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Abbiamo incontrato Ninni Bruschetta che ci ha parlato del suo intenso e continuativo rapporto con i libri nato grazie all’incontro fortuito con una adolescente ai tempi della sua giovinezza.
Quando ha cominciato a interessarsi della lettura?
Io provengo da una famiglia molto colta che ha avuto sempre rispetto per la letteratura in tutte le sue espressioni. Sarà stato per questo motivo che fino a 18 anni non mi sono avvicinato ai libri. Poi ho conosciuto una ragazza appassionata di letteratura. Ed è stata lei a regalarmi “La fattoria degli animali” di George Orwell. Riteneva essere un racconto molto scorrevole che potesse servirmi da iniziazione. E da qui si è scatenata la mia passione per la lettura. Il libro letto da me subito dopo è stato “La nausea” di Sartre.
Ma anche lei ha scritto dei libri?
Ne ho scritto uno nel 2010, un saggio di filosofia applicata al teatro e a febbraio scorso ne ho pubblicato un altro dal titolo “Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista”, nel quale racconto non solo del nostro lavoro ma di tutto quello che ruota intorno al mondo dello spettacolo. {module Pubblicità dentro articolo 2}
Come le ha venuta questa idea?
Il libro è un vero e proprio omaggio al mio rapporto con i giovani. Contrariamente a molti miei colleghi che con gli adolescenti hanno un rapporto controverso, io cerco di stare il più possibile con loro, comprenderne pensieri, sogni e aspirazioni con la certezza che possono insegnare a noi molto più di quanto noi possiamo insegnare a loro. Ma c’è di più.
Ci dica
Io voglio dimostrare che ognuno di noi ce la può fare. Certo ci sono problemi e difficoltà, ma con coraggio, impegno e buona volontà possiamo costruire un futuro dignitoso. Sono riuscito io, sono certo che possono farlo anche gli altri. {module Pubblicità dentro articolo}
Il suo lavoro ha influito sulle scelte dei libri?
Certamente, ricordo che quando mi fu commissionata una sceneggiatura su Giordano Bruno, ho dovuto necessariamente leggere tutto quello che riguardava il grande filosofo. Per me è stato un enorme arricchimento culturale e tra l’altro ho scoperto anche un saggio molto interessante scritto su di lui dal nostro Gabriele La Porta. Poi però, mi sono accorto che non era la filosofia la mia vera passione ma la metafisica. E così mi sono messo alla scoperta di tutti gli scrittori metafisici più importanti. Da René Guénon scrittore esoterista e intellettuale francese a Simone Weil. Di lui bisognerebbe leggere almeno il testo dal titolo “Senza partito – Obbligo e diritto per una nuova pratica politica”, è un esempio di come andrebbe gestita la politica oggi. Poi ho scoperto anche un altro interessantissimo filosofo e matematico.
Di chi si tratta?
Si tratta di Pavel Aleksandrovič Florenskij che è stato ignorato in Italia fino a pochissimo tempo fa. E’ stato Massimo Cacciari che ne ha fatto conoscere, nel nostro paese, le grandi doti filosofiche e metafisiche.
Che ha significato per lei la metafisica?
Mi si è aperto un mondo, la metafisica è solo un punto di vista centrale che può condurre ovunque, anche alla scoperta della banalità della vita.
Ha insegnato ai suoi figli l’amore per la letteratura?
Non c’è stato bisogno. Sono dei grandi lettori. Pensi che quando frequentavano le scuole elementari leggevano un piccolo testo al giorno.