Perroni, oltre il conduttore, quali sono le novità di Fan Caraoke?
“Abbiamo un ospite che sale in macchina a sua ‘disconoscenza’. Nel senso che non sa nulla di cosa accadrà da quel momento in poi. Non lo sa veramente. Le sorprese possono arrivare in ogni momento, a bordo dell’auto o fuori. Si può incappare in un Marco Columbro autostoppista e collocarsi spesso in situazioni bizzarre. Lorella Cuccarini non aveva visto Beppe Vessicchio in un bar. L’ho portata a prendere un caffè e lei non si è accorta che era seduto dentro il locale. Sono diversi gli ospiti che incontriamo fuori, che non salgono in macchina e che ci permettono di gestire il programma in maniera diversa dal passato. Perché 50 minuti consecutivi con la camera fissa in auto mettono a dura prova la godibilità della trasmissione da parte dello spettatore”.
Le gag più belle?
“Ce ne sono diverse. Io salgo nudo in macchina con Lorella. Lei è rimasta scioccata. Iva Zanicchi al supermarket la lascio sola alla cassa e le faccio pagare il conto. Sono entrato anche in posti dove non avevamo chiesto l’autorizzazione. Mi fermavo all’improvviso all’insaputa della troupe, mettendo ansia a tecnici e autori. In pratica è stato uno spettacolo teatrale senza canovaccio. È stato possibile perché i ragazzi sono svegli e preparati, il regista ha accolto bene il mio modo di fare, in quanto è servito a dare spunti di autenticità. Trovarsi la videocamera a tre piedi, quando si scende dall’auto, fa sembrare la scena un ciak cinematografico”.
Ha fatto un po’ Zelig?
“No. Ho fatto Andrea Perroni. Volevo che uscisse fuori quello che ho maturato in questi anni, dalla tv alla radio”.
Qual è ora la sua dimensione?
“Amo stare davanti alla gente dal vivo. Quindi preferisco il teatro, ma la tv devi farla per portare la gente a teatro”.
Ha paura di un flop di ascolti?
“No, perché credo che le cose vadano come debbano andare. Bisogna accettare quello che viene. Ho partecipato a programmi da 6 milioni di spettatori e altri da 200 mila. Non sono un pivello”.
Preferisce lasciare un messaggio al pubblico o far ridere?
“Tutte e due. Se parti che vuoi lasciare un messaggio è la volta che non arriva”.
“Lo studio non ce l’abbiamo. Ti diamo una macchina”.
Ha dovuto forzare le gag per avere risultati?
“Assolutamente no. Non dovevo essere io il protagonista ma l’ospite che andava messo nella migliore condizione”.
Qualcuno ha finto di emozionarsi?
“No. Sono stati tutti veri. È questo il risultato migliore. La radio mi ha aiutato. Stupendo l’incontro tra Cristina D’Avena e Ale e Franz che portano a spasso il cane. In un locale c’era Franco Visentin, il cantante della mala milanese. Quindi abbiamo mischiato la conversazione con la mala e i cartoni. Bello il momento di commozione di Enrico Brignano, riguardo ai percorsi della sua carriera. In pratica ho usato loro per psicanalizzare anche me, le mie fobie e le mie nevrosi”.