Alla vigilia dell’esordio abbiamo incontrato il conduttore che, oltre ad anticiparci le tematiche delle nuove puntate, esprime la sua opinione sul cambiamento dell’informazione nel corso degli anni e su alcuni colleghi
Qual è l’inchiesta che domina la prima puntata?
Ci occuperemo soprattutto della bicicletta che si pone come mezzo di locomozione del futuro. Abbiamo fatto un’indagine su moltissime città, sia italiane che straniere, per capire qual è la copertura delle piste ciclabili. A Copenaghen ad esempio più del 60% dei cittadini usa la bici, nelle piccole città italiane come Pesaro e Bolzano, la percentuale è del 30%. Purtroppo a Roma in mancanza di infrastrutture pur esistendo 220 km di piste ciclabili, non vengono utilizzate. Soltanto l’un percento dei cittadini usa la bici.
Qual è il messaggio che vuole veicolare al pubblico con questa inchiesta?
Noi vogliamo dimostrare che bisogna investire sul modello bicicletta. Infatti non soltanto si effettua un risparmio a livello economico, ma l’utilizzo del mezzo è un toccasana anche per la nostra salute e consente un notevole risparmio al Servizio Sanitario Nazionale.
Di che cosa vi occuperete nella seconda puntata?
L’inchiesta che proporremo ha per titolo “Appalti fuori controllo“. In particolare documenteremo come nel settore esista ancora la corruzione che porta ad appalti truccati. Adesso è stata varata una nuova legge: è necessario metterla in pratica.
Con quale criterio scegliete gli argomenti da trattare?
Il nostro compito è di far presente alle forze politiche quali sono i problemi più scottanti che toccano i cittadini e dei quali bisogna occuparsi per migliorare la vita sociale e quella politica. Soprattutto in questo periodo di campagna elettorale noi vogliamo sottoporre, all’attenzione di chi dovrà governarci, i problemi che ristagnano da anni senza alcuna soluzione. Ed uno di questi è senza dubbio la mobilità sostenibile nelle grandi città.
Ha mai ricevuto querele nel corso della sua lunga carriera?
I giudici ci hanno dato sempre ragione, a dimostrazione che i nostri servizi sono sempre stati realizzati con rigore ed imparzialità. Noi dobbiamo raccontare la realtà ed essere autorevoli.
Che cosa pensa dell’informazione oggi?
Sono del parere che è migliorata. Resiste molto bene il fronte di chi realizza inchieste. Sono proprio questi servizi che fanno la differenza e documentano la realtà vera.
Ma come deve essere gestita a suo parere l’informazione in TV?
C’è bisogno di un surplus di attenzione, essere imparziali ma non bisogna mai usare il potere televisivo come una clava. Significa che la realtà va raccontata ma le inchieste non devono mai distruggere la vita delle persone.
Lei si è formato alla scuola di Barbato e Santoro. Che cosa le hanno insegnato questi maestri?
Il primo insegnamento è stato il rispetto verso i giovani giornalisti. Le faccio un esempio: quando sono stato chiamato da Andrea Barbato e successivamente da Michele Santoro ho notato nei miei riguardi un rispetto ed una fiducia che mi hanno aiutato a crescere. E’ di questo che hanno bisogno, soprattutto oggi, i giovani che vogliono diventare giornalisti televisivi. A me è capitato ed ho fatto tesoro di questa esperienza che cerco di trasmettere ai giovani stagisti che lavorano con me.
Che pensa del passaggio di Massimo Giletti a La7?
Giletti è un ottimo professionista, con il suo stile ha portato un valore aggiunto alla rete di Urbano Cairo.