Indice dei contenuti
- 1 Intervista Dario Cassini: “Spero di poter continuare con l’esperienza di Only Fun“
- 2 Intervista Dario Cassini: “Noi comici siamo un po’ come una terapia omeopatica di buon umore“
- 3 “Oggi faccio una comicità più consapevole“
- 4 Intervista Dario Cassini: “Non credo esista un problema legato alla comicità femminile: ciò che conta è la preparazione“
- 5 Intervista Dario Cassini: “I ragazzi sono frettolosi, ma non si deve correre: il nostro è un mondo già troppo veloce“
- 6 “C’è un legame tra il mondo della comicità e quello del dramma“
- 7 Intervista Dario Cassini: “Sta per uscire una fiction di grande successo, oltre che il romanzo“
- 8 Intervista Dario Cassini: “Raffaella Carrà? Per professionalità nessun’altra come lei. In quella direzione, al momento, c’è Paola Cortellesi“
Giovedì 16 giugno andrà in onda, in prima serata sul canale NOVE, l’ultima puntata di Only Fun. Tra i protagonisti del programma c’è il comico Dario Cassini, che in questa intervista commenta il successo del programma e ci parla della sua lunga carriera.
Intervista Dario Cassini: “Spero di poter continuare con l’esperienza di Only Fun“
-Non possiamo iniziare l’intervista senza parlare di Only Fun. Il programma, in onda su NOVE, sta ottenendo dei buoni ascolti, in crescita di settimana in settimana.
Questo ha sorpreso noi tutti. È vero che, quando si va in onda d’estate, non hai molta contro-programmazione. Tuttavia si deve affrontare un altro nemico: il bel tempo e la voglia di uscire. Only Fun ha un taglio veloce, breve e dinamico. Il cast è composto da artisti bravissimi. Il programma è proprio ben fatto, a cominciare dalla regia fino ad arrivare agli autori e alla produzione. Cito in particolar modo Luisella Sacchi, che fa un lavoro eccezionale.
La prima edizione del programma sta per concludersi. Che bilancio da dell’esperienza?
Ho trovato tutti professionisti sereni e rilassati, degli amici veri che si rivedono con piacere. Credo che questa sia la chiave del successo di Only Fun. Spesso ci consigliamo tra noi e, qualche volta, lavoriamo insieme. Inoltre la durata stessa della registrazione è meno stressante. Personalmente, spero di poter continuare con questa esperienza. NOVE è una rete giovane, con una grande attenzione per il pubblico femminile. Noi stiamo riscontrando un buon successo anche nel pubblico maschile.
Intervista Dario Cassini: “Noi comici siamo un po’ come una terapia omeopatica di buon umore“
Durante la sua carriera ha partecipato a molti programmi di successo, come Zelig e Colorado. Come è cambiata, negli anni, la comicità?
Ci si rapporta con nuove realtà. Noi comici siamo diventati più grandi e la comicità deve cambiare insieme all’età di chi la produce. È necessario essere onesti e sinceri con chi ci ascolta: devi proporre degli argomenti che capisci. Io parlo di coppie, ma sempre con accenti particolari. Noi comici dobbiamo offrire sorrisi e speranza. Chi parla in pubblico, inutile negarselo, ha delle grosse responsabilità. Come diceva il nonno di Spiderman, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Stiamo vivendo un periodo storico complesso. Pandemia, lockdown, guerra e problemi economici. In un contesto del genere sente la responsabilità di far ridere?
I comici non salvano vite: quelli sono gli scienziati e i medici. Noi, però, siamo intrattenitori e con il nostro aiuto possiamo rendere le giornate delle persone meno pesanti. Siamo un po’ come una terapia omeopatica di buon umore.
“Oggi faccio una comicità più consapevole“
Ma oggi, secondo lei, è più difficile far ridere le persone?
Oggi sono presenti numerosi nuovi orizzonti sociali e di sessualità che richiedono una maggior attenzione nel momento in cui si scrive un monologo. Occorre rispettare tutto ciò che c’è intorno a noi. Personalmente, a me piace essere aggressivo e roboante, ma sono attento alle nuove realtà. Non possiamo non considerarle ed è giusto che sia così. Noi siamo delle sentinelle, i relatori di quello che accade e per questo abbiamo responsabilità. A 54 anni una persona ha la consapevolezza di ciò che dice e di come la dice. Per questo i meriti e le colpe, alla fine, sono sempre degli artisti.
Da tempo, nei suoi spettacoli, affronta il tema delle relazioni di coppia. È cambiato il suo modo di approcciarsi al tema dopo il periodo di lockdown?
In quel determinato periodo molte coppie si sono trovate, scoperte. Altre, invece, sono implose. Non siamo passati indenni dal lockdown. Ciò che dico nei miei pezzi, ora, è ancora più roboante, ma ho sempre la consapevolezza di ciò che dico. Attualmente, poi, sono genitore: una condizione, questa, che quando facevo Le Iene e Zelig non mi riguardava. Ciò mi ha permesso di avere un radar più ampio. Faccio un tipo di comicità più consapevole, soprattutto come uomo e come padre.
Intervista Dario Cassini: “Non credo esista un problema legato alla comicità femminile: ciò che conta è la preparazione“
Spesso il mondo della comicità viene criticato per la presenza sempre degli stessi volti. Esiste, secondo lei, un problema legato al ricambio generazionale?
