puntate più lunghe con in più la prova “wow” e l’introduzione di un terzo giudice, Antonio Lamberto Martino. Il risultato? Una velocità e una fantasia diverse da prima.
Avete in programma qualcosa di speciale per la finale?
La gara si svolgerà esattamente come tutte le altre. Faremo una esterna a Noto, in Sicilia, e una grande prova wow. Altro non posso dire. Se no che sorpresa sarebbe?
Rispetto alle precedenti edizioni, come sono cambiati i pasticceri concorrenti?
Il primo Bake off era un mistero per tutti, ma mi sembra quasi che i primi pasticceri che si sono presentati fossero persino più preparati delle edizioni successive. Probabilmente, proprio perché tutto era assolutamente ignoto, oscuro, si erano allenati tantissimo e dannati davvero per arrivare preparati.
Perché, secondo lei, Bake Off ha così successo e riscuote tutto questo consenso di pubblico?
Perché rispetto alle altre realtà televisive e culinarie è più soft, è reale, ha il massimo rispetto per tutti – qui non urliamo, non diciamo parolacce – e qui un errore è spiegato in modo che non sia più ripetuto, in modo da dare un insegnamento. Qui i concorrenti, che sono tutti diversi tra di loro e quindi chiunque può rispecchiarsi in uno di loro, possono davvero imparare e crescere. E poi, il ritmo è bello, la musica è bella, la regia è super. Ecco dunque spiegato anche il crescente consenso del pubblico.
Come seleziona gli aspiranti pasticceri? Quali sono le caratteristiche che deve avere un aspirante concorrente di Bake Off?
Non facciamo dei veri e propri casting, ma funziona così: ciascuno porta una propria torta, quindi viene sottoposto a una serie di domande tecniche e a domande trabocchetto per smascherare chi eventualmente non avesse fatto con le proprie mani il dolce presentato. Poi io me li trovo lì davanti nudi e crudi la prima puntata. Certamente non devono solo essere bravi a realizzare le ricette alla perfezione, ma devono anche essere televisivi e non avere paura delle telecamere, che li riprendono in ogni momento.
Da quali aspetti riconosce i più talentuosi?
Si capisce subito. Si vede da come qualcuno affronta una ricetta, da come impugna una frusta, da come si muove sul bancone di lavoro, usa forno e abbattitore, ha idea degli ingredienti che ha davanti a sé e gli servono e soprattutto l’idea dei tempi.
Qual è un consiglio che dà ai suoi “allievi” per stemperare l’ansia, per non aver paura?
Ripeto sempre quello che mi diceva un mio professore delle medie: “Quando vai in stage, pensa che siete tutti nudi in sauna”. Questo abbatte le diversità e le gerarchie. Io ho sempre seguito il suo consiglio. E poi, se siete davanti a un professore, a un direttore, a un ministro, a persone che hanno potere e sanno che per questo sono a voi superiori, rispondetegli con il loro stesso tono. Li metterete subito al loro posto e sapranno con chi hanno a che fare.
Che ci dice delle versioni Kids e Vip?
La versione Kids di Bake Off ha ottenuto uno share incredibile. Questo secondo me è dovuto anche al fatto che non abbiamo bambini geni, ma normali, veri, che fanno le cose molto bene ma come è normale che sia per un bambino di quell’età. Quanto ai Vip…
Avete già montato le registrazioni delle celebrità?
La puntata non è ancora stata montata, quindi non ho ben idea di cosa vedremo. Posso dire però che mi sono divertito molto con loro: anche in questo caso, come nel caso dei bambini, i vip erano tutti persone normali, non personaggi televisivi o del mondo dello sport e dello spettacolo come a volte siamo abituati a vederli. Chi mi ha veramente impressionato è Castrogiovanni… un omone così alle prese con i dolci… uno spasso. Bello davvero.
Ultima domanda sulla sua Germania: anche lì c’è la stessa attenzione nei confronti della cucina e della pasticceria?
La Germania, a livello culinario, non è certo a livello dell’Italia, che è la prima nel mondo, ma sicuramente negli ultimi anni la cucina tedesca è cresciuta molto e ci sono anche diversi cuochi stellati. Per quando riguarda la pasticceria, la situazione è un po’ complessa, nel senso che più che altro la tradizione è la panetteria, che vende anche prodotti dolciari, che costano almeno il 30 per cento in meno che in una pasticceria. Quindi… io personalmente non aprirei lì una pasticceria. Forse a Berlino, Monaco e Amburgo, ma è sempre un grande rischio. In Germania la pasticceria è considerato un bene di lusso molto più che in Italia.