Giovanni Scifoni attore, scrittore, regista e conduttore, con alle spalle un lungo curriculum televisivo, teatrale e cinematografico, gestisce su RaiPlay il programma La mia Jungla. Recentemente i telespettatori lo hanno visto su Rai 1, nella fortunata serie Doc – nelle tue mani, in cui ha interpretato il ruolo di Enrico Sandri.
La mia Jungla è un appuntamento in 26 episodi ognuno da 4 minuti ciascuno. Scifoni racconta, in una sorta di surreale hellzapoppin’ i momenti della nostra vita quotidiana.
Finora sono andate in onda due puntate, una il primo maggio sul significato della ricorrenza, e l’altra il 14 maggio dal titolo “Figli a scarico“. Tutte le altre sono a scansione bisettimanale.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Giovanni Scifoni. Questa è l’intervista rilasciata al nostro sito www.maridacaterini.it.
Giovanni Scifoni La mia Jungla – intervista
Ci spiega meglio il significato de La mia Jungla?
«In ognuno degli episodi desidero raccontare la nostra quotidianità partendo dal periodo del lockdown. Raccontiamo la coabitazione forzata in famiglia e l’importanza che ha avuto in quel periodo l’uso dei social network. Abbiamo visto cambiare le abitudini nostre e di chi ci circonda. E alla fine ognuno di noi si domanderà come siamo cambiati e quale è stata l’incidenza di quel periodo sulla nostra personalità».
Come pensa che saremo quando finalmente torneremo alla normalità?
«È difficile rispondere a questa domanda dopo due mesi di lockdown ed una Fase 2 ancora in corso. Le nostre case sono state per noi come degli uteri da dove adesso stiamo lentamente uscendo. Non sappiamo come saremo, ma certamente saremo diversi. Per due mesi siamo stati come in un’incubatrice, protetti dalle nostre mura domestiche. Adesso dobbiamo uscire, ricomincia la vita ma sempre con le dovute cautele. In effetti questa pandemia ha avuto un certo fascino macabro».
Sì spieghi meglio…
«Sembrava a tutti di vivere in un film di fantascienza. Una parte di noi stessi si vedeva come proiettato in una differente realtà».
Siamo dunque intrappolati in una Jungla?
«È così. Ognuno di noi ha la propria Jungla. Siamo come degli esploratori dell’800 ma scappiamo da una stanza all’altra, ci rincorriamo e da questa piccola jungla che è la nostra casa, guardiamo una jungla più grande. Stiamo per arrivare in un mondo nuovo, ci sentiamo quasi come Cristoforo Colombo. Nel raccontare i piccoli grandi temi della nostra quotidianità, mi proietto in una direzione ironica, perché preferisco raccontare con leggerezza ma sempre inducendo una riflessione».
Su quali temi sono incentrate le nuove puntate?
«Dipende da quanto accade. Il mio racconto segue la realtà ed è un vero e proprio work in progress. Cercheremo di documentare la più stretta attualità. E sono estremamente soddisfatto del gradimento ottenuto dalle prime due puntate sempre disponibili su RaiPlay».
Aveva dei progetti prima del lockdown?
«Ne avevo molti in cantiere. In particolare ho dovuto interrompere la mia tournée teatrale “Santo piacere: Dio è contento quando godo”. Ero alla Sala Umberto di Roma ed altre date dovevano susseguirsi. Tutto adesso è da rivedere e da riscrivere. Tra gli altri progetti interrotti c’erano la parte finale di Doc nelle tue mani, bloccata purtroppo, agli inizi di marzo. Eravamo a poche settimane dalla fine. Inoltre è stata bloccata anche la serie Leonardo per Rai 1, una produzione anglo-americana nella quale io interpreto il ruolo di Fra Luca Pacioli, figura di riferimento e guida spirituale di Leonardo. Ha aiutato il grande arista nella realizzazione de L’ultima cena».