Come spiega dopo 22 anni, il rapporto così stretto tra Un posto al sole e il pubblico?
«Si tratta di un prodotto familiare che fa oramai parte del vissuto dei telespettatori. Io credo che il racconto daily rappresenti per il pubblico di Rai 3 e gli appassionati della soap opera un appuntamento quasi con persone di famiglia. Nei personaggi di Un posto al sole è possibile riconoscersi perché spesso vivono situazioni analoghe a quelle che avvengono nella realtà».
Ci spiega come vengono costruite le storie giorno per giorno?
«Intanto cerchiamo spunti dalla società. Noi seguiamo nella realizzazione delle puntate uno schema industriale che prevede il lunedì una riunione chiamata brainstorming. In questa sede viene stilato un pre-plot, ovvero uno “scalettone” in cui stabiliamo quello che accadrà nel corso della settimana giorno dopo giorno. Poi c’è un approfondimento ed un trattamento dei temi che viene spedito ai dialoghisti e alla produzione. Successivamente il tutto viene revisionato dagli script editor e dopo ci sono riunioni per la definizione finale. Dopo due mesi iniziamo le riprese delle puntate che vanno in onda 60 giorni dopo la chiusura del set».
Significa che adesso state scrivendo già per settembre?
«É così. Naturalmente ad agosto la serie si ferma come tradizione per due settimane a cavallo di Ferragosto».
Un posto al sole si è occupato di moltissime tematiche anche scottanti. Ovviamente non di politica. Come mai?
«Non possiamo influenzare le opinioni dei telespettatori però affrontiamo argomenti che sono vicini a determinate parti politiche, come ad esempio il problema dei migranti, dell’ambiente, della solidarietà, dell’opposizione alla mafia e della lotta per il rispetto dei diritti umani. Ci staimo occupando anche del dramma della violenza sulle donne».
Come spiega che i telespettatori sono così legati ai personaggi della soap opera?
«C’è una identificazione assoluta dell’attore con il personaggio entrato a far parte oramai delle famiglie italiane. Ai nostri fan piace perdersi nella illusione che il mondo della soap opera sia quasi un mondo vero. Inoltre molti protagonisti sono riconducibili sempre a qualcuno che ha già vissuto quei determinati problemi».
Parliamo dell’avvocato Enriquez. Ci sarà un futuro per il personaggio?
«Certo, nel corso delle varie puntate, Un posto al sole realizza anche un altro obiettivo: la umanizzazione degli stessi protagonisti. Ad esempio sono arrivati altri personaggi cattivi come Roberto Ferri che ha subìto una evoluzione positiva».
«Una grande soddisfazione, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Siamo gli unici in Italia a proporre una serialità lunga già 22 anni. Ma questo non è un bene perché il piccolo schermo dovrebbe offrire una vasta gamma di prodotti similari».
Vuol dire che avremmo bisogno di un numero maggiore di daily drama?
«É proprio così perché solo questa formula riesce ad essere aderente ai mutamenti sociali».
Ci anticipa l’entrata di nuovi personaggi?
«Per la parte melò di Un posto al sole molto presto entreranno il fratello e il nipote di Veronica Viscardi. Ambedue faranno entrare nel racconto storie differenti legate alla bramosia di potere e alla situazione dei Cantieri. Avremo ancora “personaggi commedia” e poi arriveranno i genitori di Susanna. Tutto questo perché il gruppo storico di attori ha sempre bisogno di nuove presenze esterne con l’inserimento di dinamiche differenti e sempre attuali».