Esther, come ritroviamo Feven, dopo i problemi di coppia che stava affrontando?
La ritroviamo che finalmente con Carlo hano trovato un’intesa e hanno deciso di sposarsi e stanno nel bel mezzo dei preparativi del matrimonio. Devono gestire le piccole tensioni che emergono tra le due famiglie quando hanno visioni diverse sulla realizzazione della cerimonia, della location, piuttosto che degli ultimi dettagli che in quel momento diventano importantissimi per quel giorno di festa che tutti vogliono celebrare al meglio.
Tutto può succedere è la trasposizione del format americano Parenthood. Ci sono più similitudini o differenze?
Io voglio sperare che siamo riusciti a mantenere il cuore della loro storia. Mi sembra che in entrambe le versioni si riesca a trasmettere il senso di unità che c’è in questa famiglia, la voglia di superare i problemi insieme, il supporto reciproco, che a volte può risultare invadente. Però raccontiamo proprio la storia di questa famiglia, in cui tutti si sostengono e cercano di aiutarsi, a volte anche bruscamente.
Altri progetti professionali?
Ho uno spettacolo per il Teatro Stabile di Torino, con il testo basato su “Disgraced” di Ayad Akhtar e tratta di islamofobia. La Regia è di Martin Kusey, tra gli attori ci sono Anna della Rosa, Paolo Pierobon e Fausto Russo Alesi. Un testo a cui tengo e spero sia un’esperienza entusiasmante. Il debutto è previsto per ottobre.
Per l’intervista integrale vi rimandiamo al nostro video.