Cosa vedremo a Kronos-Il tempo della scelta?
Innanzitutto ci saranno interviste con domande precise che vogliono risposte precise. Avremo un confronto che gestirò io, poi un’intervista finale affidata a Giancarlo Loquenzi.
L’obiettivo è quello di essere plurali: inteso non come dare spazio alla destra e alla sinistra, anche perché in questo momento bisogna chiedersi cosa siano, quanto ai punti di vista più diversi.
Quindi non vedremo i soliti politici ospiti?
Cercheremo di dare spazio alle opinioni che non vengono raccontate.
Vogliamo che lo spettatore capisca, abbia una visione completa, in modo da potersi fare un’opinione sulla questione. Per questo noi daremo la linea agli ospiti, non viceversa.
Di cosa vi occuperete?
Di certo della sostenibilità dei programmi elettorali. Ora come ora ci sono grandi promesse, perciò cercheremo di capire quanto queste promesse siano effettivamente fattive. I temi poi sono più o meno i soliti, tra cui l’Europa, di cui secondo me si parla pochissimo e invece è molto importante discuterne.
Avete detto di puntare anche ai giovani, che non sembrano il target ideale per un talk politico. Come mai questa scelta?
I giovani devono guardare la tv e capire di più: c’è un po’ di disinteresse da parte loro, perciò noi vogliamo cercare di attirare anche un pubblico giovane. Non per invitarli a votare per un partito o un altro, quanto ad essere più partecipi alla vita politica del loro Paese, a comprendere questioni che sembrano lontane ma li riguardano da vicino.
Come nasce Kronos?
Nasce dall’esperienza di Night Tabloid, spostato in prima serata. Il nucleo è quello, organizzato in pochissimo tempo per portare i cittadini al voto. E per portare gli elettori al voto, parlare solo di cattiva politica non aiuta: non perché non si debba bastonare la malapolitica, ma perché gli esempi virtuosi pure esistono e bisogna raccontarli.