Prima della partenza per ognuna delle quattro località Costantino convolerà a nozze (virtualmente) con una delle quattro protagoniste femminili. Quando arrivano a destinazione ad attenderli c’è una coppia di coniugi dei quali Costantino e la partner dovremmo prenderne il posto. Significa che il conduttore e la sua compagna dovranno vivere nella realtà locale, abiteranno nella casa della coppia alla quale si sostituiscono prendendosi cura dei loro figli e delle faccende domestiche.
Abbiamo incontrato Costantino della Gherardesca, che sarà anche al timone della prossima edizione di “The Voice of Italy” sempre su Rai 2. Il conduttore ci ha anticipato molti particolari sul docu-reality.
Come nasce il progetto?
L’idea è stata mia e il programma è scritto insieme a Cristiano Rinaldi. Vogliamo raccontare il mondo in un’ottica di servizio pubblico ma anche di intrattenimento. “Le Spose di Costantino” vuole proporre realtà che spesso non vengono considerate dai massmedia.
Perché la scelta di queste quattro nazioni?
Vogliamo dimostrare, ad esempio, che l’Africa non è fatta soltanto di bambini malnutriti e pieni di mosche, ma molte nazioni hanno una propria dignità sociale e fanno di tutto per migliorare la propria situazione economica e professionale. Abbiamo dato la preferenza nel nostro viaggio a zone di campagna e ci siamo interessati anche della rovente situazione politica in cui vivono queste nazioni. Abbiamo ad esempio visitato la casa di Stalin in Georgia. E, in Uganda, io personalmente, ho intervistato alcuni esponenti politici dell’opposizione. Ed ho cercato di scoprire quali sentimenti animano oggi la Georgia nei confronti della Russia.
Qual è l’aspetto che l’ha colpita di più?
La grande apertura di questi quattro paesi, l’ottimismo di cui sono pervasi e il fatto che si lamentano molto meno di quanto fanno nazioni europee. Abbiamo constatato come l’Uganda e il Ghana abbiano ad esempio un’economia in crescita.
Da questi paesi c’è sicuramente una fuga degli abitanti verso un futuro migliore. É così?
In effetti dall’Uganda i giovani cercano di emigrare, ma verso i paesi arabi. E, quando accade che anche un giovane professionista lasci il proprio paese, per tutti gli altri è una grande sconfitta. Si cerca insomma di combattere, di migliorare la propria situazione, di risolvere i problemi da cui sono afflitti. La verità è che gli abitanti sono molto legati al territorio in cui abitano. Ho visto ad esempio molti giovani affrontare alcune situazioni difficili da vivere in un paese europeo, loro sono rimasti attendendo che l’economia migliorasse.
Qual è la situazione politica dell’Uganda oggi?
Fra tre anni avranno le loro elezioni e stanno combattendo per riuscire a conquistare finalmente la democrazia.
Come si sono comportate le sue partner nel corso dei quattro viaggi?
Sapevano fin dall’inizio che non sarebbero vissute in alberghi a 5 stelle. Hanno dovuto accettare situazioni di disagio e sono state abbastanza brave.
Quanto tempo è stato necessario per realizzare ogni singola puntata?
Abbiamo impiegato 10 giorni per realizzare ogni appuntamento. Ne scaturirà uno sguardo a 360° su dinamiche reality e dinamiche socio-politiche.
Come spiega il poco gradimento di pubblico conquistato dall’ultima edizione di Pechino Express?
Abbiamo cercato di differenziarci dagli altri reality, assoldando come concorrenti personaggi famosi in altre realtà differenti dallo spettacolo. È stata una mia idea e me ne assumo tutta la responsabilità. Ciononostante siamo soddisfatti dei risultati. Pechino Express è un brand molto richiesto da tutte le reti.
Ci sarà una prossima edizione?
Ci stiamo lavorando e stiamo valutando alcuni nuovi percorsi.
È vero che torna il radio?
Il 13 gennaio condurrò su Radio 2, il sabato e la domenica, il programma “Safar”. È un’ulteriore dimostrazione del mio amore per il viaggio perché racconteremo vari posti del mondo e daremo informazioni su tutto quello che c’è da vedere.
Che ne pensa della tv di oggi?
Credo che il piccolo schermo rincorra soltanto grandi numeri ma non vada verso la direzione dei giovani. Il pubblico oggi non va sottovalutato, molte persone anche over 50, conoscono le dinamiche della TV d’oltreoceano, soprattutto per quanto riguarda le serie statunitensi. Quello che mi dispiace di più è la mancanza di rispetto di molti miei colleghi nei confronti del pubblico.
Non commento l’articolo, non ho tempo da perdere,per questo.Noto con dispiacere,si continua a fare lavorare delle z***** che da una vita vanno avanti , a colpi di ” te la do” tutto questo a nostri spese, perchè non indire concorsi …va ben si sa come andrà a finire, ma almeno vedremo altre z*****…. nuove….