Indice dei contenuti
- 1 Damiano Michieletto intervista: Gianni Schicchi film un primato grazie alla presa diretta
- 2 Perché la scelta di Gianni Schicchi e cosa l’ha portata a sperimentare la regia cinematografica?
- 2.1 Damiano Michieletto intervista: quali sono state le difficoltà incontrate durante le riprese?
- 2.2 Una modalità innovativa per il mercato italiano, e a livello internazionale?
- 2.3 Damiano Michieletto intervista, Gianni Schicchi un film ‘potente’. Perché?
- 2.4 Gianni Schicchi film-musicale andrà in onda il 27 dicembre in seconda serata su Rai 1…..
- 3 Gianni Schicchi film: più un musical o un film opera?
- 4 Damiano Michieletto intervista: Come mai l’opera lirica è la Cenerentola della tv in Italia?
- 5 Gianni Schicchi film musicale apripista per nuovi programmi dedicati alla lirica e all’opera….
- 5.1 Il pubblico italiano è più legato alle rappresentazioni operistiche tradizionali o più moderne? E all’estero?
- 5.2 Che rapporto ha con il pubblico?
- 5.3 Questo la condiziona nelle scelte successive?
- 5.4 Qual è stato il pubblico più difficile con cui ha dovuto fare i conti?
- 5.5 Quali emozioni ci restituirà Gianni Schicchi?
- 5.6 Quali sono le tre opere che una persona deve assolutamente vedere nella vita?
- 6 Lei è amante della musica e cantautore. Quando è nata questa passione?
- 7 Damiano Micheletto intervista: Quali sono i suoi programmi tv preferiti?
- 8 Damiano Michieletto intervista: progetti futuri?
Damiano Michieletto nella nostra intervista. Il racconto a maridacaterini.it è di come un’opera lirica diventa per la prima volta un film per la tv, amplificando la sua potenza, ma anche quello di un uomo che canta la libertà e trae i migliori insegnamenti dai bambini.
Damiano Michieletto intervista: Gianni Schicchi film un primato grazie alla presa diretta
In questi ultimi mesi i regista teatrale Damiano Michieletto ha aggiornato il vocabolario della tv con una nuova parola “presa diretta” . E’quella che ha utilizzato per la realizzazione del film musicale (non chiamatelo musical) Gianni Schicchi in onda lunedì 27 dicembre alle 23,30 su Rai1.
Abbiamo raggiunto Damiano Michieletto per farci raccontare il suo Gianni Schicchi, un film che è già un primato per la tecnica utilizzata (la presa diretta) dal regista innovativo, creando un prodotto unico, apripista per nuove creazioni cinematografiche e televisive.
Le riprese di Gianni Schicchi si sono svolte nella splendida cornice toscana, in provincia di Siena, tra i comuni di Trequanda e Pienza; tra cast tecnico e artistico sono state coinvolte 237 maestranze in 15 location differenti per un totale di cinque settimane di lavorazione.
Anche qui è stata una scelta ben precisa. Il libretto originario prevedeva come ambientazione un’unica stanza nel Medioevo. Al regista l’idea di far svolgere la narrazione in più luoghi, nell’ambiente esterno, per restituire dinamicità alla rappresentazione.
Come ha spiegato Damiano Michieletto nel corso dell’intervista, Gianni Schicchi è tratto dall’omonima opera lirica di Giacomo Puccini su libretto di Giovacchino Forzano, e ispirata al Canto XXX dell’Inferno di Dante.
Il regista ha rivelato inoltre che l’adattamento cinematografico si apre e si chiude con le parole di Buoso Donati, protagonista della narrazione, che ha un interprete d’eccezione: Giancarlo Giannini.
Ed è questo e tanto altro che Damiano Michieletto ci ha raccontato in questa conversazione notturna, dove oltre al racconto, si è parlato anche di emozioni, di coraggio, amore e libertà. Ma anche del grande insegnamento che possono dare i bambini.
Perché la scelta di Gianni Schicchi e cosa l’ha portata a sperimentare la regia cinematografica?
Negli ultimi anni negli spettacoli che facevo in teatro usavo molte volte fare dei piccoli film, mescolavo la messa in scena dell’opera. Ho visto che era un linguaggio che mi piaceva usare ed era anche molto potente. Da lì, in maniera del tutto spontanea e naturale, è venuta l’idea di fare un film. Così ho scelto una opera-film. Per me la cosa principale era girare tutto il film senza che fosse in play-back. Cioè che fosse tutto quanto cantato in diretta in modo che questo fosse più emozionante, più diretto, reale.
Che avesse quella verità che dal cinema ti aspetti. Ho scelto l’opera Gianni Schicchi perché ha una storia molto cinematografica, con un grande ritmo narrativo ed era una commedia. Volevo fare una cosa divertente, una cosa comica magari anche per avvicinare quel pubblico che può essere un po’ spaventato da un’opera lirica, pensando che possa essere qualcosa di distante, di noioso, non in grado di emozionare.
