Indice dei contenuti
Abbiamo incontrato Renato Bosco, conduttore del programma in onda su Sky Uno “Na Pizza“, che ci ha raccontato come è nata la sua passione per la pizza.
Renato Bosco: intervista al conduttore di Na Pizza
Ci racconti quando è nato il suo lavoro di ricerca. E soprattutto quando si è accesa la lampadina che ti ha fatto arrivare ad essere ciò che sei?
Io penso che quando racconto la mia storia è sempre una storia di treni che passano e la fortuna di salirci sopra. Ero giovanissimo, in una pizzeria di San Martino buon albergo. Ci tengo a dirlo io sono di San Martino buon albergo, sono della provincia di Verona e stavano ricercando un cameriere. Pensa te ho iniziato in sala e per poi per caso o per fortuna il pizzaiolo ha avuto una piccola malattia e si è assentato da quello che era il posto di lavoro. Qui io ho iniziato ad approcciarmi al mondo della pizza e da lì è nata la scintilla che poi per me è stata tutta una ricerca , una voglia di fare e di confrontarmi con questo mondo.
Ha trovato nel suo percorso degli ostacoli da parte dei palati più tradizionali. Se si come li ha convinti ad assaggiare questo tipo di pizza un po’ diversa da quella classica che tutti conosciamo?
Bè sicuramente abbiamo trovato degli ostacoli che però ci aiutano a riflettere. Ma soprattutto ci aiutano a capire la direzione che stiamo prendendo e sono delle grandi opportunità. Non dobbiamo pensare che la critica sia una cosa negativa. Ma è una cosa che ci fa riflettere, ci dà delle giuste direzioni. E secondo il mio punto di vista è veramente importante come convincerli probabilmente assaggiando il prodotto, perché magari uno vede il prodotto che ha un volume, ha una consistenza che magari non è la desiderata, la croccante magari a qualcuno non piace però poi al morso e all’assaggio li convinci immediatamente.
Renato Bosco se dovesse convincere un bambino, un futuro ragazzo che vuole intraprendere questo percorso che cosa gli direbbe e come spiegherebbe la sua definizione di pizza-ricercatore?
Ah bella domanda, è la prima volta che mi viene posta quindi di conseguenza. È uno dei temi un po’ scottanti no, la ricerca di personale. Come poter convincere un bambino, un giovane ad approcciarsi a questo mondo è veramente complesso. Probabilmente dovremmo scendere dal piedistallo anche noi pizzaioli e poter entrare nelle scuole alberghiere e poter approcciare a questo mondo della scuola che è veramente importante. La cosa che direi, lo studio è al primo posto, è importante il sapere. Conoscere la regionalità, la storia, la geografia devono essere veramente il punto di partenza di tutto. E con l’approccio probabilmente come tanti anni fa si entrava nelle scuole per portare la propria esperienza ecco se ci fosse questa possibilità li farei innamorare. Per quale motivo, perché quando ti vedono lavorare poi mettono le mani in pasta sicuramente gli si apre un mondo, quel mondo che normalmente tu vedi dall’altra parte del banco e non percepisci quanto bello è.
Renato Bosco Na Pizza: La sua pizza migliore per chi la cucinerebbe?
La cucinerei per quel bambino che ha detto prima e gli farei una margherita però una margherita fatta bene, quando dico fatta bene vuol dire scegliere gli in gradienti giusti e utilizzare tutti ingredienti italiani.
Ma c’è un ingrediente perfetto senza il quale la pizza non riesce bene?
Direi la farina perchè senza quella…No. Tutti gli ingredienti hanno il suo perché, non saprei oggi dire qual’è l’ingrediente che non può mancare, sicuramente l’ingrediente e direi più importante è la passione, l’ingrediente che ti fai smuovere e ti mette nelle condizioni di creare ogni volta la pizza più buona del mondo.
Parte dal 2 ottobre la seconda edizione del Programma Na Pizza, le chiediamo per i lettori di Marida Caterini.it perché dovremmo vederlo.
Perché vedere il programma?
Perché è un viaggio, è un viaggio con gli amici pizzaioli perché son tutti amici quelli che vengono all’interno del programma. Vedremo due regioni, due visioni diverse del mondo della pizza. Racconteranno il proprio territorio e secondo me vale la pena perché diventa poi meta anche per qualsiasi persona vede il programma poi magari arriva nella regione. Facciamo una ipotesi va nel Lazio, va a Roma, va da Pier perché ha raccontato la sua storia. Probabilmente ha messo gola alle persone che lo vedono.