Esiste dichiaratamente. Alle nuove generazioni è stato vietato il passaggio di esibirsi nei locali e, dunque, di farsi le ossa. C’è, però, anche un altro problema che riguarda il modo con il quale si adoperano i mezzi. Io insegno cucina e chi si iscrive non lo fa per diventare un bravo cuoco, ma per andare in televisione. Credo che i giovani, oggi, siano più interessati a diventare popolari che dei bravi artisti. E questo, secondo me, fa la differenza. Occorre pensare a ciò che si vuole essere, non a quanti soldi si potrebbero fare.
Esiste, invece, un problema legato alla comicità femminile?
No, non credo. Cito, ad esempio, il duo Marta e Gianluca di Only Fun. Non sono una coppia nella vita, ma lo sono in scena. Lei è un’attrice superlativa che non si è inventata, ma che ha lavorato duramente. Ciò che conta, ripeto, è la preparazione. Una volta andava in onda un pubblicità che ricordava come la potenza sia nulla senza il controllo. Ecco: io penso che questo concetto valga per tutte le discipline dell’arte.
Intervista Dario Cassini: “I ragazzi sono frettolosi, ma non si deve correre: il nostro è un mondo già troppo veloce“
Secondo lei l’idea di fare dei talent per scoprire nuovi giovani potrebbe rappresentare una soluzione?
Tutto ciò che è talent ti dà una sola opportunità. Non si può stabilire se una persona, a 21 anni, sia una star o meno. È semplicemente un giovane agli inizi e che deve ancora imparare un mestiere. Io non sono per la fretta. Dirigo l’Accademia 56 di Ancona, dove insegno comicità e arte drammatica. Abbiamo persone di tutte le età e noto che i ragazzi sono frettolosi. Vogliono arrivare immediatamente a un risultato. Non si deve correre: il nostro è un mondo che, di per sé, è già troppo veloce. Quella della comicità, poi, è un’arte particolare. Un conto è essere simpatico, un altro è essere comico: sono due pianeti confinanti che, però, non hanno le stesse dimensioni. Ci vuole metodo, ci vuole studio. Non si può improvvisare.
“C’è un legame tra il mondo della comicità e quello del dramma“
Oltre alla comicità e alla cucina, ha anche una grande passione per la recitazione. Ha interpretato ruoli drammatici e comici, penso ad esempio a I Predatori e a Don Matteo…
A me piace la mia versatilità, ma io sono nato come attore drammatico. Ho lavorato con Giancarlo Cobelli e con Mario Monicelli. Ho avuto maestri esigenti e spietati e ora, come insegnante, dicono che io sia altrettanto severo. Pretendo un impegno esagerato da parte degli allievi, esattamente come i miei maestri hanno fatto con me. Il mestiere del comico, poi, si nutre di quello dell’attore. D’altronde si dice sempre che, se vuoi fare danza funky, devi comunque avere le basi di danza classica…
Ma esiste, secondo lei, un legame tra il mondo del dramma e quello della comicità?
Sì, c’è un legame. Dietro la comicità c’è un melodramma. Anche delle battute in apparenza semplici, come quelle sulle relazioni di coppia, nascondono in realtà delusioni, arrabbiature o incomprensioni.
Se dovesse darsi una definizione, quale sarebbe?
Attore, comico, scrittore. Ma soprattutto genitore e insegnante, che sono due cose che si assomigliano. Prima di dare consigli a qualcuno, infatti, devi rimettere in gioco te stesso.
Intervista Dario Cassini: “Sta per uscire una fiction di grande successo, oltre che il romanzo“
Ha qualche progetto lavorativo per il futuro?
Sì, c’è più di qualcosa. In particolare, sta per arrivare una fiction di grande successo che ho girato ma di cui non parlo. Su Sky, invece, è appena uscita La donna per me di Marco Cattaneo, film con protagonista Andrea Arcangeli, un giovane attore bravissimo e preparatissimo. Nella pellicola faccio un cameo molto divertente. Il film I Predatori, inoltre, continua a vivere di vita propria. Alle porte c’è una nuova stagione televisiva e il romanzo. Quest’ultimo è ambientato a Numana, l’ennesima mia terra di adozione. Io cambio regione ogni 10 anni. Sono nato a Napoli, poi sono andato a Roma, in Toscana e in Umbria. Ora sono tra Umbria e Marche: regione, quest’ultima, che mi ha fatto innamorare.
In quale posto si senti a casa?
Per me la casa è in Umbria, dove è nato mio figlio. Ma un napoletano, quando torna a Napoli, sta sempre più comodo che in campagna…
Intervista Dario Cassini: “Raffaella Carrà? Per professionalità nessun’altra come lei. In quella direzione, al momento, c’è Paola Cortellesi“
Concludiamo l’intervista parlando di Raffaella Carrà. Il prossimo 5 luglio, infatti, ci sarà il primo anniversario della sua morte. Nel corso della sua carriera ha lavorato diverse volte con lei. Ha qualche aneddoto che puoi raccontarci?
Penso che, per professionalità, non ci siano altre persone così capaci come Raffaella Carrà. In quella direzione, al momento, cito Paola Cortellesi. Lei è una straordinaria attrice che sa fare tutto: canta, balla, è comica ma riesce agevolmente a interpretare personaggi drammatici. La Carrà non recitava, ma era la signora della televisione italiana. Io feci con lei Fantastico nel 1991. Insieme a me c’erano un sacco di persone interessanti che, all’epoca, erano sconosciute: cito, ad esempio, Raul Cremona e Leonardo Pieraccioni. Noi tutti, in quell’occasione, imparammo da Raffaella. Lei era la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Gestiva la diretta come nessun’altra. Aveva una voglia di fare e una lucidità non comuni. Senz’altro ci manca e ci mancherà.