Invece secondo me con questo film riusciamo a dimostrare anche che l’opera lirica fatta come un film può essere molto diretta ed immediata. Questa storia di Puccini e di Gioacchino Forzano (autore del libretto) mi sembrava quella giusta per quello che avevo in mente.
Damiano Michieletto intervista: quali sono state le difficoltà incontrate durante le riprese?
Più che difficoltà ho incontrato tanto entusiasmo da parte del cast e della troupe. Questo ci ha permesso anche di superare delle difficoltà tecniche. Penso che il successo di questo film sia dovuto molto all’entusiasmo oltre che alla competenza.
Pur essendo un film che non ha effetti speciali e tecniche complesse, essendo tutto girato in presa diretta significa che ogni ciak doveva funzionare sia da un punto di vista filmico e fotografico, sia da un punto di vista musicale.
Quindi molte volte c’era un ciak che funzionava ma musicalmente non andava bene ad esempio quindi si doveva rifare. Complessità anche per gli interpreti che indossavano un auricolare, quindi cantavano ed intorno a loro c’era il silenzio.
Strano che gli attori iniziavano a cantare tutti insieme nel silenzio. Questa caratteristica tecnica del film è stata la complessità, ma alla fine si è rivelata quella che io speravo, diventando uno dei valori del film. Per la prima volta si gira in Italia un film musicale dove non c’è nessuno che canta in playback.
Una modalità innovativa per il mercato italiano, e a livello internazionale?
So che c’è stato un film-opera girato in Danimarca dove usavano una tecnica non proprio così, ma molto simile. Poi anche un musical francese dove c’era una tecnica simile. Che io sappia, è il primo in Italia ad essere girato in presa diretta, a meno che qualcuno non mi smentisca.
I film musicali italiani che ho visto sono girati tutti in playback. Un conto è girare due o tre canzoni in playback, altro è se tutto il film.
Damiano Michieletto intervista, Gianni Schicchi un film ‘potente’. Perché?
Mette insieme la potenza della musica di Puccini con un ritmo e delle inquadrature e un modo di raccontare la storia che magari non ti aspetti. Ho cercato di fare in modo che si sposi totalmente con la musica. Il montaggio che abbiamo fatto è stato basato sulla musica. Non pensando di realizzare un evento teatrale ma un film.
Gianni Schicchi film-musicale andrà in onda il 27 dicembre in seconda serata su Rai 1…..
Per me questa è una grande soddisfazione, fare un film opera sulla prima rete italiana è anche un segno di fiducia. E’ un film fuori dai generi e spero dimostri che riesce a parlare a tutti.
Gianni Schicchi film: più un musical o un film opera?
Entrambe le etichette sono giuste. E’ un film opera, perché è un’opera lirica tradotta in film, ma a me piace chiamarlo film musicale perché c’è un modo di affrontare la musica e perché l’opera stessa di Puccini non appartiene completamente alla categoria del melodramma. Comunque definirlo film opera è corretto.
Prologo e conclusione sono affidati a Giancarlo Giannini, perché avete scelto proprio lui?
Giannini ha un carisma molto forte, che in un primo piano, davanti alla macchina da presa funziona molto bene. Ci voleva un attore che sapesse recitare sempre guardando in camera e che avesse un tipo di personalità e di sguardo, che sapesse reggere la camera. Lui in realtà non fa molto, è un fantasma che gira per casa e introduce la storia. Sono contentissimo che ci sia stato lui a fare Buoso Donati, che solitamente nell’opera potrebbe essere un figurante che non canta, invece nel film diventa l’inizio e la fine della storia.
Come avete affrontato il problema Covid durante le riprese?
Abbiamo seguito il protocollo cinematografico, tutti abbiamo fatto i tamponi e siamo stati fortunati perché non ci sono mai stati casi di Covid. Il fatto che tutti eravamo tamponati e controllati ci ha permesso di lavorare in serenità.
Damiano Michieletto intervista: Come mai l’opera lirica è la Cenerentola della tv in Italia?
Non penso sia così. Anche confrontando con l’estero, penso che in Italia ci sia un’attenzione per l’opera lirica. Rai 5 ad esempio fa una grande programmazione di opere liriche, certo è una rete dedicata, ma l’offerta c’è. Per me è una rete molto bella e spero che la cultura venga sempre meglio valorizzata. E’ chiaro che nelle reti generaliste è più difficile, perché lì guardano molto anche la share e i numeri. Negli anni ‘50 si faceva anche il teatro in diretta su Rai 1 ora non più. Sono cambiati i ritmi narrativi, i tempi di fruizione.
Gianni Schicchi film musicale apripista per nuovi programmi dedicati alla lirica e all’opera….
Secondo me si. Il mio Gianni Schicchi è un film che dura 75 minuti e scorre via. L’opera originaria è ambientata nel Medioevo all’interno di una stanza. Nell’opera di Puccini i personaggi non escono da quella stanza. Ho pensato quindi che bisognava renderla dinamica, andando anche in esterna. E penso che ci siamo riusciti.
Il pubblico italiano è più legato alle rappresentazioni operistiche tradizionali o più moderne? E all’estero?
