Ha per titolo La Dedica il nuovo programma di Rai 3 ideato e condotto da Pino Rinaldi in access prime time. Giornalista, documentarista, inviato e conduttore televisivo, Rinaldi ha determinato il successo di Chi l’ha visto? al punto da esserne considerato il padre televisivo. E si è occupato di casi molto seguiti dai media. Ha gestito, inoltre, trasmissioni come Commissari – sulle tracce del male ed una indimenticabile edizione di Vertigo, sempre su Rai 3.Un programma che ha anticipato, nei contenuti, i tempi del piccolo schermo.
Abbiamo incontrato Pino Rinaldi che racconta la genesi e il significato di La dedica. appuntamento televisivo differente da quelli del passato.
Ecco l’intervista rilasciata a maridacaterini.it
Qual è la genesi di un programma così singolare per Rai 3?
L’obiettivo è realizzare un viaggio musicale in 15 puntate, per tre settimane consecutive, nelle regioni italiane. Vogliamo occuparci dei neomelodici non solo del Sud, ma di tutte le Regioni italiane. Dal Veneto alla Sicilia, conosceremo artisti non affermati a livello nazionale, ma noti e amati nel territorio di appartenenza. E soprattutto con un incredibile seguito sui social. La canzone popolare contemporanea diventa il filo rosso del programma che collega le storie degli artisti locali con le storie della collettività. Mi sono ispirato, solo lontanamente, ai ricordi delle Radio Private, ma le storie sono differenti.
Come sono stati selezionati gli artisti?
Tramite il web, da Youtube agli stessi social che rappresentano una fonte inesauribile di artisti con l’obiettivo di farsi conoscere da un pubblico sempre più vasto. Sono, soprattutto, cantanti che si esibiscono in feste di paese, matrimoni, altre manifestazioni private o pubbliche. Persone con una incredibile dignità che, nel corso delle registrazioni, abbiamo verificato di persona. E le storie raccontate sono profonde, di grandissimo spessore umano.
In che maniera si inserisce la Dedica?
Ogni puntata è strutturata come una sorta di triangolo narrativo composto da un musicista, un committente che gli chiede di fare la Dedica ed il destinatario della Dedica stessa. Noi raccontiamo la storia personale di ognuno. E li incontriamo. Tutto reale e vero. Insomma il programma è una sorta di trasposizione televisiva delle serenate di un tempo e delle dediche radiofoniche. Ma tutto è stato rivisitato in chiave moderna.
Qualche storia che l’ha particolarmente emozionato?
Tutte hanno un substrato emotivo di grande impatto. Penso ad esempio ad una giovane ballerina che ha incontrato un ragazzo su sedia a rotelle che amava la danza. Ricordo una ragazza che, dopo la morte dei genitori, è stata accolta da un’amica. E un’altra che, pur laureata in informatica, ha scelto di diventare cantante all’insaputa dei genitori che, quando lo hanno saputo, sono stati orgogliosi di lei. Ma ho incontrato anche Mirko Casadei, figlio del re del liscio Raoul Casadei che continua una dinastia familiare di musica legata al territorio cominciata nel lontano 1928.
A che farebbe la Dedica, Pino Rinaldi?
Attualmente ne farei due. La prima è rivolta a tutti i lavoratori dello spettacolo che hanno vissuto e stanno ancora vivendo, un periodo di grande difficoltà legato all’emergenza Covid. La seconda è rivolta a tutti coloro che dirigono le grandi aziende televisive. Direi loro di osare, di impegnarsi per restituire coraggio e speranza, di inculcare energia e ottimismo. E la musica può essere una portavoce valida ed efficace.
Una Dedica a lei fatta che l’ha particolarmente colpita?
E’ accaduto anni fa. Ero a Chi l’ha visto? con la conduzione di Donatella Raffai. Fui incaricato di seguire il caso di una donna scomparsa senza alcun motivo apparente. Io mi recai sul posto ed arrivai a scoprire la verità. Ma se fosse arrivata in trasmissione avrebbe potuto provocare danni e ulteriori sofferenze. Mi giunse un emozionante ringraziamento, tempo dopo.
Qual è la storia della prima puntata?
Incontriamo il Trio Monti che nasce dall’idea di tre giovani amici. Sono romani doc, appassionati delle canzoni che, fin dall’infanzia, ogni romano ascolta e impara nelle case, nelle strade e nelle piazze. Il nome del trio ha origine dal fatto che i tre componenti provengono da tre dei monti di Roma: Giampiero Mannoni, la voce è di Monte Mario. Valerio Mileto, alla chitarra, è di Montesacro. Mentre Emanuele De Simone, al mandolino, è di Monte Verde. Il Trio comincia ad esibirsi nei locali, nei festival, nelle feste di piazza, nelle osterie, dove lo spirito popolare e goliardico della canzone romana è sempre vivo.