“Vedremo quello che si è sempre visto: l’energia, l’entusiasmo, la gioia di stare insieme e di trascorrere due ore all’insegna della spensieratezza e del divertimento”, racconta Greco. “È una mission -prosegue- che la televisione a volte perde di vista, ma il pubblico essenzialmente vuole questo e Furore, per primo, l’ha portato in video. Abbiamo riaperto il locale che, soprattutto ci dà la soddisfazione di attribuire al pubblcio il merito di tutto: sono importanti i poteri decisionali, certo, ma il pubblico ha continuato sempre a chiedere Furore”.
La struttura del programma è rimasta la stessa, mantenendo i giochi classici a cui ne sono stati aggiunti altri. Nato come programma per il pubblico più giovane, è poi diventato per tutta la famiglia: “Noi vogliamo raggiungere il pubblico che già ci seguiva, ma pure infettare persone nuove”.
Ora che sul piccolo schermo la musica è declinata soprattutto come talent, abbiamo chiesto ad Alessandro Greco cosa ne pensasse. “La musica in televisione -dice il conduttore- è un po’ inflazionata, tanto che si è persa la magia dell’avere il cantante in televisione. Furore ad esempio, era stata una grande vetrina musicale: i personaggi venivano sempre volentieri, perché ritrovavano un po’ l’atmosfera del concerto. All’epoca selezionavano molto le ospitate”. Oggi è diverso, con conseguenze deleterie per gli artisti stessi: “Se il cantante lo vedi in televisione in continuazione, poi forse ti va un po’ meno di andarlo a sentire dal vivo”.
Non vi anticipiamo altro; vi rimandiamo alla nostra videointervista.