Pino Rinaldi è autore, conduttore del programma Commissari – sulle tracce del male. La nuova serie in dodici puntate va in onda il venerdì in seconda serata su Rai 3.
Pino Rinaldi: intervista al conduttore di Commissari sulle tracce del male
Abbiamo incontrato Pino Rinaldi, questa l’intervista rilasciata al sito www.maridacaterini.it.
Quante sono le puntate del nuovo ciclo di Commissari?
«Saranno complessivamente 12 puntate di cui tre andranno in onda fino all’inizio delle festività natalizie. Successivamente, Commissari riprenderà il proprio posto nel palinsesto di Rai 3 a partire da lunedì 13 gennaio in seconda serata. Sono tutte storie inedite, mai raccontate».
Lei si occupa anche del caso di Angelo Izzo. Ci racconta la vicenda e i particolari?
«È una storia drammatica. Sono state evitate conseguenze ancora più terribili grazie all’intuito e alla tenacia del commissario Domenico Farinacci. Izzo, dopo il massacro del Circeo di 30 anni fa, aveva scontato la sua pena in carcere. Si era comportato in maniera corretta diventando un detenuto modello. Poi aveva ottenuto la semilibertà, era divenuto presidente di Città Futura,aveva scritto libri ed aveva contatti con politici. Il 29 aprile del 2005, in una villa isolata a pochi chilometri da Campobasso, furono scoperti i cadaveri di due donne, madre e figlia».
Come si è arrivati a scoprire che era Izzo assassino?
«Si deve tutto alla testardaggine del commissario Domenico Farinacci di Campobasso. Ha cominciato a seguire Izzo ed ha evitato che a questo delitto ne potessero succedere altri. Izzo in regime di semilibertà insieme a due complici aveva organizzato il duplice omicidio. Nella puntata che va in onda questa sera viene ripercorsa la storia di Izzo che riporta l’Italia agli orrori del 1975. Insomma è un vero e proprio giallo alla Hitchcock».
Pino Rinaldi: come scelgo le storie da portare in tv
Come riesce a scegliere le storie da portare in tv?
«È un lavoro di precisione e soprattutto di ricerca. Molte vicende non abbiamo potuto raccontarle perché esiste il diritto all’oblio. Altre invece devono arrivare al terzo grado in Cassazione per poterne parlare. Esistono ad esempio soggetti che hanno scontato la pena, hanno cambiato vita e non vogliono rivangare il passato. Stesso discorso per i familiari di alcune vittime».
Come mai c’è stato il cambio di collocazione dal sabato al venerdì?
«La collocazione del sabato andava al di là della mezzanotte. Adesso siamo in un’ottima seconda serata e il programma si articola dalle 23:00 alle 24:00. Siamo anche molto soddisfatti perché la prima puntata ha ottenuto un buon riscontro di pubblico».
Lei racconta in effetti la cronaca giudiziaria. Come la classificherebbe rispetto alle altre?
«Noi abbiamo un metodo di racconto molto rigoroso. Puntiamo l’attenzione sui fatti e sulle persone. Ne scaturisce un’indagine psicologica e sociale su uno spaccato molto significativo del nostro Paese».
L’ambientazione della seconda serie è molto simile alla prima…
«In effetti abbiamo puntato su un luogo intimo e scarno nell’arredamento. Questa volta sul tavolo che divide me dal commissario di turno c’è solo una bottiglia d’acqua in più. Ma l’aspetto più interessante è che le storie vengono raccontate da chi le ha vissute in prima persona».
Qual è la sua opinione sui commissari che ha incontrato?
«Sono persone che rischiano la vita per il proprio lavoro. Hanno tenacia, forza e testardaggine, nel rincorre la verità. Sono commissari che non hanno molta visibilità ma per compiere il loro lavoro mettono a repentaglio la loro esistenza e trascurano la famiglia».
C’è un programma che vorrebbe ancora realizzare?
«Mi piacerebbe raccontare fatti di cronaca anche attraverso le testimonianze dei magistrati che se ne sono occupati».