Si, in Italia si è più legati alla tradizione, più gusto estetico rispetto ad un’estetica europea. Perché in Europa c’è più una tradizione di registi che interpretano le opere ed il teatro che parte da molti anni prima rispetto all’Italia. Da noi si è più legati ad un gusto classico e tradizionale che però non è un problema, perché vedo e sento che il pubblico è curioso e soprattutto ha voglia di andare oltre alle competizioni. Il compito di chi deve raccontare delle storie deve essere anche quello di sfidare un po’ il pubblico.
Che rapporto ha con il pubblico?
Ottimo. Il pubblico è il motivo per cui si apre il sipario, quindi sono curioso di sentire le reazioni. Di solito guardo sempre lo spettacolo in platea quindi sento e vedo quando le persone ridono, applaudono.
Questo la condiziona nelle scelte successive?
Mi condiziona nel senso che può affinare il mio ascolto, cerco di capire cosa è arrivato e cosa no. Mi fa quindi capire meglio quanto ho fatto.Ma non mi condiziona nel senso che poi farò qualcosa seguendo le aspettative del pubblico. Cerco sempre di fare qualcosa pensando all’efficacia che ha teatralmente.
Qual è stato il pubblico più difficile con cui ha dovuto fare i conti?
Non faccio i conti con il pubblico, io accetto tutto quello che avviene anche momenti inaspettati come quando a Londra abbiamo fatto Guglielmo Tell e il pubblico ha fischiato durante lo spettacolo solo perché c’era una scena che non piaceva. Quando sono stato intervistato ho rivendicato le scelte fatte di cui ero convinto. Non ho cambiato niente dopo, ho semplicemente spiegato meglio quello che volevo fare.
Quali emozioni ci restituirà Gianni Schicchi?
Spero sia una sorpresa.
Quali sono le tre opere che una persona deve assolutamente vedere nella vita?
Don Giovanni, Madama Butterfly e la Traviata e il Barbiere di Siviglia. Secondo me queste opere sono esempi massimi in cui si è riusciti a mettere insieme una storia con la musica. Si sposano con stili completamente diversi colpendo il bersaglio e diventando irresistibili.
Lei è amante della musica e cantautore. Quando è nata questa passione?
La passione per la musica l’ho sempre avuta da quando ero ragazzino. Ho iniziato a scrivere canzoni da quando avevo 8-9 anni per compleanni, matrimoni. Canzoni d’occasione, ma anche quelle un po’ più intime. Quando avevo 20 anni partecipai ad un concorso e lo vinsi. E la canzone ‘Nuvole’ fu poi incisa in un cd, poi andato in onda su Radio Italia.
Ha scritto anche una canzone sul Covid nel testo si legge “L’ossigeno che ci serve si chiama libertà”. Che significa per lei la libertà?
Non avere paura. In amore ad esempio non avere paura di lasciarsi andare, non avere paura di fare brutta figura, non avere paura di dire un no se non è quello che vuoi, non avere paura delle conseguenze, del giudizio.
Ed in questo senso lei si sente un uomo libero?
No. Non avere paura è il senso generale dell’amore e della libertà. Anche a livello politico. Non avere paura di denunciare, di esprimere la tua opinione anche se è diversa dalle altre e sei in minoranza. Non avere paura di chi ti minaccia, di subire una violenza, quindi significa avere coraggio. La libertà è legata ad avere un grande cuore. Un grande coraggio.
Damiano Micheletto intervista: Quali sono i suoi programmi tv preferiti?
Seguo di più la radio. Seguo Zapping su Radio 1, ma anche quelli di Radio 3. In tv non ho un programma a cui sono particolarmente affezionato. Seguo le notizie, la cronaca.
Cosa pensa della tv italiana?
Mi piacerebbe che nella tv italiana ci fossero dei programmi più coraggiosi per i ragazzi, senza guardare quindi alla share. Mi piacerebbe sapere come fare a comunicare con i ragazzi che seguono la Rai. I bambini, i ragazzi sono il pubblico di domani. Quindi è importante che la televisione abbia anche una funzione pubblica, visto che è pagata con i soldi pubblici, quindi abbia come missione guardare alle nuove generazioni. C’è bisogno di una televisione che sia formativa per i ragazzi.
I suoi esordi professionali li ha trascorsi con i bambini. Qual è l’insegnamento che ha tratto da questa esperienza?
Non avere pregiudizi. Lo sguardo bambino è predisposto allo stupore, ma non è ingenuo. E’ uno sguardo che devi affascinare, devi catturare. L’insegnamento è comunque di approcciare un racconto senza paura né pregiudizi.
Damiano Michieletto intervista: progetti futuri?
Si, nel cinema ci sono dei progetti su cui stiamo lavorando che sono ancora in una fase interlocutoria, ma sicuramente penso che l’anno prossimo tornerò a lavorare nel cinema. Ci saranno anche dei film musicali.
Damiano Michielett intervista: un messaggio ai lettori di maridacaterini.it
Il mio messaggio filosofico è di non guardare sempre chiusi dentro di sé, ma avere uno sguardo verso l’esterno. Che ti porta ad essere non tanto concentrato su di te ma attento a quello che c’è fuori.