Che vedremo in questa nuova trasmissione?
Il pubblico scoprirà le vicende più nascoste di tante personalità che conosciamo un po’ tutti e che hanno fatto la storia: politici, santi, artisti, re, regine, condottieri. Sarà narrato ciò che spesso non si trova nei libri: crediamo che raccontare la storia di personaggi svelando dei particolari “più intimi” renda loro più vicini ai telespettatori.
Quale sarà il suo ruolo nel programma? Per la conduzione si è ispirato a qualcuno in particolare?
Sarò un narratore, l’intermediario tra il documentario e il pubblico. Anch’io mi porrò domande su quanto visto, cercando di dare delle risposte o anticipare quello che si vedrà di lì a poco. È un valido strumento per aiutare chi ci guarderà da casa. Per me non si tratta di un’esperienza nuova, poiché anni fa ho presentato su Rai 3 “Il giallo e il nero” e anche a teatro ho ricoperto spesso il ruolo di narratore. Per la conduzione non mi sono ispirato a nessuno in particolare, anche ci sono molti programmi di divulgazione che mi piace guardare in tv.
Ad esempio?
Mi interessano molto i format condotti da Piero ed Alberto Angela.
Qual è il personaggio storico che più l’ha affascinata tra quelli protagonisti del format di Tv2000?
Sono rimasto molto sorpreso dalla storia di Cavour, un uomo dai tanti pregi ma anche con molti difetti, proprio come noi. Era un giocatore d’azzardo, molto goloso e pronto ad utilizzare ogni mezzo per centrare gli obiettivi che si prefissava. Mi ha emozionato anche la storia di Santa Rita. Non sapevo che fosse molto amata dalle donne e che prima di entrare in convento fosse stata sposata e avesse avuto anche due figli. Tra i condottieri, la storia di Giovanni dalle Bande Nere è molto affascinante: avrebbe potuto salvare l’Italia dalla discesa dei Lanzichenecchi e dal sacco di Roma, ma forse dava fastidio ai piani dei principi di Ferrara e Mantova che si erano alleati proprio con il nemico. Morì a 28 anni per una ferita non grave e che si poteva curare. Non solo personaggi, però, anche fatti storici: sono rimasto colpito dalla ricostruzione del disastro di Balvano, avvenuto nella Seconda Guerra Mondiale, in cui circa 600 persone morirono in un treno intrappolato in una galleria a causa del sovraccarico del convoglio.
Com’è nata questa opportunità lavorativa con la rete della Cei?
Per un programma di questo tipo era necessaria la figura di un narratore. Non so se il direttore Ruffini mi aveva già visto in passato su Rai 3 con “Il giallo e il nero” o in altri contesti simili. Ad ogni modo, sono contento della scelta fatta dall’emittente: per me sarà un’esperienza molto interessante.
Questa nuova avventura potrebbe rappresentare l’inizio di una fase diversa della sua carriera, in cui alternare con più frequenza il ruolo di attore e la conduzione?
Non so ancora dirlo con precisione. Nella mia vita non mi sono mai imposto di fare una cosa piuttosto che un’altra. Di solito ho scelto di fare quello che mi interessava o che in un determinato momento mi serviva, per pagare le bollette (sorride, ndr)! Ho svolto tanti lavori per continuare a fare quello che mi piaceva davvero. La conduzione mi intriga e quindi, se ci saranno altre opportunità in futuro, mi metterò sicuramente alla prova.
Cosa ne pensa della programmazione di Tv2000?
Credo che sia un’alternativa valida a tante altre emittenti, con una linea editoriale che soddisfa una grande fetta di pubblico, con molti format interessanti. Penso che sia una tv che ha un suo mercato e che vuole continuare a crescere.
L’abbiamo vista ultimamente nel cast de L’isola di Pietro su Canale 5, una serie che ha avuto un grande successo di pubblico. Come spiega questo boom di ascolti?
Ha influito senz’altro la presenza nel cast di Gianni Morandi, un grande professionista tornato a fare l’attore dopo tantissimi anni. Questo ha incuriosito molto la gente. Inoltre, le storie dei protagonisti e l’ambientazione hanno fatto il resto, contribuendo a confezionare un prodotto molto gradito.
In queste settimane è in onda un ciclo di repliche de “Il commissario Montalbano” dedicato al tema della violenza sulle donne. Quando saranno trasmessi i nuovi episodi?
Credo all’inizio del 2018, a febbraio o marzo: ne abbiamo girati due la scorsa primavera.
Ci sarà qualche novità per il suo Mimì Augello?
Avrà un anno in più (sorride, ndr)! Nel 2018 festeggeremo il ventesimo anniversario dal primo ciak. I protagonisti della serie sono maturati, non solo anagraficamente: ad evolversi sono stati anche i loro pregi, difetti e le rispettive fissazioni. Credo sia proprio questo il motivo che spinge la gente a seguirci con passione e a volerci ancora molto bene.
Lei è marchigiano: com’è stato calarsi nella cultura e nella lingua siciliana?
Vent’anni fa chiesi alla produzione di andare in Sicilia dieci giorni prima dell’inizio delle riprese e di poter stare in un commissariato. Una volta avuto l’ok, andai a Trapani per capire quali fossero le dinamiche che caratterizzavano la giornata tipo all’interno di un commissariato. Ho conosciuto molti poliziotti, che oltre a dare la caccia ai delinquenti dovevano far fronte a situazioni comuni: le bollette da pagare, le difficoltà familiari. In più, dovevano fronteggiare anche i problemi creati dalla scarsità di risorse date alle forze di polizia. Questo mi ha aiutato molto, perché quanto vedevo nella realtà corrispondeva a quanto scritto da Andrea Camilleri. Anche i tanti agenti di Polizia che abbiamo incontrato si sono rispecchiati nelle nostre storie e più di uno ci ha detto: “Lo sapete che abbiamo anche noi il Mimì o il Catarella della situazione?”. Per imparare il dialetto abbiamo dovuto studiare, aiutandoci anche tra colleghi.
Prossimi progetti?
Oltre “Segreti, i misteri della storia” e “Il commissario Montalbano”, sto aspettando di iniziare un nuovo progetto cinematografico ma ancora non ne ho la certezza, perciò non ne parlo!