Cosa dobbiamo aspettarci dal suo personaggio, Saverio Barone?
Saverio Barone è un giovane pubblico ministero sulla trentina che entra nell’antimafia per motivi di ambizione personale e di riconoscimento, ma poi cadrà in una condizione di ossessione a tal punto da fare arrestare Bagarella, Brusca, Farinella, per un totale di 1750 mafiosi. E’ un uomo molto fallibile che sacrifica la vita privata per questa sorta di missione individuale, mascherando la sua ambizione con questa ossessione, tant’è che non si capisce mai quale sia la verità. Questo lo rende un personaggio molto ambiguo ed empatico.
Lei per tanti è conosciuto come il Libanese in “Romanzo Criminale”. In questa nuova fiction, invece, interpreta un personaggio-simbolo della legalità. Cosa significa per lei questo cambiamento?
Più che concentrarmi sull’evoluzione del mio percorso professionale, preferisco pensare che “Il cacciatore” costituirà un’opportunità significativa per il sistema televisivo e cinematografico italiano: attraverso le vicende raccontate si potrà descrivere il bene in maniera fruibile, pop, moderna.
In cosa diverge “Il cacciatore” rispetto ad altre fiction incentrate sul tema della mafia?
Voglio precisare che quella che il pubblico vedrà non è una fiction: questo genere lavora sugli stereotipi. “Il cacciatore” invece è a tutti gli effetti una serie, cioè un racconto televisivo che si concentra sull’umanità dei personaggi e la loro fallibilità. Per questo i telespettatori non troveranno né lo stereotipo del buono né quello del cattivo. Per spiegarmi meglio voglio mettere a confronto proprio il Libanese e il mio nuovo personaggio. Nel caso del bandito della Magliana, questi ha empatizzato con le persone non perché fosse arrogante e malvagio. È un uomo che ha sentito sin da piccolo la mancanza dell’affetto materno e questa causa di frustrazione, che il pubblico ha saputo comprendere ed apprezzare, si è trasformata in una forte determinazione nel portare a termine il suo disegno criminale, illustrato inizialmente ai suoi “amici del muretto”. Viceversa, Saverio Barone si presenta come un uomo fallibile, che vuole essere riconosciuto e rispettato perché, come vedrete, è stato più volte umiliato da bambino. Pertanto, il suo obiettivo è riscattarsi da questo disonore subìto nel passato, carenza che lo porta ad essere un uomo tutto d’un pezzo nel presente. Sono le tematiche umane a rendere “Il cacciatore” una serie tv.
Se volete ascoltare le risposte di Francesco Montanari direttamente dalla sua voce, il modo è molto semplice: vi basterà cliccare sul pulsante “Play” del video che troverete in apertura del nostro post.